Cosa significa: "Prendere la croce"? Se il Signore Gesù la presentò ai suoi discepoli come una cosa così importante e noi non comprendiamo esattamente quello che disse, non potremmo soddisfare la Sua aspettativa. Nei prossimi minuti vogliamo avere una conversazione onesta e franca a riguardo di quest’argomento.
Rimani con me. La Parola di Dio ci dice quanto segue nel Vangelo di Luca 14:25 a 27 : "Or grandi folle andavano a Lui, ed Egli si rivolse loro e disse: . .
. " farò una pausa qui e aggiungerò, prima di continuare la lettura, un comento importante, molte volte mentre stiamo leggendo il Vangelo vediamo che quando Gesù si trova di fronte ad una grande folla faceva sempre un tipo di commento simile a questo. Ciò non significa che Lui non volesse che le folle lo seguissero, ma significa che, conoscendo la natura dell’uomo, Gesù doveva essere sicuro che quelle persone stessero realmente comprendendo cosa significava seguirlo.
Quindi, il verso 26 dice: " Se uno viene a me e non odia suo padre, e sua madre, sua moglie, i suoi figli, i suoi fratelli, le sorelle e perfino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. Chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo. " Il Signore Gesù, chiaramente e categoricamente, sta dicendo che una delle condizioni, non è un suggerimento, non è un consiglio, non è un’opzione, una delle esigenze per essere un discepolo, una delle condizioni da Lui stesso stabilita, è che prendiamo la nostra croce.
Lui dice: "Chiunque non porta la sua croce e mi segue, non può essere mio discepolo". Lui non sta dicendo che saremmo un discepolo di seconda categoria, Lui sta dicendo che, o siamo, o non siamo un discepolo, e per esserlo dobbiamo prendere la croce. L’espressione o la frase "prendere la croce" forse è tra le frasi maggiormente mal comprese nella vita cristiana.
Normalmente vedo delle persone che si riferiscono a un tipo di problema dicendo: "Questa è la mia croce". La persona si riferisce ad un momento difficile che sta passando e dice: "La mia croce è pesante", perché normalmente le persone associano la croce a qualcosa di difficile. Ma la domanda è: era questo che Gesù stava dicendo?
Appena sul fatto di passare per difficoltà? O stava parlando di qualcosa che comprende uno stile di vita? Perché se comprende uno stile di vita, è permanente e se fosse solo un problema, sarebbe circostanziale.
Uno potrebbe portare la croce durante una fase della sua vita e in un’altra no. Ho già visto alcune persone riferirsi alla croce perfino in maniera spiritosa, ironica. Mi ricordo di uno che mi presentò sua suocera dicendo: "pastore, questa è la mia croce!
" Mi ricordo che gli chiesi: "Che cosa? " Lui mi disse: "La mia croce" e ancora, senza capire dove sarebbe andata la battuta mi disse: "pastore, mia suocera, è la mia croce" e ovviamente si mise a ridere più di sua suocera che era lì presente. Spero che avesse qualche tipo di libertà o di permesso da parte della suocera per questo tipo de battuta.
Ma la domanda è: cosa vuol dire prendere la croce? Perché, sia parlando seriamente, sia scherzando, le persone nella maggior parte del tempo quando usano quest’espressione "prendere la croce", sembra che non abbiano ancora capito che cosa realmente significa. Quindi, la prima cosa che tu ed io dobbiamo riconoscere è che, oltre ad essere una esigenza prestabilita da Gesù, Lui in realtà sta usando un’illustrazione che era conosciuta nei Suoi giorni.
Oggi non vediamo avvenire le crocifissioni in modo letterale, ma nei giorni di Gesù, quando l’impero romano dominava la terra di allora, la crocifissione era una forma d'esecuzione comune per i criminali. Quando ero bambino, leggendo la Bibbia sulla crocifissione di Gesù, pensavo che solamente Gesù e quei due briganti fossero stati crocifissi. C’è voluto un bel po’ perché comprendessi studiando la storia, poi fu chiaro che innumerevoli migliaia di persone furono crocifisse.
La crocifissione era una forma comune di esecuzione. Quindi, quando Gesù sta parlando della croce, ovviamente noi comprenderemo vari testi che parlano della morte. Per esempio, nel libro di Galati 2, nei versi 19 e 20, l’apostolo Paolo usa quest’applicazione e fa questa dichiarazione, Galati 2:19 e 20, l’apostolo Paolo dice: "Perché per mezzo della legge io sono morto alla legge, affinché io viva a Dio", sta parlando di vivere e morire; verso 20: "Io sono stato crocifisso con Cristo; e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
Lui sta usando una espressione di morire per qualcosa, di vivere per qualcosa di differente e in questo processo di morire per uno, vivere per l’altro, lui parla della crocifissione. Dobbiamo comprendere che la crocifissione di per sé significa esecuzione. Quando Gesù sta parlando di prendere la croce, sta parlando di rendersi disponibili a camminare in direzione verso il luogo dell’esecuzione.
Un giorno una persona mi chiese: "pastore, allora questo sarebbe lo stesso che in uno degli stati là dell’America del Nord qualcuno dicesse che quello che Gesù disse sarebbe l’equivalente a prendi la tua sedia elettrica e seguimi, prendi la tua iniezione letale e seguimi", io dissi: "No. quasi questo, ma non è proprio questo". Perché "prendere la croce" non vuol dire appena l’esecuzione, ma vuol dire anche la confessione e l’ammissione pubblica di che la persona era condannata a morte.
Per esempio, il Vangelo di Giovanni ci informa là nel capitolo 19 nei versi 17 e 18, che Gesù è stato obbligato a portare la sua croce. Il testo dice così: "Ed egli, portando la sua croce, si avviò verso il luogo detto del Teschio che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, e con lui due altri, uno di qua e l’altro di là, e Gesù nel mezzo. " Di cosa ci sta informando qui la Parola di Dio?
Che obbligarono Gesù, e chi lo obbligò? Non solo le autorità dei giudei, ma coloro che avevano autorità per condurre ad esecuzione, che erano i romani. La Bibbia parla di queste guardie romane di fianco a Gesù fino al momento finale sulla croce.
Lo obbligarono a portare la croce, poi quando Gesù esce da dove era stato condannato a morte, fino al Golgota, luogo dove venne giustiziato, c’era da fare una camminata pubblica, c’era una specie di sfilata di vergogna, dove la persona, portando la sua croce ammetteva davanti a tutti gli spettatori: "Sono stato condannato a morte. Sono un condannato a morte. Sto andando a morire in questo esatto momento.
" Quando Gesù parla a riguardo del prendere la croce, Lui non sta parlando solo di una decisione che dobbiamo prendere, ma di uno stile di vita che ammettiamo di morire per noi stessi e che non è una cosa da mantenere in segreto. In realtà, mostriamo questa decisione pubblicamente. Iniziamo a vivere in modo tale che tutti sanno che ci siamo disposti a morire per noi stessi.
Cosa significa "morire per noi stessi"? Sappiamo che non si parla di morte letterale. In realtà, dobbiamo lasciare che la stessa Bibbia spieghi la Bibbia.
Nel Vangelo di Marco 8:34 troviamo una dichiarazione di Gesù sull’argomento che comprende un dettaglio che non troviamo in Luca 14 ma che troviamo qui nel Vangelo di Marco. Marco 8:34 dice: "Poi chiamata a sé la folla" di nuovo Gesù vedendo la folla si dispone ad istruirla, " Poi chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: Chiunque vuol venire dietro a me rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua". Qui Gesù usa l’espressione "rinneghi sé stesso".
Lo abbiamo visto prima, nel Vangelo di Luca, parlare dell’amare il Signore non solo più della nostra vita, ma più delle persone più importanti nella nostra vita, e il Signore include lì padre, madre, moglie, figlie, figli, fratelli e sorelle, comprendiamo che l’espressione ha a che vedere con il morire per il proprio io, morire per la nostra stessa carne, per le nostre stesse volontà. Quindi, secondo Gesù, non c’è Vangelo e noi non possiamo nemmeno classificarci come discepoli senza disporci a morire per noi stessi. La domanda è: cosa c’è alla base di questa proposta di morte?
Sarà che abbiamo semplicemente un Dio dispettoso che non vuole che l’uomo si goda la vita? Al contrario! È il nostro concetto di goderci la vita sotto la prospettiva carnale che ci pone su una rotta di collisione con Dio.
Torniamo all’inizio dell’umanità. Il Signore stabilì Adamo ed Eva, la prima coppia, nel giardino dell’Eden. Il Signore disse: "Potete mangiare da tutti gli alberi.
Da tutti! Soltanto da quest’albero specifico", qui il Signore parla dell’albero della conoscenza del bene e del male, Lui dice: "da quest’albero non mangerete". Hai già visto che la maggioranza di noi quando legge questo testo non fa attenzione al fatto che loro avrebbero potuto mangiare da tutti gli altri alberi?
Pensiamo solo alla restrizione di quell’unico albero. Perché sin dall’inizio l’inclinazione dell’uomo verso la disobbedienza a Dio è lampante. Non riesce a pensare a tutto ciò che Dio gli ha lasciato disponibile, a tutto ciò che Dio ha creato, pensa a quell’unica cosa proibita.
Dio ha rivelato non solo la Sua volontà e il suo proposito, ma le conseguenze della disobbedienza. Ciò nonostante, cos’ha scelto la prima coppia? Di fare la loro volontà e non la volontà di Dio.
Fu proprio la scelta della loro volontà, invece di accettare la volontà di Dio che ha portato tutta l’umanità a questa situazione. Romani 5:12 dice: "Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, per mezzo del peccato, la morte, così la morte si è estesa a tutti gli uomini. " Ancor oggi cogliamo le conseguenze di questo.
Nonostante alcuni di noi vogliano responsabilizzare più Adamo ed Eva che chiunque altro, la domanda è: se fossimo stati noi là, sarebbe stato differente? Caino, la prossima generazione, non solo pecca, ma vediamo che il Signore lo avverte: "Il peccato sta spiandoti alla porta", questo si trova in Genesi 4:7, "i tuoi desideri sono volti a te, ma tu lo devi dominare". Cosa stava dicendo il Signore?
"Tu hai desideri contrari ai miei che ti porteranno a problemi, quindi è meglio che tu li domini che controlli la tua volontà. " Quando la Bibbia dice di "negarci a noi stessi" sta dicendo di annullare questa volontà che si oppone alla volontà di Dio, che ci porta in rotta di collisione con la volontà di Dio. Qual è stata la preghiera di Gesù nel Getsemani?
"Padre, sia fatta non la mia, ma la Tua volontà. " Questa forse è una delle frasi che riassume la vita cristiana, annullare la nostra stessa volontà che ci porta nella via opposta alla volontà di Dio e a assoggettarci alla Sua volontà. "Prendere la croce" è morire per noi stessi tutti i giorni.
"Prendere la croce" è annullare il nostro desiderio del proibito. "Prendere la croce" è compiere il dominio proprio in obbedienza alla Parola di Dio e dire no alla nostra carne e all’inclinazione della nostra carne a qualunque cosa ci porti nella via opposta di quello che Dio si aspetta da noi. La vita cristiana non può essere vissuta in altra maniera.
A meno che tu ed io non comprendiamo che l’assoggettarsi alla volontà di Dio, ai principi di Dio è il centro di tutto il rapporto con Lui, che Gesù non è venuto a riparare la disobbedienza iniziale dell’uomo e la conseguenza del peccato da essa causata per metterci nel luogo dove potessimo tornare a contrariare la volontà di Dio. No, il Vangelo significa accettare il perdono, la possibilità di ricominciare, il nuovo inizio è tornare a fare ciò che avremmo dovuto fare sin dall’inizio: è l’assoggettarci alla volontà di Dio. Quindi, se vuoi essere un discepolo di Gesù, non ci sono vie di mezzo!
L’esigenza è molto chiara: prendi la tua croce, muori per te stesso, poi, seguimi. Se tu ed io vogliamo realmente essere discepoli non possiamo evitarlo. Non ci sono due tipi di discepoli, quello che prende e quello che non prende la croce.
Perché a volte pensiamo così, il credente buono e quello più o meno, quello normale. Quello molto speciale e quello normale. No, c’è solo il tipo che prende la croce, perché quello che non la prende non è un discepolo.
Che il Signore ci dia la grazia per comprendere e praticare quello che si aspetta da noi.