FILME | Agricultura Tamanho Família, 2014

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CALIBAN I cinema e conteúdo
Agricultura Tamanho Família revela que o agronegócio não é a única modalidade de produção existente ...
Video Transcript:
L’agroforesta è un sistema di agricoltura che considera la terra un essere vivente. Tutte le altre vite dipendono da questa vita In Brasile più di 40 milioni di persone vivono nelle campagne Ci sono 4. 367.
902 aziende rurali legate all’agricoltura familiare. Nonostante rappresentino la maggioranza delle proprietà occupano solo ¼ delle terre coltivate. Anche così è l’agricoltura familiare che produce il 70% degli alimenti consumati dai brasiliani.
Ormai le grandi proprietà dell’agrobusiness producono soprattutto: soia, mais, cotone, canna da zucchero e carne bovina, tutte commodity per l’esportazione. Perciò questo è un film con un punto di vista il punto di vista di contadini e contadine. Agricoltura a dimensione familiare, un’alternativa all’agrobusiness.
UM FILME DE SILVIO TENDLER Il movimento sindacale dei lavoratori e delle lavoratrici rurali, la Contag, nasce 50 anni fa, come risultato, soprattutto, della mobilitazione, dell’organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici organizzati come agricoltori familiari o come salariati e salariate rurali. Nasce dall’unità di questi lavoratori nell’affrontare un modello di sviluppo che da molti anni si realizza nel nostro paese e che richiede una grande capacità di resistenza delle organizzazioni dei lavoratori, per garantire un’altra linea, un altro processo di sviluppo, con più inclusione sociale e soprattutto prospettiva nell’organizzazione e nella costruzione di politiche pubbliche, rivolte al rafforzamento dell’agricoltura familiare. Il film ha percorso cinque stati del paese alla ricerca di differenti esperienze di produzione e organizzazione dell’agricoltura familiare.
Amazzonia: l’agrobusiness disbosca, l’agricoltura familiare preserva. Mato Grosso Negli ultimi 20 anni l’agrobusiness della regione nord dello stato del Mato Grosso è avanzato nella foresta amazzonica, in seguito a questo, migliaia di famiglie sono state intossicate dai veleni agricoli e sono state distrutte centinaia di migliaia di ettari di foresta, lasciando spazio ai paesaggi delle monoculture. Questo modello di sviluppo arricchisce pochi, soprattutto le grandi corporation internazionali, produttrici di veleni e di sementi transgeniche contribuendo sempre di più alla concentrazione della proprietà e della rendita di questo già così ingiusto paese.
Dall’altra parte gli agricoltori familiari rivelando i misteri della foresta, cercano di stabilire forme nuove di creazione di reddito che conciliano la salvaguardia della foresta e degli animali con la produzione di alimenti sani per la popolazione della regione. Era tutto bosco e il nostro obbligo era che …. .
chiunque acquistasse un lotto dall’impresa colonizzatrice era obbligato a disboscare e aprire quanto più possibile perchè non ci fossero problemi, che venisse lo straniero a impadronirsi dell’Amazzonia. L’uomo senza terra nel nordest e la terra senza uomini nell’Amazzonia Bruciavamo le piante di fico, di castagna perché erano un problema. Oggi cerchiamo semi da piantare.
Siamo molto cambiati! Siamo arrivati dal sud con l’intenzione di piantare soia. Qui pensavano solo a soia e riso, stavano aprendo questa regione e noi abbiamo ottenuto una terra per aprirla, per disboscare un po’ di cerrado e piantare soia.
Ma quando bruciavo la vegetazione mi faceva molto male all’anima. Io penso che era un fatto psicologico che non faceva funzionare le cose. Oggi è abbastanza diversificato.
Coltivo mandioca, canna per fare il succo, verdura (insalata, indivia, prezzemolo), ma siamo pressati dalle coltivazioni di soia di fronte e dietro, a destra e a sinistra tutte coltivazioni di soia e cotone. gli insediamenti di agricoltura familiare, praticamente, in una regione dominata dalla soia, sono piccole isole in mezzo alla soia. Se noi guardiamo gli alimenti, tutti quelli che oggi riforniscono i supermercati a Lucas do Rio Verde, Nova Mutum, Sorriso, Sinop, i dati ci dicono che l’ 80 -87% degli alimenti viene da fuori, da São Paulo, dal Paraná, dal Goias.
Noi potremmo produrre tutto questo. il mio legame con questa terra è molto forte. Le persone che fanno agricoltura familiare producono molte altre cose: miele, dolci quanta più diversità c’è nella nostra terra migliore è la nostra qualità di vita.
La migliore possibile. C’è un grande disboscamento, penso che non sia giusto. Chi pianta soia vuole disboscare, non vuole conservare la foresta.
Non si possono conciliare le due cose perché chi coltiva soia distrugge, non ha coscienza della salvaguardia dell’ambiente, niente. SEMEANDO O FUTURO Associazione dei produttori rurali del progetto dell’insediamento tra i fiumi. Il piccolo produttore con 70 ettari per riuscire a piantare la monocultura ha bisogno di una struttura grande.
Questa è la grande differenza che c’è tra le persone che non hanno le condizioni per questo. Per sviluppare un’attività alternativa la questione è curare la foresta, curare la natura e c’è un guadagno che si può trarre da questo. Qui abbiamo diverse varietà: graviola, jatobà, cacao e c’è un vivaio, prepariamo le piantine, piantiamo i semi, mettiamo le piantine in un sacchetto e la diamo agli associati.
Arriva un bambino che chiede: che cos’è questo? Che cos’è ? E’ frutta,,,,C’è futuro nel bacino amazzonico.
Ora noi lasciamo disboscare disboscare… Ma c’è chi pianta frutta, c’è chi cura l’ agroforesta…. Se voi oggi piantate tabua, in dieci anni avrete, salvaguardando l’ambiente, più di dieci volte il valore della soia che avreste colto in dieci anni nella stessa area. Noi preserviamo.
Questo qui è l’oro del bacino amazzonico, questo è il frutto della castanheira del Brasile. E’ chiamato riccio. Questo qui è così prezioso che mi emoziono molto a parlare di questo qui, che quasi mi manca la voce.
Il futuro di questa regione per noi, che abbiamo possedimenti piccoli, sarebbe occuparci di queste noci così preziose, che solo il Brasile possiede e alcuni altri paesi dell’america del sud. Le portiamo fuori dalla fazenda, da un’altra parte, all’essiccatore dove si fa la maturazione della castagna cruda, che poi viene trasformata con un lavoro di rottura delle castagne. Questa è una delle prime castanheira che abbiamo piantato qui.
Guardate solo le sue dimensioni, il suo spessore. Vale la pena di investire in un albero frondoso, che dà tanti frutti e allo stesso tempo garantisce il futuro. Io spero che non farò mai un passo indietro.
Desidero solo andare avanti perché i piccoli animali, la piccola diversificazione che c’è nella nostra proprietà fa sì che siamo in amicizia con tutti. Ci sentiamo felici, mi sento realizzato io e la mia famiglia. Semiarido che convive con la siccità Rio Grande del Nord Nel Rio Grande del Nord il 94% della terra sono aree di semiarido dove la siccità è il problema maggiore.
Per risolvere il problema della siccità esistono punti di vista diversi. Da un lato, i movimenti sociali e l’agricoltura familiare sostengono il progetto di convivenza con il semiarido, per esempio con la costruzione di piccole dighe, cisterne, pozzi e altre tecnologie sociali. Dall’altra parte, i governi brasiliani hanno sempre dato priorità ai grandi progetti di irrigazione, che hanno beneficiato il grande capitale, che sta occupando in forma sistematica il fiume San Francisco, espellendo, sistematicamente, l’agricoltura familiare e la popolazione che vive lungo il fiume.
Gli agricoltori familiari credono nella convivenza con il semiarido, producendo agroecologicamente. Un’agricoltura con base ecologica è un’agricoltura che affronta meglio i cambiamenti climatici. Ora, con questa siccità del nordest, noi lo abbiamo visto chiaramente, dove c’è questa esperienza di sviluppo dell’agroecologia è lì dove le famiglie e le comunità sono riuscite meglio ad affrontare questa durissima siccità.
l’agroecologia è uno stile di vita perché qui, i nostri prodotti non abbiamo voglia di venderli, meglio conservarli. Quando si mangia questa roba qui non ci si sta solo alimentando si stanno prendendo anche medicine. Si può convivere con il semiarido, basta saperlo trattare, guardarlo con simpatia.
Ma ci si può convivere. In quest’area ci sono solo 16 famiglie che hanno avuto l’opportunità di avere questa tecnologia di irrigazione localizzata. Altri non hanno avuto questa possibilità, ancora.
Non hanno potuto accedere ancora. Non tutti gli agricoltori della regione hanno assistenza tecnica. Deve essere ampliata.
Sono dieci mesi che non piove qui nella regione, ma con la poca acqua che abbiamo stiamo producendo: ortaggi per l’alimentazione, per venderli al mercato e produciamo anche alimenti per gli animali. Siamo riusciti attraverso molta formazione, apprendistato a capire l’importanza di cercare di sopravvivere con progetti di irrigazione. Riusciamo a produrre alimenti per gli animali e ortaggi e tutto grazie alla formazione.
Abbiamo conquistato una grande consapevolezza dell’importanza di produrre biologico, per la salute e per l’ambiente. Anche perché, normalmente, se si usano veleni in una proprietà come questa, quello che resta, che va agli animali, è tutto avvelenato e poi arriva in qualche modo sulla nostra tavola. Noi riusciamo ad eliminare questo e quindi ad avere una vita migliore.
L’orto è importante perché non c’era nessun guadagno qui e quindi abbiamo pensato che l’orto era meglio. Le piantine le abbiamo piantate a luglio. Il primo raccolto è stato piccolo, ora abbiamo fatto un altro raccolto la settimana passata, ho venduto 70 chili di goiaba, oltre a quelli 3, 4 chili che regalavo a uno o a un altro che non ne aveva.
Ogni giorno arrivavo qui e prendevo un secchio con 20 chili, ogni giorno vendevo la frutta che raccoglievo e, alla fine, sono riuscito a vendere circa 70 chili. Mi ci volevano 15 giorni per fare 30 sacchi e guadagnare 100 reais. 30 giorni per 100 reais c’era la fame, la fame… ora sono grasso … sto scherzando ,,,,, Producevo, diciamo 500 chili di tabacco e lo mandavo là Là lo classificavano da 1 a 5 e….
. Alla fine abbassavano il prezzo a un real al chilo e non c’era modo di negoziare, comandavano loro, ero schiavo… Grazie a Dio ora va molto meglio. Ha vari tipi di cibo sul tavolo.
Ora abbiamo dieci tipi di cibo a tavola. Ho cominciato a trattare al mercato con le verdurine … Prima vendevo 100, 200 mazzi di verdura, oggi ne porto un migliaio di mazzi al mercato. Dalla produzione direttamento al consumo Io sono una consumatrice.
Vengo sempre qui a comprare prodotti locali di buona qualità, grazie a Dio. I produttori ci hanno creduto e andiamo avanti, grazie a Dio. E’ piccolo ma va bene, grazie a Dio.
Io penso che se non c’è quel problema degli insetticidi, si può vivere un po’ di più. Stiamo mangiando prodotti di qualità, non stiamo mangiando frutta pensando che dentro c’è il veleno, anche quando si cucina gli odori sono diversi. E gli agricoltori sono interessati perché la popolazione vuole migliore qualità di vita non solo economica, ma c’è anche l’aspetto della salute, perché se è produzione biologica, se non ci sono veleni, la nostra qualità di vita migliora.
Supersfruttamento della manodopera vs autonomia dei lavoratori e delle lavoratrici PERNAMBUCO In Pernambuco la monocultura della canna da zucchero occupa più di un terzo di tutte le aree piantate con coltivazioni temporanee. E’ per la maggior parte nella zona della foresta dove: lo 0. 73 % dei proprietari controllano il 45% dell’area agricola della regione.
Dall’altra parte il 90% dei proprietari possiedono il 14% dell’area. E’ una delle maggiori concentrazioni di terra del mondo. I lavoratori salariati che tagliano canna, lottano per il giorno in cui potranno lasciare il lavoro che li logora e li sfrutta per avere una loro terra.
In realtà, l’agrobusiness con tutto il suo discorso di modernità e civilizzazione mantiene relazioni medievali del lavoro. Ci sono crescenti denunzie sulla schiavitù nelle grandi fazendas. La tendenza è a peggiorare, perché queste imprese continuano a essere insostenibili economicamente, in un ambiente sempre più ostile dal punto di vista economico, e quindi hanno bisogno di sfruttare sempre di più il lavoro.
Io sono entrato con un contratto per il raccolto e sono rimasto per 12 anni, sono 12 anni che lavoro in questa impresa. Io lavoravo con il fuoco, con il fuoco per bruciare la canna e la mia vista è stata molto danneggiata …. io pensavo che si doveva guadagnare di più avere qualcosa di meglio per noi dimagrivo molto, con questo.
Lavoro qui non si mangia. Reddito medio mensile dei lavoratori e delle lavoratrici temporanee che tagliano canna è il 49% del salario minimo. L’85% non ha un libretto di lavoro.
L’articolo pubblicato nella rivista “Salute e società” afferma che, giornalmente, il lavoratore che taglia la canna cammina in media 9 chilometri, trasporta 12 tonnellate - 15 chili per ogni viaggio -, flette 800 volte le gambe, dà più di 133. 332 colpi di falce, piegando il corpo 36. 630 volte per dare il colpo.
Questo porta a una perdita giornaliera di 8 litri di acqua, sotto l’effetto del sole forte, di polvere e fuliggine, emessa dalla canna bruciata. Lo sforzo è tanto grande che il dispendio di energia porta alla morte dei lavoratori o alla perdita precoce della capacità di lavoro. Ci vogliono 2 ore /2 ore e mezza.
Esco di casa verso le 3 e 40/50 e arrivo qui verso le 5/5. 30 e l’ora di andare via non è mai certa. In questo lavoro il lavoratore fatica molto, si fa molto male, Se il lavoratore trovasse un altro lavoro, sarebbe molto buono, non dover tagliare la canna.
Se avessi la possibilità di avere un po’ di terra per piantare qualcosa, certo che me ne andrei e lavorerei per me, perché sarebbe molto meglio non dover tagliare canna. Oggi il tagliatore di canna non ha smesso di essere schiavo. Io lo chiamo lo schiavo moderno, ma schiavo.
Sei obbligato a fare quella produzione per poter guadagnare un po di soldi. Oggi nel nostro municipio abbiamo 8 insediamenti con l’ Incra e uno attraverso il Credito Fondiario. E queste famiglie, oggi, grazie a Dio, vivono molto meglio dei tagliatori di canna.
Pianto patate, macaxeira, pianto anche la canna. Oltre a lavorare per me, per sopravvivere, do da mangiare alla mia famiglia E’ meglio essere insediati che dipendere da un padrone. Era molto duro per i lavoratori, oltre a non veder rispettati minimamente i loro diritti del lavoro, perdevano il lavoro con la chiusura delle unità che garantivano un po’ la sopravvivenza.
Hanno dovuto scegliere e la scelta è stata di arrivare allo scontro, di fare un processo di occupazione delle terre. Il sindacato, ha organizzato i lavoratori e ha occupato l’azienda Concordia, L’azienda Velho, il Sitio, erano tutte aziende di canna da zucchero e, oggi, dentro questi tre insediamenti, che sto citando come esempio, ci sono in media 200 famiglie insediate, che in maggioranza erano lavoratori di queste unità qui della regione, della zona della foresta. E questo ha offerto la condizione per cui le famiglie potessero passare da salariati rurali all’agricoltura familiare, in un processo di riforma agraria.
E’ un’attività familiare dove con il proprio impegno si riesce a mantenersi e fornire alimenti anche alle persone che non sono in condizioni di produrre. AGROFORESTA, un modo di fare agricoltura familiare Lavoriamo con l’agroforesta, da 20 anni, in Pernambuco, nella zona della foresta. E’ stata una grande sfida sensibilizzare, fare in modo che le persone e le famiglie capissero questo nuovo modello di produzione, che pensa in modo diverso, vede la natura in modo diverso e crea relazioni diverse con l’agricoltore, la famiglia contadina e la società.
Diversità di specie, sistemi complessi, biodiversi che hanno garantito una qualità di vita migliore per le famiglie che hanno sviluppato l’agroforesta. Quando ho cominciato l’esperienza, nel ‘94 sono partito da qui, dove non si produceva niente. Oggi la palma da cocco produce molto, C’è produzione di jaca, di mango, di avocado, di cacao, tutto si produce qui dentro.
E il suolo è in una situazione diversa. Perché il suolo era stato assassinato da un sistema di agricoltura, che sa solo prendere senza restituire niente. In questo sistema di agricoltura impariamo tutto dalla natura.
E’ lei che dice che cosa dobbiamo fare, osservando si impara. La natura è la principale coltivatrice e la principale insegnante. Abbiamo capito che è un grande passo avanti.
E’ successo anche a mia moglie. Lei è arrivata ad andare a lavorare fuori per integrare il reddito famigliare. Chiedile cosa fa oggi.
La nostra produzione, praticamente, passa nelle sue mani. Un casco di banane si deteriora facilmente, ma se passa nelle sue mani dura per lo meno 6 mesi, quando lei le trasforma in frutta sciroppata o le fa essiccare. E’ più importante il lavoro suo che il mio.
Aggrega diversità, durata e valore. Sto facendo pasta integrale con ripieno di cavolo e il cavolo l’ho ripassato in padella con altre verdure. I benefici del sistema dell’agroforesta ci danno una grande sicurezza, non solo rispetto al commercio, ma anche per la nostra famiglia.
Noi siamo piccoli ancora, ma questo salvaguarda la natura, difende la vita, difende quello di cui il mondo ha bisogno per svegliarsi. Noi sappiamo quanto si soffre a causa dei veleni agricoli nel mondo, ci sono malattie prodotte dal cibo e noi siamo sicuri che stiamo accendendo una lucina e vogliamo che questa luce si moltiplichi, non solo grazie a noi, ma anche ad altri agricoltori a molte persone che realmente amano la vita. E vogliamo andare avanti.
E abbiamo uno spazio agroecologico. Tutti i sabati mattina partiamo da qui e quando arriviamo là già ci sono i clienti, molta gente che ci sta aspettando, che ci aiuta a montare il nostro chiosco. Io dico sempre a tutti che dobbiamo vendere naturalmente, ma quello che succede tra noi e i clienti è molto più gratificante dei soldi.
La fiducia che c’è tra loro e noi. io mi sono interessata dell’agricoltura biologica per la qualità qualità dell’ alimentazione e della vita. E comincio a vedere una risposta del nostro organismo.
Per esempio avevamo frequenti mal di testa e non li abbiamo più. Una verdurina biologica qui è molto più economica rispetto ai prodotti biologici del supermercato. E costa anche meno dei prodotti non biologici.
Io sono contro gli intermediari e vengo a questo mercatino per comprare dai produttori che soffrivano, erano sfruttati dagli intermediari. Oltre al fatto che si tratta di prodotti più sani, puliti, contribuire anche alla vita delle persone che coltivano prodotti biologici, gli agricoltori. Sto contribuendo al commercio locale, alla loro vita, all’agricoltura familiare.
Nella misura in cui avremo più consumatori e più produttori biologici, dell’agricoltura familiare, i prezzi diventeranno più accessibili. Se non succede è perché la politica governativa è molto ambigua: da una parte, c’è il ministero dello sviluppo agrario, che appoggia l’agricoltura familiare, ma c’è anche il ministero dell’agricoltura, che appoggia le grandi imprese. Rispetto alle risorse del governo, c’è una grande distanza tra i finanziamenti dati all’agricoltura familiare e quelli dati alle imprese agro-zootecniche.
Non c’è una politica che priorizzi l’agricoltura familiare come una cosa importante. Lotta per la terra: Latifondo = Agrobusiness, Riforma Agraria =Agricoltura Familiare. La conquista della terra, per gli agricoltori familiari, rappresenta il primo passo nella costruzione di una vita libera, non più soggetta ai padroni.
La conquista della terra avviene attraverso l’acquisto, l’occupazione e molte volte attraverso dure e violente lotte contro falsi proprietari che hanno contraffatto i documenti. Lo stato del Tocantins è stato palcoscenico di molti di questi scontri. Alla fine degli anni 90, il governo del Tocantins ha creato il progetto “Campi belli” e ha regalato la terra ai politici amici, non tenendo conto degli antichi abitanti.
Questi politici, favoriti da Siqueira Campos, non avevano nessuna relazione con la produzione, con l’agricoltura, e subito hanno negoziato i lotti con sfruttatori, produttori di soia, soprattutto del sud. E quindi molte famiglie che non hanno avuto l’opportunità di partecipare a una reazione organizzata, hanno perso il diritto di continuare a lavorare qui. Qui c’era la mia cucina, distrutta da un trattore.
Con ‘Campi belli’, dal momento della creazione del progetto da parte del Governo dello Stato, circa 400 famiglie, o quasi 1000 persone, hanno visto il loro diritto di possesso usurpato e sono state espulse dalle loro terre verso le periferie delle città vicine. La coltivazione l’ hanno fatta all’inizio qui, quando mi hanno mandato via. Hanno bruciato là, hanno bruciato molte piante di frutta che erano qui.
Tutto quello che avevo fatto, con i miei figli, qui c’era la cisterna per raccogliere acqua, molto ben fatta, hanno distrutto, hanno riempito. C’era un’acqua pulita qui mentre l’acqua del fiume non si può bere, è intossicata. In riva al fiume è tutto coltivato, la gente ha paura di bere quell’acqua.
Tutto quello che c’è qui…. . c’è una pianta di caja che ho portato dalla Cangada, perché là c’e il caja nativo; ho portato la piantina da là dove nasce spontaneamente caja; questo albero qui è stato piantato da me.
Lì c’è frutta ……. Tutta piantata da me… L’ultimo che è andato via da qui è stato mio fratello, che abitava in questa casa. Io vado via perché sono solo, ma non è per mia volontà, perché sono nato e sono cresciuto qui, avevo amicizie qui, il posto è buono.
Ora posso dire che non sono nelle condizioni di fare niente, perché anche i miei animali stanno morendo. Io penso che sia colpa del veleno nell’acqua dei fazendeiros… Spargono anche il veleno con gli areoplani, per ammazzare i parassiti e coltivano usando veleno. Anche nel raccolto c’è il veleno, usano il veleno per seccare la soia e tutto questo finisce al bestiame.
sono 3, 4 anni che noi non prendiamo più l’acqua del fiume, abbiamo scavato un pozzo e prendiamo l’acqua dal pozzo. Ma non è escluso che anche nell’acqua del pozzo arrivi acqua contaminata. Chi lo sa?
La maggioranza delle famiglie che sono andate via da qui stanno nel comune di Capaozinho, in periferia, vivendo in condizioni di estrema povertà. Immaginate una città dell’interno, una città di 8. 000 abitanti, di una regione che si dice ricca di produzione agricola e in cui le famiglie devono cibarsi di quel che trovano nei rifiuti.
Secondo il rilevamento dell’ONU del 2010, in Campi Belli, l’indice di sviluppo umano (IDH) che considera l’aspettativa di vita, la scolarizzazione e il reddito è al penultimo posto nello stato di Tocantins. La situazione di oggi ci presenta nuove vulnerabilità, provocate dalle contraddizioni del modello di sviluppo. Dal 2002 a oggi abbiamo scoperto che il Tocantins è diventato campione tra gli stati che hanno lavoro schiavo.
Gli Stati Peggiori % di lavoratori riscattati in relazione al totale (1995-2012) Abbiamo lavorato per tre mesi e alla fine l’uomo ci ha detto che ci avrebbero pagato in modo diverso da come avevamo combinato. Ci avrebbero pagato molto meno. Non rispettavano i nostri diritti.
Siamo stati sotto le baracche di plastica soffrendo la fame, lavorando molto. E a partire da lì, molte persone si sono rese conto che venivano sfruttate e, anche con il mio aiuto, sono stati riscattati molti, anche che stavano in altri posti. Regione de Bico do Papagaio Regione dove la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici rurali ha portato alla conquista di terre e all’installazione di insediamenti della Riforma Agraria.
venite figli miei…. . Andate avanti ordinatamente le vostre armi preparate le vostre asce dal filo tagliente .
. . la strada Belem Brasilia è cominciata.
La regione del Bico do Papagaio ha avuto una grande immigrazione di molti nordestini, di persone di altre regioni e, con la costruzione della Belem-Brasilia, c’è stata una speculazione sulla terre, attraverso l’indebita appropriazione. Noi della regione del Bico do Papagaio, in Tocantis, antico nord del Goias, siamo passati per battaglie molto grandi nella costruzione della lotta per la riforma agraria. Una perdita più che irreparabile, nella storia della lotta per la terra nel Bico do Papagaio, è stata quella di Padre Josimo, un prete, un giovane, che ha lottato ed è stato ucciso a 33 anni perché difendeva gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici della regione.
Così come Padre Josimo, migliaia di persone sono state assassinate. Una realtà presente anche oggi nella lotta per la terra. Gli agricoltori, a partire dall’appoggio della CPT, della chiesa, hanno cominciato a prendere coscienza dei loro diritti.
E a partire da questo, è stato creato il sindacato dei lavoratori rurali e questa lotta per l’accesso alla terra si è intensificata nella regione, con conflitti abbastanza forti. Più la lotta è dura, più è grande la vittoria Chi sa quanto costa vivere nell’umiliazione, senza il rispetto dei diritti che dovremmo avere perché la terra è della nazione e solo chi ha vissuto tutto questo lo può capire Ognuno aveva la propria casa qui. Questa fazenda che ora è di un solo padrone, un tempo aveva vari proprietari, il latifondo si è impadronito della terra.
I genitori non hanno potuto allevare i figli nella terra in cui sono nati. Il nostro obiettivo è riscattare un pezzo di terra per poter produrre alimenti perché i nostri figli non passino quello che stiamo passando noi: disoccupati, senza nessun reddito, possano recuperare quel che c’era prima. Nel passato i nostri padri hanno avuto possibilità che la nuova generazione non ha.
Questa fazenda qui è di politici che vengono di là, comprano terre e i soldi vanno di là fino a qua e questo lo trovo sbagliato. C’è un sacco di terra abbandonata qui, persa e c’è una quantità di senza terra che non hanno una terra da lavorare. E penso che la otterremo e facciamo la nostra lotta qui, non desistiamo e andiamo avanti.
Noi abbiamo, da questo lato, la nostra squadra, che è quella della riforma agraria, dell’agricoltura familiare, dei senza terra e, dall’altra parte, c’è il nostro avversario, che è il latifondo, le fazende, le grandi dighe, l’agrobusiness. E il latifondo avanza. Non possiamo dimenticare la lotta di Padre Josimo e dei compagni che stanno in questo processo organizzato, perché se oggi, nel Bico do Papagaio, l’agricoltura a dimensione familiare ha questa forza si deve alla nostra grande capacità di organizzazione.
E io vi chiedo: riforma agraria, quando? Subito! L’accampamento ai bordi della strada…… io credo che stanno rivendicando un diritto,….
. hanno una necessità che noi abbiamo avuto in passato. Io sono cresciuta solo con mia madre, non avevamo terra.
Stavamo nella terra del padrone e sono stata felice di ottenere la terra, di allevare i miei figli, di farli studiare. Ho allevato 7 figli e, grazie a Dio, quasi tutti i miei figli hanno una loro strada. Le donne sono state molto guerriere…in questo processo.
Quando la polizia arrivava nelle comunità, gli uomini correvano a nascondersi e le donne restavano a casa con i figli e affrontavano la polizia, affrontavano quelli che si erano appropriati illegalmente delle terre. E noi stiamo qui lottando e tutto quello che abbiamo è frutto della lotta per la riforma agraria. Il reddito medio mensile delle donne prima della Associazione Regionale delle Donne Lavoratrici Rurali del Bico do Papagaio, 100 reais Il reddito medio mensile delle donne dopo la nascita dell’Associazione Regionale delle Donne Lavoratrici Rurali del Bico do Papagaio 1000 reais.
Abbiamo ottenuto grandi conquiste con la lotta, che è stare qui in questa terra, mia madre e mio padre hanno lottato molto perché stessimo qui e questa lotta è per sempre. Questo luogo qui è un luogo in cui alleveremo figli e nipoti e non ce ne andremo mai. In verità quando sono arrivato qui c’era foresta vergine.
Mi aspettavo di piantare legumi, riso, fagioli, mais, mandioca, queste cose. Ho piantato di tutto, solo che non è andata bene. La terra è molto fiacca.
Allora ho deciso di piantare questi alberi. Dovevo approfittare di quello che c’era già La terra produce di più di ciò che cresce spontaneamente. Qui sto vedendo copaiba, cacao nativo, alloro, camaru, bacuri, cupu Qui lavora gente della famiglia, lavora mia moglie, e lavora anche gente di fuori.
Qualcuno raccoglie la frutta, uno taglia, una fa, conserva e tutti aiutano. 3 ettari di cupuaçu e de bacuri stanno producendo in 3 mesi quello che il bestiame produce più o meno in un anno. Da qui l’importanza del Sistema Agro Forestale anche in questa regione, di lavorare con questo sistema.
Ci sono sempre stati due modelli di sviluppo: uno proposto dai lavoratori e dalle lavoratrici rurali della regione che punta sulla economia locale e l’altro proposto dai governi, che è l’allevamento di bestiame, la monocultura della teca, dell’eucalipto, che, avanzando molto nella regione, possono provocare un processo inverso, che è l’espulsione dalle loro terre di queste famiglie che sono insediate, che stanno producendo. Non distruggere queste palme, tu sai bene che non puoi disboscare dobbiamo salvaguardare le ricchezze naturali tu sai bene che non puoi disboscare dobbiamo salvaguardare le ricchezze naturali GARANZIA DELLA SUCCESSIONE RURALE RIO GRANDE DEL SUD La continuità dei giovani nella proprietà è attualmente una delle grandi sfide dell’agricoltura familiare. Nel Rio Grande del Sud, nel 12% delle proprietà agricole non ci sono eredi.
Le esperienze esaminate ci mostrano che: Politiche di accesso alla terra Diversificazione della produzione Generale miglioramento dei servizi pubblici Sono fondamentali per offrire le condizioni di base perché i giovani restino nelle campagne. Nel Rio Grande del Sud abbiamo alcuni dati riguardo all’agricoltura familiare. 43.
000 proprietà non hanno giovani eredi, cioè un figlio che potrà assumere la proprietà. Abbiamo priorizzato le famiglie che hanno avuto accesso al programma nazionale di credito fondiario, che sono famiglie che in genere hanno una redditività minore, ma che hanno la possibilità di restare in ambiente rurale e, attraverso il programma, continuano a utilizzare le infrastrutture dei genitori in una fase di aggregazione di area. Io penso che si debba assolutamente valorizzare la questione dell’agricoltura familiare perché crea lavoro per noi.
I miei figli lavorano qui mentre la monocultura genera lavoro solo per pochi Lo stesso padrone non ci lavora Mentre qui lavora tutta la famiglia. Siamo i padroni della nostra impresa. Lavorando con un sistema familiare si riescono ad abbassare i costi di produzione, non dipendiamo da manodopera esterna.
Fin da piccolo mi piaceva occuparmi degli animali e questo ha fatto sì che io restassi in questa attività di agricoltura familiare. Il credito è importante per poter acquistare i macchinari e fare migliorie nella proprietà, costruire nuovi capannoni, ampliare la produzione. Tutto questo ha contribuito a farci restare nella proprietà e a migliorare la produzione.
Io sono originario di Pelota, un municipio della regione più a sud, sono andato in un altro comune, in un’area affittata e poi, dieci anni fa, è venuta fuori questa opportunità di quest’area qui. Per prima cosa ho dovuto ripulire perché era un’area di discarica. E dopo aver pulito ho cominciato a montare le serre e a coltivare.
Questa terra, per il piano fondiario, godeva già del Pronaf A , che è indirizzato alle strutture. E’ possibile accedere a questo credito. Non sempre il grande produttore produce le cose più piccole, gli ortaggi, non è nella tradizione del grande produttore.
Questa è una coltivazione di insalata e cetriolo, con il sistema semi idroponico Si produce con un substrato… e con fertilizzazione. Ho cominciato nel 2011, ho fatto questa serra ho piantato ortaggi e sto avendo buoni risultati, tentando di diminuire le piante di tabacco e andiamo avanti. Il grande produttore non diversifica, non produce questo tipo di cose, il grande entra in una linea di produzione su larga scala, non diversifica, lo fanno solo i piccoli.
Io sono originaria di Malhada, nella zona interna di Passo do Sobrado e lui di Pinheiral nell’interno di Santa Cruz do Sul. Ci siamo sposati 18 anni fa e siamo andati a vivere nella terra dei suoi genitori a Pinheiral. Piantavamo tabacco, era la nostra principale fonte di reddito.
Dovevamo pagare l’affitto, comprare la legna e dare una percentuale ai suoi genitori, non ci restava molto, quindi abbiamo cercato un’area per noi. Quando siamo arrivati qui era tutto selvaggio e abbiamo fatto pulizia per piantare tabacco perché fin da piccoli, con i genitori, sempre tabacco. .
tabacco, ma volevamo qualcosa d’altro, non solo tabacco, ci piacevano i fiori e era un lavoro in più. Siamo stati allevati con quella mentalità: si coltiva il tabacco e quindi ti senti molto incerta: sarà che ce la faccio? Ci sarà un mercato?
Questa era la preoccupazione. Si entra in questa idea di diversificazione, si cambiano i prodotti, la gioventù acquisisce questa mentalità e bisogna valorizzare questo, si progredisce e si resta. Io faccio parte anche dell’ ‘Agroindustria, Donne guerriere’, in questo stesso posto, che è un’associazione di sole donne.
Produce zucca per l’agroindustria, una cosa che si coltiva facilmente, lo riesco a fare insieme alle altre cose. Coltiviamo questa e anche alimenti per gli animali. All’inizio è stato molto complicato perché la gente di qui pensava che era un progetto che sarebbe finito in due mesi.
Visto che era un’associazione di solo donne, anche i mariti avevano dubbi. Oggi siamo autosufficienti, compriamo i prodotti, paghiamo i salari, tutto, ma dobbiamo crescere ancora, speriamo che cresceremo. Laviamo, puliamo, sbucciamo.
Seguiamo tutto il processo, facciamo conserve, dolci, sugo di pomodoro, pasta di aglio. I nostri prodotti sono molto buoni, hanno ottima qualità e penso che le persone stanno cominciando a crederci. Il governo dovrebbe dare più incentivi.
Li danno ma arrivano a un certo punto e poi non si sa come continuare. Quindi ci scontriamo con questo problema. E’ uno dei problemi dell’agroindustria, riusciamo a mantenerla solo con i progetti del governo come il PPA, o le merende scolastiche Perché, se dipendi solo dal mercato, è molto complicato.
A partire dalla stima conservatrice della Unesp In Brasile ci sono 40 milioni di ettari di terre improduttive, passibili di esproprio, che potrebbero essere messi a disposizione della Riforma Agraria, il che permetterebbe l’insediamento di più di 1 milione di famiglie. Il Piano Nazionale di Riforma Agraria prevede l’insediamento,attraverso l’esproprio di latifondi che non compiono la loro funzione sociale e l’azione complementare di accesso alla terra attraverso il Programma Nazionale di Credito Fondiario – PNCF Secondo me la Riforma Agraria ha un ruolo fondamentale nella costruzione di una democrazia. Non c’è possibilità in Brasile che cresca una democrazia sociale senza riforma agraria.
Il Brasile possiede i maggiori latifondi che la storia dell’umanità abbia registrato. Io non vedo un’altra via d’uscita per i lavoratori delle campagne se non la riforma agraria. Ma una riforma agraria giusta, con qualità, che metta l’uomo delle campagne nella condizione di mantenersi, di creare sviluppo nella produzione di alimenti e anche per la commercializzazione, non solo per la sussistenza.
Quanto costa al paese non fare la riforma agraria in virtù di un modello che esclude manodopera? Quanto costa al paese creare lavoro? Perché esiste un modello economico che esclude il lavoro, questo non viene messo in conto.
Quanto costa al paese recuperare le aree degradate in conseguenza delle monoculture ? Di questo nessuno parla. E oltre a questo c’è il processo di distribuzione della ricchezza.
Non serve avere un’attività che genera 5 milioni di reais e ci lavorano una persona o due/tre persone. E’ una visione che non ha niente a che fare con la visione dei movimenti sociali: lottare per la terra, per la riforma agraria, per lo sviluppo del lavoratore del campo, che diventa soggetto e può avere una propria visione e avviare un’agricoltura, una forma di esistenza sociale in cui le cose si equilibrano, la natura è rispettata. Portiamo avanti con fermezza questa lotta, sfidando tutti i limiti che abbiamo, per realizzare un progetto in cui siano inclusi: bambini, giovani, uomini e donne di tutte le età perché possiamo effettivamente avere un paese giusto e egualitario, dove nessuno soffra la fame.
E camminare verso la verità, verso la lotta del contadino. Io non ho studiato ma sto cercando di far studiare i miei figli. Ma uno studio che gli insegni a camminare per la loro strada.
Non serve che un ragazzo cresca e dica: io voglio essere un fazendeiro e voglio sfruttare. Ah, i miei figli stanno arrivando, vanno a scuola. Passate di qua!
Vi presento i miei figli, venite qua, Dove vai Daniela? A scuola. E tu, impari a studiare, a leggere?
Ti piace ascoltare? E tu? Vai a scuola?
Bene, va con Dio, se vai a scuola. La proposta del capitalismo, del neoliberismo si è rivelata debole, basta guardare il quadro mondiale. Il mondo non è mai stato così ricco, rispetto alla concentrazione del potere economico e mai miserabile come oggi.
Ottocento milioni che soffrono la fame, questo è il ritratto di questa globalizzazione e non si vedono segnali al suo interno di una svolta, di un cambiamento. Il cambiamento è in un’altra direzione, in un altro universo. Ed è proprio a partire da questi piccoli, dal piccolo seme di senape, a partire dal poco lievito, che la donna prende e mette nella farina e subito quella cresce, a partire dalla piccola fiamma che ancora fa fumo e può trasformarsi in un grande incendio.
Specialmente negli ultimi anni abbiamo conquistato politiche pubbliche e programmi di aiuto all’agricoltura familiare, come la creazione del Pronaf, del Programma di Acquisizione di Alimenti (PAA), il programma delle merende scolastiche (PNAE) e il Programma Nazionale di Agroecologia, tra altre misure strategiche. Abbiamo anche ottenuto azioni importanti per l’accesso alla terra, come l’esproprio per interesse sociale e il Programma Nazionale di Credito Fondiario, che è complementare alla Riforma Agraria. Perchè la democratizzazione della terra e il rafforzamento dell’agricoltura familiare diventino la strategia centrale dello sviluppo rurale brasiliano, abbiamo bisogno di rafforzare sempre più la nostra lotta e le nostre organizzazioni.
Per questo dichiariamo con forza a voi tutti, lavoratori e lavoratrici del campo e della città, che nell’agricoltura familiare, nella difesa dell’ambiente e nella produzione di alimenti sani devono procedere insieme i popoli del campo, dell’ acqua e della foresta, per costruire insieme un futuro migliore per brasiliani e brasiliane del campo e della città. Il 2014 è l’anno internazionale dell’agricoltura familiare. anche l’anno in cui la Contag celebra il suo cinquantenario.
Sono 50 anni di lotta per i diritti nelle campagne, trasformando il progetto alternativo di sviluppo rurale sostenibile e solidale in realtà. Venite a unirvi a noi in questa lotta che libererà il campo dal latifondo, dalla fame, dall’esclusione e dalla violenza.
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