Pericle raccontato da Luciano Canfora

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Storia e mitologia Greca: https://www.youtube.com/playlist?list=PLPomx3BVUwcVBMr69eyG-i6IapR4u7AvJ
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La scena dalla quale partire per parlare di Pericle è un sogno, il sogno di sua madre quando stava per partorire. Noi abbiamo queste notizie da Erodoto, storico nato ad Alicarnasso, greco d'Asia, invaghitosi della figura di Pericle. Spiegheremo perché Erodoto nel sesto libro racconta questo: Agariste, madre di Pericle, sogna di partorire un leone e dà al mondo poco dopo Pericle.
Perché questo sogno è interessante? È importante e simbolico perché il leone è il simbolo della tirannide. Facciamo dunque un passo indietro rispetto a questa scena madre, possiamo chiamarla così dato il suo contenuto.
Ed è una lotta tra grandi famiglie. Di solito, quando si parla della lotta politica nel mondo antico, Atene e poi più tardi Roma, si parla di partiti, di formazioni politiche, ed è una prospettiva sostanzialmente erronea. Perché va messo in rilievo che, invece, si tratta in primo luogo di clan familiari, di potenti stirpi in lotta tra loro, che hanno dietro di sé naturalmente un seguito popolare o comunque di ambienti sociali.
Quali sono queste due grandi famiglie alle quali ci riferiamo ora? È quella degli Altrimoni di Pericle, e l’altra è quella dei Filaidi. Ed è rappresentata da due grandi figure: Milziade, il vincitore dei Persiani nella battaglia di Maratona nel 490 avanti Cristo, e il padre di Pericle si chiamava Santippe.
Santippe porta in tribunale con l'accusa di tradimento Milziade poco dopo Maratona, parecchi anni dopo sarà il figlio di Santippe, Pericle, a portare in tribunale con una pesante accusa di tradimento Simon, figlio di Siade. E questa volta Pericle uscirà vincitore. Queste famiglie cosa rappresentano?
Rappresentano delle stirpi potenti, di gente ricca, proprietari che hanno un seguito molto forte. Hanno entrambe avuto a che fare con la tirannide. Alla fine del VII secolo avanti Cristo, Atene è segnata da un aspro conflitto tra le classi sociali, in particolare tra l'aristocrazia terriera e i piccoli proprietari contadini, a causa del rigido sistema di tassazione.
Infatti, i coltivatori diventano sempre più poveri, sono spesso costretti a indebitarsi e, in caso di morosità, sono perfino ridotti in schiavitù. Nel 594, il compito di pacificare la città viene affidato a Solone, esponente di un'antica famiglia nobile, che compie un fondamentale rinnovamento legislativo. Lo scopo della sua riforma è coinvolgere un maggior numero di cittadini nella vita politica ateniese, dando voce anche al demo, il popolo.
L'accesso alle cariche istituzionali non è più limitato ai membri delle famiglie aristocratiche, ma dipende ora dal patrimonio, da un senso, un sistema sicuramente più aperto rispetto al passato, dove la scalata sociale diventa teoricamente accessibile a tutti. I cittadini liberi vengono divisi in quattro categorie: quella dei proprietari terrieri, che comprende gli ateniesi più ricchi; i cavalieri, che dispongono almeno di un cavallo; gli Zeriougt, ovvero i possessori di una coppia di buoi; e i Tetti, vale a dire i salariati. Solo le prime due classi, dunque quelle più agiate, possono accedere alle cariche di governo e hanno diritto di voto, ma per la prima volta anche i cittadini più poveri possono partecipare alle decisioni pubbliche grazie alla creazione del tribunale del popolo e dell'assemblea in favore del popolo.
Vanno anche a favore del popolo le leggi che aboliscono l'ipoteca sulla persona e la schiavitù per debiti, simbolo dell'oppressione aristocratica e tra le prime cause dello scontro sociale. Le riforme di Solone costituiscono un momento fondamentale nella storia ateniese, conducendo il modello oligarchico, dove il potere è gestito da un ristretto nucleo di persone, verso quello democratico che vedrà la massima espressione con Pericle nel secolo successivo. Forse conviene sgomberare il terreno da un equivoco, cioè dall'idea che il tiranno sia un essere cattivissimo, feroce persecutore dei suoi simili, blindato con delle guardie del corpo.
Questa è un po' la caricatura del tiranno, il quale ha certamente delle guardie del corpo, bensì deve tutelare da attacchi avversari. Però è, per definizione, la parola vuol dire esattamente questo: mediatore. È un uomo che interviene nei conflitti esasperati tra clan familiari contrapposti e anche tra gruppi sociali contrapposti, in funzione super partes, in funzione di grande mediatore.
Si usa anche un altro termine, non soltanto tiranno; si dice anche in greco "ai soubrette" ed è un concetto sostanzialmente intercambiabile. Il fenomeno della tirannide è vastissimo. La Sicilia è governata, le grandi città greche di Sicilia, da Siracusa in primis, da figure tiranniche, ma anche nella Calabria meridionale, Crotone, come dire, nel conflitto di clan e sociale che dilania il mondo greco in tutte le sue componenti, dall’Egeo alla madrepatria, alla Magna Grecia.
I tiranni affiorano come la soluzione minore di minor danno o di maggiore vantaggio. In Atene, il tiranno Pisistrato lo conosciamo meglio di altri perché Tucidide, lo storico che ha eretto un monumento a Pericle e che ci ha raccontato la storia della guerra tra Sparta e Atene in modo analitico, dedica varie pagine a Pisistrato per elogiarlo: l'intelligenza politica, la capacità, e sfatare il mito negativo del tiranno. Anzi, a un certo punto della sua storia, dice che a rigore non esercitò mai un potere straordinario, un potere anomalo; ricopriva regolarmente le cariche previste dall'ordinamento della città nei limiti della legalità.
Dobbiamo ricordarci questa definizione, tu citi l'idea del potere ripresi stato, perché ci ritornerà utile quando parleremo del potere di Pericle, sia i Filaidi sia, soprattutto, gli Altrimoni, cioè la grande famiglia a cui appartiene Pericle. E prima di lui, suo zio Clistene, fondatore della democrazia, hanno avuto a che fare con Pisistrato, sono stati al suo fianco. Poi, naturalmente, le storie si separano.
Noi conosciamo come è finita l'epoca di Pisistrato, lo sappiamo perché sia Erodoto che Tucidide dedicano molta attenzione a quell'episodio: i figli di Pisistrato sono subentrati a lui, in particolare Ippia, che era il maggiore di età. Due aristocratici ateniesi hanno organizzato una congiura contro di lui. Non hanno ammazzato, però, il tiranno; incaricano ammazzato il fratello di parco.
Da questa storia però nasce una leggenda, da leggenda secondo cui la democrazia ateniese, instauratasi con la cacciata di Libia, ha determinato il cambio di regime a seguito della cacciata dei tiranni. Con questa vicenda, la tirannide diventa l'antitesi totale della democrazia. Non è vero nella sostanza, per varie ragioni; una delle quali è la base sociale di Pisistrato: dei suoi uomini era il demo, il popolo.
Anzi, dice Aristotele, Pisistrato fatto sì demagogo, cioè capo del demo, nel 528 a. C. e quindi in opposizione, in certo senso, alle grandi famiglie aristocratiche.
Per converso, la democrazia politica funziona ad Atene per quasi un secolo ininterrottamente, dalla cacciata di Pisistrato al colpo di stato del 411 a. C. Intanto, il morto da vent'anni è però funziona con il predominio delle grandi famiglie.
Quindi i due regimi non sono così diversi, nonostante sul piano della retorica idealizzante si pongano come antitesi. La democrazia si consolida, si garantisce un'immagine positiva, contrapponendosi alla tirannide e delineando la tirannide come il regno del male: un'operazione politicamente interessante, ma storicamente molto debole. [Musica] Alla fine del sesto secolo avanti Cristo, l'impero persiano è una delle maggiori potenze asiatiche, un regno enorme che si estende dall'India fino alle distese nordafricane.
Per lunghi tratti si affaccia sul bacino del Mediterraneo, dove è destinato a entrare in conflitto con un'altra grande forza politica: la Grecia. Il pretesto per lo scontro avviene nel 499 a. C.
, quando le colonie elleniche della Ionia, supportate da Atene, si ribellano al dominio persiano. L'insurrezione viene sedata, ma l'appoggio degli ateniesi ai ribelli viene considerato una minaccia dal re persiano Dario, che prepara una spedizione punitiva contro i greci. Nel 490 Dario, con il suo imponente esercito, si dirige verso l'Attica, mettendo a ferro e fuoco le città che incontra lungo il cammino.
Nella pianura di Maratona, a soli 42 chilometri da Atene, ha luogo la battaglia decisiva per le sorti della guerra: gli ateniesi, capeggiati da Milziade, hanno la meglio sui ben più numerosi avversari grazie a una brillante tattica che esalta l'abilità nel combattimento della fanteria greca. Dario, con il suo esercito, è dunque costretto al ritiro. Dieci anni dopo, è il figlio di Dario, Serse, a intraprendere una nuova campagna militare nella penisola ellenica, nota come la seconda guerra persiana.
Questa volta però gli ateniesi non sono soli: l'insieme delle città greche è riunito in una lega difensiva. A guidarla ci sono Sparta e Atene. Gli spartani cercano invano di impedire il passaggio dell'esercito nemico all'interno del paese, difendendo eroicamente le Termopili, uno stretto varco tra il mare e i monti circostanti.
Gli ateniesi, invece, scelgono di affrontare i persiani sul mare. Le triremi di Atene, guidate da Temistocle, infliggono una durissima sconfitta alla flotta avversaria nei pressi dell'isola di Salamina. La battaglia di Salamina rappresenta un duro colpo per la strategia del re Serse e costituisce un episodio fondamentale nell'economia del conflitto.
Lo scontro decisivo avviene l'anno successivo, nel 479 a. C. , a Platea: le forze greche sbaragliano definitivamente i persiani, ponendo fine alla guerra e salvando la civiltà greca da un'invasione che ne avrebbe causato il sicuro declino.
[Musica] In questo quadro si inserisce una vicenda importantissima, cioè la pressione che il grande impero persiano, il regista, potremmo dire, della politica mediterranea in quel tempo, esercita sulle città greche, in particolare su Atene, perché Atene ha aiutato gli Ioni a ribellarsi, purtroppo tragicamente, perdendo la partita contro il dominio persiano. Quindi la prima spedizione, quella del 490 a. C.
, in cui Milziade appare come il grande vincitore di una battaglia memorabile come Maratona, è una spedizione punitiva contro Atene da parte di Dario, perché Atene ha aiutato gli Ioni a ribellarsi. Milziade quindi affiora finalmente come protagonista primario della politica ateniese con Maratona. Cosa facevano gli altri?
In questa circostanza è qui che Erodoto, un ammiratore della famiglia di Clistene e di Pericle, ci fa sapere qualcosa di non eccitante, di non entusiasmante, cioè che gli altri Meoni di un po' se ne intendevano con i persiani, poco patrioti, potremmo dire, in quella circostanza, mentre i figli di Milziade, poi suo figlio Simone, sono gli antagonisti dei persiani e questa rimane come una macchia sulla famiglia degli Altagrandi, che sono abilissimi, disinvolti e pragmatici, e quindi hanno considerato che forse i persiani erano un soggetto con cui trattare. Aggiungiamo anche che Erodoto ci fa sapere, per fortuna, nella sua opera, questi nove libri meravigliosi, ricchissimi di storia che egli ci ha lasciato, ci fa sapere che quando i generali persiani avanzavano verso la penisola greca, via via instauravano democrazie nelle città. Quindi la democrazia politica, che è un esperimento piuttosto allo stato nascente negli anni di cui stiamo parlando, non è malvista dal grande soggetto dell'impero persiano, è invece malvista dalle famiglie aristocratiche greche.
La situazione si evolve ulteriormente perché i persiani torneranno in Attica e in Grecia in forze di gran lunga superiori a quelle della prima spedizione punitiva e siamo dieci anni dopo: nel 480. Questa volta, la figura risolutiva, dal punto di vista ateniese, è Temistocle. Temistocle giganteggia nella storia politica di Atene come l'uomo della più grande scaltrezza, della visione politica lungimirante.
Tucidide gli dedica un ritratto straordinariamente efficace che ruota intorno al concetto: l'uomo che sapeva prevedere i fatti politici, quindi regolava l'azione sulla base dell'intuizione di ciò che sarebbe accaduto, che è la dote che si richiede a un politico. Naturalmente anche Temistocle figura con molte facce e con grande varietà di comportamenti ed è anche l'uomo che crea le premesse dell'impero, cioè dell'alleanza di forze militari, soprattutto navali, alleanza che ha Atene come epicentro. [Musica] Questa alleanza si formalizza due anni dopo, nel 478, e si chiama ufficialmente "gli Ateniesi e i loro alleati", ovvero "Symmachia", di fatto impero.
Ecco, questo punto è decisivo per capire tutto quello che avviene dopo e tutto quello che Pericle, affiorante ormai alla politica, farà negli anni lunghissimi della sua carriera. Sua egemonia insisto sul tema nascita dell'impero perché è quello il punto di partenza per la grande guerra che poi sarà l'epilogo, in certo senso, della storia della grande catena del quinto secolo d'alleanza. Nasce dal fatto che, diversamente da altri, erano pronti ad aprire le porte ai persiani.
Atene, su consiglio di Temistocle, ha scelto di compiere un grande sacrificio: lasciare la città quasi completamente vuota alla mercé dei persiani, rifugiarsi fuori dalla città sulle navi o nell'isola di Egina, consentire addirittura l'incendio appiccato dai persiani dall'esercito di Serse, attratto nella strettoia dove si svolge la battaglia di Salamina. Serse vi assiste alla sconfitta della sua flotta e fugge. Quindi, le navi hanno determinato una vittoria e questa è l'intuizione di Temistocle: Atene ha il suo grande futuro sul mare.
Sparta ha dato un suo contributo di sangue; ha cercato di fermare i persiani alle Termopili. Gli uomini di Leonida sono morti tutti schiacciati dalla massa persiana. Le Termopili sono una pagina gloriosa ma perdente.
Dice Erodoto: se Atene non avesse compiuto il sacrificio che ha compiuto, di lasciare distruggere la città, per battere i persiani sul mare, tutta la Grecia sarebbe stata soverchiata, resa schiava dai persiani. Quindi, voi greci dovete tutto ad Atene, dovete tutto a Temistocle, che ha avuto quella intuizione straordinaria. È la difficoltà, dal punto di vista diplomatico e politico, nasce subito la coalizione panellenica che aveva il compito di fermare i persiani.
Nel 480 era capeggiata da Sparta; Sparta era, per natura, la grande potenza militare alla quale tutti guardavano in modo subordinato, anche Atene. Dopo la vittoria e le successive vittorie nelle battaglie di Platea, Miccale, Artemisio contro i persiani, il compito della lega panellenica sarebbe stato quello di proseguire la guerra e andare a liberare i greci d'Asia. In quanto tale, la lega panellenica continua a esistere, ma allora la lega che invece Atene costituisce con i suoi alleati, essenzialmente isole e quindi potenze navali, come si pone rispetto alla grande lega panellenica?
È riconosciuta questa lega ateniese? No, perché è una forzatura rispetto a una situazione predeterminata, preesistente, governata da Sparta. Quindi, l'attrito tra le due città, che sono state alleate contro i persiani, comincia già subito con l'atto di nascita dell'impero.
La Grecia del quinto secolo è una delle maggiori potenze del Mediterraneo, possiede colonie in Asia Minore, Italia e persino nella Francia meridionale ed è all'avanguardia nelle arti e negli studi filosofici. Ma nello stesso tempo è un paese diviso in tante città-stato in continuo conflitto tra loro, nel vano tentativo di assicurarsi la supremazia politica. Questa situazione ha radici lontane: risale a oltre 500 anni prima, al periodo che segue la fine della civiltà micenea, che aveva governato la penisola ellenica fino al 1200 avanti Cristo.
Il tramonto del regno miceneo provoca la frammentazione del territorio in tante comunità ristrette a sfondo agricolo, guidate generalmente da un'élite di proprietari terrieri. Da questo modello prendono forma le città-stato che avranno nella polis la loro evoluzione politica fondamentale. La polis greca è organizzata attorno a un centro urbano, spesso fortificato, che costituisce un microcosmo chiuso, caratterizzato dal forte senso di appartenenza dei propri abitanti.
Il suo governo è appannaggio dei membri della ricca aristocrazia terriera. Nell'età delle polis si assiste all'espansione delle maggiori città dell'antica Grecia, in particolare Atene e Sparta, che daranno luogo a una celebre quanto sanguinosa rivalità. Nel corso del settimo secolo, lo scontro tra l'aristocrazia dominante e i ceti emergenti segna una crisi istituzionale della polis che apre la strada al periodo dei cosiddetti tiranni.
Il tiranno è una figura che si afferma grazie all'accordo tra le fazioni in lotta che, in nome della pace sociale, affidano al governo un unico individuo per porre un rimedio definitivo ai conflitti civili. Alcune città estenderanno i diritti politici a un numero crescente di cittadini, coinvolgendoli nelle decisioni pubbliche. È la nascita della democrazia, che avrà massima espressione nella Tene di Pericle.
Pericle, che è per così dire affiorato alla politica molto presto, appartiene a una famiglia importante; l'abbiamo detto, è un nobile, oltre che ricco, non ricchissimo come il suo antagonista Cimone, ma ricco certamente. E dice Plutarco, che racconta la sua vita tanti anni dopo, che fu incerto per vario tempo su come schierarsi: con il popolo o con i signori a lui simili per ragioni sociali, di prestigio, di origine; e alla fine scelse di schierarsi col popolo, e quindi procedette su quella linea. Leader della democrazia politica, dopo aver avuto però una lunga esitazione, fu il suo maestro di musica, Damone, a suggerirgli di compiere la scelta che poi egli ha compiuto.
È interessante questa notizia: Damone era anche filosofo; le due cose sono vicinissime nel pensiero greco. Pensiamo a Platone. E anche un altro filosofo entra in scena come consigliere, amico, ispiratore di Pericle ed è il filosofo Anassagora.
Nel 472, ormai lui ha 25-28 anni, ma era certamente un precoce. Fa il coregone, paga, finanzia la rappresentazione scenica di una tetralogia di Eschilo, grande poeta che aveva combattuto a Maratona come oplita. Personaggio straordinario, molto più anziano di lui, intitolato "Persi".
I Persiani era il post della vittoria contro la Persia, dramma politico, l'unico dramma-tragedia a noi giunto che abbia un contenuto di attualità; non parla di figure mitiche, Medea, eccetera, parla di storia, e Pericle finanzia da coregone, cioè mette i soldi per istruire il coro, per tutto l'allestimento, che è una prestazione importante nella città, perché il teatro è il luogo più importante accanto al tribunale e all'assemblea popolare per il funzionamento della democrazia. Anzi, va più gente a teatro che non all'assemblea popolare. Quindi si parla alla città attraverso il teatro; finanziare un grande personaggio come Eschilo per un dramma patriottico come "I Persiani" è un gesto politico di chiarissimo significato.
Nella Grecia classica il teatro conosce un momento di grande splendore. È in questo periodo che nascono le tragedie di Eschilo e le commedie di. .
. Aristofane si perfezionano i meccanismi drammaturgici e vengono costruiti alcuni dei più famosi teatri dell'antichità. Questa eccezionale fioritura è legata alla funzione che il teatro svolge all'interno della polis greca e, in particolare, nella Tene di Pericle.
Per il cittadino ateniese, la partecipazione a una rappresentazione teatrale fa parte di una fondamentale attività civile. Il teatro è un vero e proprio rito collettivo e non a caso si svolge in concomitanza con le maggiori feste sacre, innanzitutto quelle dedicate al dio Dioniso. Drmmi e commedie assolvono finalità diverse: celebrano il passato della città, rivivendone gli episodi principali; sottopongono a delicate questioni etiche all'attenzione della comunità; fanno da cassa di risonanza al dibattito politico.
In sintesi, il teatro è lo strumento privilegiato per l'educazione civica e morale della popolazione. Il potere politico è ben consapevole della sua importanza e incoraggia la partecipazione di tutti gli abitanti, probabilmente anche le donne, i bambini e gli schiavi, per favorire le classi popolari. Pericle giungerà persino a stabilire il rimborso del biglietto agli spettatori da parte dello Stato.
Il governo riveste inoltre un ruolo fondamentale nell'allestimento degli spettacoli che vengono finanziati da una specifica figura istituzionale: il corego. Alcuni personaggi di primo piano della storia ateniese ricoprono questa carica, dal grande generale Temistocle allo stesso Pericle. Lo sviluppo della democrazia in Atene e il progresso del teatro procedono dunque di pari passo e, grazie a questa sinergia, verranno create alcune delle opere più significative della cultura universale.
[Musica] [Musica] Dopo di che, conviene procedere di qualche anno e assistere a una vicenda che ha un significato non solo di immediata rilevanza politica, ma anche emblematica. Abbiamo nominato più volte il figlio di dimensione, il rampollo della famiglia rivale, potremmo dire Cimone. Cimone, ottimo generale, è anche proteso a ottenere il consenso popolare.
Di solito si parla di democratici e anti-democratici in lotta; è una sciocchezza, perché Cimone vuole il consenso popolare tanto quanto Pericle e asseconda il demo nei limiti delle sue forze. Lo può far meglio perché è talmente ricco, racconta Plutarco, che spalanca i suoi giardini e consente al popolo, al demo, a chi vuole di cibarsi gratis dei frutti dei suoi giardini. E il cibo è un elemento fondamentale nelle feste; infatti, il popolo mangia la carne, cosa rarissima nell'alimentazione ateniese, che è povera.
Cimone quindi ha questa sua demagogia ed è incaricato, nel 466, quindi siamo pochi anni dopo la vicenda dei Persiani, di un'impresa: reprimere la ribellione dell'isola di Tasso, che è una delle prime componenti dell'alleanza ateniese, che non ne può più e vuole disertare, perché l'alleanza si sta trasformando in un impero in cui Atene comanda e gli alleati pagano il foro, spada nel tributo, o danno un tributo sotto forma di navi: quindi un'alleanza che diventa sempre più disuguale, imperiale per l'appunto. O, come dice Pericle in un discorso che Tucidide gli fa pronunciare, "l'impero è tirannide". Dovete convincerli di questo e va difeso, perché è tirannide.
Il discorso è brutale ma estremamente significativo. Tasso è un'isola importante, perché intanto ha costruito le mura intorno all'agglomerato urbano, quindi si può difendere facilmente diversamente dalle città senza mura; poi è ricca, perché ci sono delle miniere d'oro. Tasso si ribella e Atene procede come ha fatto poi sistematicamente fino alla fine, potremmo dire, dell'impero: alla repressione dei ribelli.
Pericle si troverà alle prese con questo problema alcuni anni dopo, una ventina, da zero, con la defezione pericolosissima per Atene e del suo più importante alleato, cioè l'isola di Samo, contro la quale lui farà una guerra di due anni per costringerla a tornare nella lega. Una repressione tremenda, una guerra ferocissima. Cimone, nel 466, ha il compito di domare la ribelle Tasso.
Questa guerra dura tre anni, dal 466 al 463, quindi è una guerra durissima. Questa impresa è memorabile, perché a quel punto Atene non soltanto riporta nella lega un alleato importantissimo quale Tasso, ma mette le mani su tutte le risorse aurifere di cui Tasso disponeva, compresa la traccia della costa antistante. Grande successo quindi di Cimone.
Cimone potrebbe estendere la campagna vittoriosa alla Macedonia, la regione con cui Atene ha sempre avuto dei problemi di alleanze friabili, contestate, poco durevoli, ma rinuncia a fare questo. Decide che non è il caso, torna ad Atene e viene portato sotto processo da una schiera di avversari capeggiati da Pericle. "Hai tradito", gli dicono, e il processo per tradimento è perché "potevi attaccare la Macedonia, non l'hai fatto".
Il tribunale, nella democrazia ateniese, è un luogo fondamentale, più importante dell'assemblea; all'assemblea, quando va bene, ci vanno 5. 000 persone su 30. 000 cittadini, quindi una minoranza che decide per tutti.
Il tribunale, invece, si esercita nello scontro politico, come caso particolare abbiamo appena illustrato, e nello scontro sociale sul patrimonio. Quindi, il tribunale, come Aristofane ci insegna nella straordinaria trovata della commedia "Vespe", è uno dei luoghi della democrazia ateniese in atto, così come il teatro è il luogo dove la città si educa politicamente. È l'epitaffio, cioè il discorso politico che i capi più in vista pronunciano ogni anno sui morti in guerra, e potremmo dire, un po' scherzosamente, il corso di educazione civica che tutti gli anni viene impartito ai cittadini da esponenti del regime democratico, che hanno bisogno di rinverdire nella mente dei cittadini i valori fondamentali della democrazia.
Abbiamo un epitaffio importante, quello appunto di Pericle, riferito da Tucidide. Come va questo processo contro Cimone, processo pericolosissimo? Cimone aveva una sorella, che aveva avuto anche un rapporto con Pericle; va da Pericle per caldeggiare la causa del fratello.
Pericle, in modo brutale, risponde: "Ma sei troppo vecchia". Si dice che Plutarco fu accusatore flebile, non volle infierire, e Cimone, in quel caso, quella volta se la cavò. Siamo ormai a 462, a ridosso di questa vicenda, e si produce un avvenimento inatteso: il terremoto in Messinia, e Sparta è impegnata in una guerra terribile contro i propri schiavi ribelli armati, che hanno approfittato del caos e del disordine determinato dal.
. . Terremoto e mettono in pericolo gli equilibri del Peloponneso.
Una spedizione ateniese, capeggiata da Cimone, si reca nel Peloponneso per aiutare gli Spartani contro i propri schiavi. Nel 508 avanti Cristo, quasi un secolo dopo il riassetto dello stato voluto da Solone, Clistene promuove una serie di riforme istituzionali che rappresentano l'effettivo passaggio di Atene al regime democratico. Il suo primo obiettivo è porre fine alla spartizione del potere da parte dei tradizionali clan aristocratici.
Attraverso la riorganizzazione della cittadinanza, gli Ateniesi vengono ridistribuiti in dieci tribù, ripartite esclusivamente in base al territorio e non in rapporto al ceto, come aveva stabilito Solone. Ogni tribù nomina i propri rappresentanti politici, che saranno perciò l'espressione diretta di un elettorato più eterogeneo dal punto di vista sociale. La riforma di Clistene prevede anche un riassetto degli organi di governo al fine di coinvolgere maggiormente le forze escluse dalla vita politica.
Un'innovazione decisiva è l'introduzione del sorteggio per le cariche pubbliche; questo meccanismo assicura l'accesso alle cariche a tutti i cittadini liberi e un ampio ricambio istituzionale. Uno degli organi centrali della nuova democrazia è la Boulè, un consiglio formato da 500 membri, tra i più antichi esempi di rappresentanza popolare. La Boulè interviene in politica estera, verifica l'operato dei magistrati e, ma soprattutto, ha facoltà di proporre nuove leggi.
L'altro organo politico fondamentale diventa l'Ecclesia, l'assemblea pubblica formata da tutti gli Ateniesi, a cui sono demandate le decisioni più importanti: dall'approvazione delle leggi, alle dichiarazioni di guerra, dai trattati di pace all'elezione dei capi militari. Contemporaneamente, Clistene riduce l'azione del più antico tribunale di Atene, l'Aeropago, il consiglio degli Anziani, da sempre roccaforte aristocratica. Nonostante il suo ridimensionamento, all'Aeropago rimane tuttavia il controllo sulle decisioni delle assemblee popolari.
A Clistene è attribuita anche l'istituzione dell'ostracismo, una procedura che consente ai cittadini di denunciare i politici sospettati di tramare contro il bene pubblico; i loro nomi vengono scritti su cocci e colui che raccoglie più segnalazioni viene esiliato per dieci anni. Le riforme di Clistene costituiscono il punto di partenza della democrazia ateniese e rimarranno in vigore per oltre 40 anni, fino all'avvento di Pericle, che realizzerà la forma più compiuta di governo popolare. Che succede, nel frattempo, ad Atene?
Succede che due uomini politici di prima fila, Efialte e il suo alleato più giovane Pericle, profittando dell'assenza di Cimone, fanno passare una riforma politica importantissima che toglie quasi tutto il potere all'Aeropago, cioè a un organo di cooptazione, un tribunale aristocratico che dominava la città, soprattutto dopo le guerre persiane, e passa i poteri dell'Aeropago ai tribunali popolari. Questa riforma, detta appunto una riforma di Efialte, cambia la natura della democrazia ateniese, trasportando il baricentro dall'Aeropago aristocratico ai tribunali fatti di cittadini scelti a caso da una lista di 6. 000 volontari.
Si potrebbe dire che il sistema democratico ateniese ha avuto varie nascite: dapprima con Clistene, ma qualcuno dice addirittura con Solone; poi c'è stata la parentesi tirannica, ma con Clistene siamo alla fine del sesto secolo. Con Efialte siamo 40 anni dopo, nel 462, e poi si parla ancora di una fase di democrazia radicale che si svilupperà dopo la morte di Pericle. Quindi, la democrazia ateniese ha molti anni di nascita, il più importante è certamente il 462, allorché, come abbiamo appena detto, il potere passa ai tribunali popolari.
Cosa accade subito dopo? Efialte viene ucciso; non si è mai saputo il vero responsabile, quindi è un delitto della Repubblica, potremmo dire, rimasto oscuro. Sta di fatto che è scomparso Efialte, e giganteggia Pericle.
Pericle diventa il capo riconosciuto della parte popolare e instaura un sistema di potere molto simile a quello che abbiamo prima ricordato di Pisistrato. No, Pisistrato ha occupato il potere non in modo illegale, non istituendo cariche o funzioni anomale, ma ricoprendo ciclicamente le cariche fondamentali, cioè le cariche militari; e Pericle si fa rieleggere, riesce a farsi eleggere continuamente grazie alla sua grande popolarità, ininterrottamente, per anni e anni, alla carica fondamentale della Repubblica, che è la strategia, cioè il comando militare. Sono dieci gli strateghi, ma lui è il più importante, è colui che viene rinnovato ogni anno.
Gli diamo atto che, dunque, ha vinto ininterrottamente le campagne elettorali per essere nominato stratego; si è eletti dalla propria tribù, Atene è divisa in dieci tribù dentro le quali ci sono i vari municipi dell'Attica mescolati in modo che l'elettorato sia visto non uniforme nel settoriale. Vincere sistematicamente le elezioni gli dà un potere, lo sottrae, per esempio, alla verifica al termine del mandato, che rischia di portare sistematicamente in tribunale gli uomini politici; se uno è già rieletto per l'anno dopo, si sottrae alla verifica in tribunale, cioè i suoi nemici politici non hanno il tempo di portarlo in tribunale, per cui è già di nuovo stratego. Questo è un elemento che accosta, diciamo così, il suo sistema politico a quello di Pisistrato, ed è una delle ragioni per cui i poeti comici lo attaccavano, dicendo "deponi la tirannide".
Ha due figli dalla prima moglie; li chiamavano "i Pisistrati", alludendo al fatto che lui poi, anche fisicamente, dicevano i vecchi, rassomigliava a Pisistrato. Quindi si comincia a configurare intorno a questo potere democratico, ma incentrato sulla persona, sulla figura egemonica di Pericle; un'assimilazione progressiva col fenomeno tirannide. La parola, poi, lui l'ha adottata, detto prima gliela mette in bocca per definire il rapporto di Atene con gli alleati o impero.
E tirannide, quindi siamo pronti a descrivere il potere pericleo, che non esorbita però mai dalla legalità. Qual è la forza dello stato sociale? Usiamo questo termine moderno: fare in modo che la grande maggioranza della popolazione libera di condizione libera abbia un lavoro retribuito, essenzialmente legato ai lavori pubblici, alla rinascita edilizia, urbanistica, architettonica di Atene.
Questa è la grande escogitazione, mentre Cimone dava i suoi giardini. Mangiate la frutta che producono i miei giardini. Pericle fa una politica di lavori pubblici che assicura un salario minimo a tutti.
Questa escogita, Thione, ha dato alla città di Atene quello slancio che è ancora visibile nei resti architettonici della città: il Partenone, per fare un esempio famosissimo, anche se depredato poi dagli inglesi di lord Elgin. E c'è un uomo che presiede alla politica urbanistica di Pericle ed è Fidia, il grande artista, scultore e architetto. Anzi, in certo senso, è il cervello di questa politica urbanistica che dà fastidio agli avversari.
La politica edilizia di Fidia suscita immediatamente una reazione negativa da parte degli avversari e lo stesso Fidia viene portato in tribunale. Ancora una volta, il tribunale è luogo dello scontro, con accuse che non possiamo valutare se non in minima parte. C'erano incidenti sul lavoro, sì, dolorosamente c'erano incidenti sul lavoro.
Un operaio, a un certo punto, è caduto da un'impalcatura, quasi ridotto in fin di vita. La cosa, ovviamente, suscita indignazione. Fidia dice di avere sognato che Atena, la dea protettrice della città, gli aveva suggerito la ricetta per guarirlo.
E questo uomo, per fortuna, si salva. Lui fa instaurare una statua per Atena Igea, Atena risanatrice, potremmo dire. Padre Pio non ha inventato nulla di nuovo rispetto alle tecniche di creazione del consenso, a questo caso a base religiosa, ma soprattutto gli attacchi vengono dal fatto che Fidia viene accusato di ruberie, di aver rubato parte del loro materiale preziosissimo che Atene aveva, grazie al Vangelo, grazie all'oro, destinato a ricoprire la statua di Zeus crisoelefantina.
Per Igea, una trovata in questo caso fa pesare loro che sta addosso alla statua e dimostra che nulla è stato rubato rispetto a quello che era stato preventivato di utilizzare. Fidia dovrebbe essere assolto, invece non lo è, ma viene addirittura incarcerato; forse muore in carcere. Quindi ha una fine drammatica e questo è un colpo durissimo per Pericle.
[Musica] Nei 30 anni di governo di Pericle, Atene vive un momento di eccezionale sviluppo politico ed economico, ma soprattutto diventa una delle capitali culturali dell'antichità. Tra le sue mura vivono grandi filosofi come Anassagora, Protagora e Socrate, che insegna ai suoi discepoli la dialettica e la ricerca della verità. Le tragedie di Eschilo e Sofocle suscitano le emozioni del pubblico che accorre in massa al teatro durante le sacre rappresentazioni, mentre la feroce satira di Aristofane educa gli ateniesi alla critica del potere.
In questo ambiente, così secondo le arti e il pensiero, raggiungono livelli inarrivabili per l'epoca e fioriscono i circoli intellettuali, primo fra tutti quello di Aspasia, l'amante di Pericle. Negli stessi anni anche la scultura greca vive una straordinaria evoluzione che ha il suo epicentro in Atene. È qui, infatti, che operano tre geni artistici: Mirone, autore del celebre Discobolo; Policleto, l'ideatore del canone di proporzioni della figura umana; e Fidia, a cui si devono alcuni capolavori dell'età classica.
Proprio a Fidia viene affidata la direzione del programma di lavori pubblici voluto da Pericle, una gigantesca campagna edilizia che mira a trasformare completamente il volto di Atene e a sottolineare il nuovo corso politico promosso da Pericle. Viene ristrutturato il porto del Pireo, sorgono il lungomuro di fortificazione della polis e i nuovi bagni pubblici cittadini. Ma in particolare viene avviata la ricostruzione dell'acropoli.
In quest'opera vengono profusi gli sforzi maggiori da parte di artisti e maestranze e vengono realizzati i monumenti più significativi della città: il grande teatro coperto, lo scenografico ingresso colonnato e, scolpiti dallo stesso Fidia, la statua in oro e avorio di Atena e il tempio del Partenone. Il progetto di rinnovamento della città, voluto da Pericle, rappresenta l'apogeo di Atene, tramandando ai posteri l'immagine di una città nel momento del suo massimo fulgore politico e culturale. [Musica] Abbiamo ricordato la vicenda dell'isola di Samo: 441-440, Samo defezione.
Atene, cioè Pericle con tutti gli altri colleghi di strategia, attacca l'isola e combatte una guerra durissima. Ma anni prima, dal 458 al 453, ha fatto un errore colossale, portando Atene a un conflitto perdente, un conflitto sciagurato di appoggio alla ribellione dell'Egitto contro l'impero persiano. L'Egitto, diventato dopo Cambise, e quindi alla fine del sesto secolo avanti Cristo parte dell'impero persiano, mal sopporta questa occupazione.
E in Arow, un personaggio notevole dell'Egitto dalla metà del quinto secolo, capeggia una ribellione contro i persiani, mandando la flotta ateniese ad appoggiare in Arow contro la Persia. Come dire, Cimone pensava di combattere la Persia direttamente, lui ha invece l'intuizione che la Persia va combattuta sul terreno più favorevole, riscontro, come per esempio l'Egitto in rivolta. E invece la campagna va malissimo: Atene perde una flotta enorme con perdite umane gravissime e si impegna per ben 5 anni in un conflitto catastrofico.
Dopo questa sconfitta ce n'è un'altra, non meno allarmante: è la cosiddetta prima guerra, però, pone Siracusa, viene definita così un pochino superficialmente, allorché contemporaneamente l'isola dell'Eubea, che sta di fronte all'Attica ed è molto preziosa per varie ragioni, per esempio il legname di costruzione in un'isola e il grano, quindi per l'Attica è fondamentale, si ribella. Defezione. Notiamo quante volte gli alleati cercano di defezionare dall'impero e contemporaneamente gli spartani invadono l'Attica.
Quindi il pericolo è grandissimo. Perché riesce a superare questa crisi catastrofica e stipula con Sparta una pace trentennale? È curioso che nel mondo greco le paci venissero fatte a tempo.
Devono durare un certo tempo, poi non durano neanche quel tempo, perché la guerra è la situazione normale. La prima reazione alla pace trentennale è che Atene, finalmente entrata in una fase di stabilità politica, ha perso alcuni pezzi, però capeggia un impero consolidato. Ma la storia non finisce così: Atene e Corinto sono in una rivalità commerciale su tutto il Mediterraneo e sarà quella la causa della grande guerra esplosa nel 431, alla quale Pericle si decide di accedere, convinto della vittoria, convinto dell'imbattibilità di Atene sulla base di due.
Fattori, la flotta possiamo tranquillamente chiuderci dentro le mura della città. Atene è circondata da mura che la congiungono addirittura al porto del Pireo; quindi è una gigantesca fortezza. Gli Spartani si sfoghino a devastare l'Attica quanto vogliono, poi, finita l'estate, torneranno indietro.
Noi, con la flotta, li possiamo attaccare in casa loro in qualunque momento e in qualunque luogo. Secondo elemento, la ricchezza: abbiamo riserve auree di talenti nel tesoro della Lega, che sta ormai ad Atene, inesauribili. Per cui possiamo finanziare la flotta, ci possono distruggere le navi e non ne faremo altre indefinitamente.
Quindi, siamo una potenza imbattibile. Sparta si stancherà di fare una guerra perdente; è inutile, noi alla fine vinciamo. Questa è la strategia.
Per idea che lo induce a non accettare nessuna mediazione, egli aveva, nella guerra commerciale contro Corinto, emanato addirittura un decreto che bloccava le esportazioni verso il Peloponneso, il cosiddetto "decreto sulla guerra", cioè in sostanza strangolava l'economia peloponnesiaca. Quindi ha voluto rischiare, rifiutando ogni mediazione, rifiutando gli ultimatum, le proposte e portando il conflitto al grado estremo. Dalla parte opposta, noi conosciamo anche questo grazie allo storico Tucidide: la parola d'ordine che Sparta adopera e adopererà fino alla fine della guerra è "portare la libertà ai Greci", esportare la libertà, liberare i Greci dal dominio ateniese.
Atene è la democrazia tirannica che impone la democrazia negli altri stati alleati. Noi spartani libereremo i Greci. Queste sono le due propagande.
Nota molto cinicamente: Sparta si allea con i grandi satrapi persiani che controllano la costa asiatica, occupata quasi costantemente da flotte. In conflitto e con l'aiuto persiano, si crea una sua potenza navale, cosa che non era mai stata, e sconfigge Atene sul mare. L'ultima battaglia, la battaglia di Egospotami, è una battaglia navale in cui Sparta vince e Atene perde.
Insomma, la strategia per il potere non era così blindata e assolutamente esente da imprevisti come per lo stesso credeva e come Tucidide cerca di credere e cercare di dimostrare. Ma, come dicevamo poc'anzi, Pericle non ha visto l'esito della sua politica; l'ha avviata affrontando ben presto anche l'impopolarità. L'ultimo anno di vita è stato particolarmente disagevole perché, per la prima volta, non è stato rieletto stratega e immediatamente è stato portato sotto processo.
Questo covava da anni ed è stato per lui un momento difficilissimo. Non è stato rieletto perché il demo, il popolo, per un verso i contadini dell'Attica e per l'altro i ricchi, non ne potevano più della guerra. L'idea "lasciate devastare l'Attica tanto si stancheranno" è un'idea astratta e collide con la vita quotidiana delle persone, costrette, per giunta, durante i mesi di invasione spartana dell'Attica, a concentrarsi dentro le mura della città.
Il contagio, per silenziare, tra l'altro, fu particolarmente devastante perché la popolazione in sopranumero era tutta concentrata dentro le mura. Quindi l'ultimo Pericle è un Pericle tragico, un Pericle che ha perso l'egemonia, un Pericle contestato da un elettorato che l'aveva sempre sorretto. Tucidide dedica a quest'ultimo tempo una pagina memorabile in cui, per un verso, ironizza sull'oscillazione dell'opinione pubblica popolare, che cambia parere in maniera istintuale, improvvisa e irrazionale.
Prima lo cacciano, "non lo reggo, non lo portano", poi lo rieleggono; lui riesce a risalire la china e muore però per la malattia che subentra. E qui il famoso ritratto che Tucidide ed Eraclito fanno di Pericle nel secondo libro, che è incentrato su una formula che è quella sulla quale vorrei conclusivamente soffermarmi, perché è una formula che si irradia nel tempo. Cosa dice Tucidide di Pericle?
Era inattaccabile politicamente, mai corruttibile; cioè la non corruttibilità dell'uomo politico è la principale forza per conseguire l'egemonia. Secondo perché sapeva praticare un'oratoria politica: tutta la politica ateniese si fa in piazza, davanti al pubblico, ora all'assemblea, in tribunale. Anti-demagogica: se il demo, il popolo, è tracotante, lo frena portando elementi di critica ai suoi atteggiamenti; se lo vede al contrario rinunciatario, lo esalta e lo spinge alla riscossa.
Non parla mai assecondando i sentimenti popolari, ma contrastandoli, educando il popolo. Insomma, dice Tucidide: anziché essere trascinato, era lui che trascinava. Sotto di lui c'era democrazia soltanto a parole, ma di fatto il governo del princeps, del primo, dell'uomo egemonico carismatico.
Questa definizione non dico che sia passata inosservata, perché se ne è discusso tanto, ma fa a pugni con la retorica su Pericle, l'epitaffio, l'elogio della democrazia perfetta, Atene, eccetera, che è stata anche uno degli elementi meno intelligenti del preambolo della Costituzione europea, che poi fu bocciata negli anni scorsi dai francesi e dagli olandesi. Nel preambolo si tirava fuori Pericle che parla al demo, l'epitaffio, e dice "il nostro governo è diverso da tutti gli altri, perché sì, il nome è democrazia, ma noi garantiamo la libertà". Coloro che scrissero il preambolo della versione europea usarono una pessima traduzione di quel brano, quindi fecero dire a Pericle quello che non aveva detto.
Pazienza, questo succede. Il fine era strumentale e lo si può capire, ma se uno legge attentamente ciò che Tucidide fa dire a Pericle in quella occasione e si accorge che è tutt'altro che un elogio della democrazia. Pericle, infatti, dice: "In mancanza di meglio, noi usiamo il termine democrazia per definire il nostro sistema politico, ma non vige una uguaglianza puramente massificante; al contrario, vige un regime di libertà".
Quindi stabilisce questa contrapposizione molto forte tra libertà, che vuol dire garanzie individuali, per esempio per i possidenti contro la nipote re dei tribunali, e "democratica", che vuol dire egemonia popolare, "kratos", forza del demo, violenza del demo. È un discorso tutt'altro che fino democratico e, perciò, si connette bene con quello che Tucidide dice: democrazia solo a parole, di fatto governo del princeps. Ho usato questa parola "princeps" non perché Pericle o Tucidide parlassero in latino—questo non era—ma perché è l'unica forma per tradurre in concetti politici a noi familiari il tipo di potere.
Di egemonia che sta dentro l'espressione "primo uomo", proto saner, è per l'appunto la parola che noi usiamo per definire il ruolo di Augusto rispetto alla Repubblica romana. Cicerone, a mente Repubblica, ha fatto riferimento a Pericle per delineare l'idea che lui ha coltivato a lungo: che Roma, la Repubblica romana, si sarebbe salvata se fosse emerso un princeps, una persona che, per autorità, per capacità politica, per onestà individuale, per oratoria, come fu Pericle, fosse in grado di guidare la Repubblica. Quindi potremmo dire che con Pericle convincono, ecco i suoi interpreti: da Tucidide a Cicerone ad Augusto, una storia di superamento del sistema democratico attraverso una figura carismatica, egemonica, riconosciuta.
Il problema delle democrazie, anche moderne, è essenzialmente quello, cioè di riuscire a coniugare una forte personalità con i diritti di uguaglianza. Problema insolubile in termini astratti, ma che viene affrontato empiricamente, caso per caso, realtà per realtà, spesso con sorprese piuttosto imbarazzanti.
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