Gente, siamo qui con il Mare della Galilea alle spalle. Non molto distante da noi, a destra, troviamo la città di Cafarnao, dove abitava Gesù. Questo luogo è ben prossimo al cosiddetto Monte delle Beatitudini, e questa è una delle località in cui si crede che Gesù possa aver fatto il Suo Sermone della Montagna.
In realtà, la referenza più antica di riconoscimento era qui, una chiesa del periodo bizantino. Ci troviamo in luoghi molto vicini. Però, indipendentemente dall’indovinare con precisione il luogo, è ricordare che lo scenario era questo, l’ambiente era questo, e qui, più importante del luogo, l’ho sottolineato e lo ripeto: è il messaggio che riceviamo dal Signore.
Una cosa interessante da osservare è che la Parola di Dio dice, in Matteo 4:25, che è l’ultimo verso del capitolo 4 di Matteo, che precede l’inizio del Sermone della Montagna, dice così: "dalla Galilea", che è la regione dove siamo, "Decapoli", sull’altra sponda del Mare della Galilea, questo è un grande lago di acqua dolce, dall’altra parte abbiamo Decapoli. Era un assieme di 10 importanti città romane che si trovava sulla sponda di là e già era una regione differente dalla Galilea. La Bibbia dice: "dalla Galilea, Decapoli, Gerusalemme", la Bibbia dice "Giudea", era un’altra regione ancora, più a sud di Gerusalemme," e da oltre il Giordano", il territorio che oggi è la Giordania, la Bibbia dice: "grandi folle lo seguivano.
" Le città non erano così grandi, o così abitate con la popolazione che abbiamo oggi, ma era da questi vari luoghi che convergevano, letteralmente, migliaia di persone. Il verso 1 del capitolo 5 dice che Gesù, vedendo la folla, salì sul monte. Una domanda è: perché Gesù dovette salire sul monte?
Una delle risposte ovvie è: non c’era spazio sufficiente in queste piccole città, sulla costa del Mare della Galilea per accomodare tanta gente, e loro avevano bisogno di spazio. Non c’era nessuna grande arena per contenere questa folla e qui, c’era in questa regione un campo aperto, questo permetteva che la folla fosse accomodata. Un altro fattore interessante è che normalmente su questa collina e nel pendio verso il mare, c’era inoltre un altro elemento abbastanza utile, che era la questione dell’acustica.
Immaginati che Gesù moltiplicò i pani per 5 mila uomini, senza contare le donne e i bambini. Era una folla. Come parlare ad una folla come questa senza il sistema di microfono, di amplificatore di voce che abbiamo oggi?
Quindi, dovevano far fronte anche a questa questione dell’elemento acustico. Ed è in questo scenario, normalmente pensiamo ad Israele solo con uno scenario desertico, ma qui, in questa regione della Galilea, attorno al mare, che è un grande lago d’acqua dolce, troviamo molti alberi, molta vegetazione, molto verde qui ed è stato in questo luogo che il Signore Gesù insegnò alla folla. Il Monte delle Beatitudini ha una vista sulla pianura di Genesareth, in un’estensione di più o meno 6 chilometri di lunghezza.
Questo posto era famoso sin dai tempi di Gesù, era chiamato da Flavio Giuseppe, lo storico, "l’incoronazione della natura". Qui, il verde di questa regione è impressionante. Una delle caratteristiche di questo luogo dove Gesù potrebbe aver fatto il Sermone della Montagna, è che era disabitato.
Alcuni credono che questo fosse dovuto alla difficoltà di coltivare il terreno dove c’era uno strato roccioso e poca profondità. Sebbene ci fosse la disponibilità dell’irrigazione ben prossima. D’altra parte, altri credono che, grazie alle fonti d’acqua, oltre alla prossimità con il lago, l’erba copriva il terreno e c’era l’ombra di molte palme.
Questo, oltre al fatto che c’era spazio per molta gente e l’acustica, potrebbero essere stati i fattori che portarono Gesù a scegliere questo luogo per dare il Sermone della Montagna, oltre al fatto che era molto vicino alla base dove Lui era stanziato. In Matteo 5:9, Gesù dice: "Beati i pacificatori, perché saranno chiamati figli di Dio. " Ancora una volta, troviamo Gesù parlando non solo di quanto felice o beato è chi fa la cosa corretta, come felice è questa persona per il risultato che proverà per quello che fa.
Il Signore Gesù ci sta dicendo d’essere pacificatori e parla del risultato di questo atteggiamento. È importante percepire che c’è una distinzione tra l’essere pacifico e l’essere un pacificatore. Gesù sta parlando dell’essere un pacificatore, questo va oltre all’essere pacifico.
Non basta tentare di pacificare gli altri se noi stessi non abbiamo per primi l’atteggiamento d’essere pacifici. Quello che Gesù sta dicendo non esclude l’essere pacifico, ma ci porta oltre. Ed è importante che tu ed io possiamo capire la differenza, perché se tu ed io siamo o se saremo solamente pacifici, questo si limiterà solo a noi stessi e l’interesse del Signore è che noi non agiamo solo per ciò che ci riguarda, ma che incentiviamo la pace per gli altri.
Essere un pacificatore, più che essere pacifico, è incentivare la pace per le altre persone, Lui è molto più approfondito. Qui vale la pena fare un’osservazione: molti di noi cerchiamo Dio in una maniera molto egoista. La mentalità dell’essere umano, indipendentemente dalla generazione, dalla cultura, dall’epoca in cui vive, perché questa è un’inclinazione e una risposta della natura carnale dell’essere umano, è quella d’essere naturalmente egoista, di cercare quello che ha Dio pensando solo in sé stessi.
Ma la mentalità che incontriamo nella Bibbia e lo sottolineeremo volta dopo volta, è che il Signore si aspetta che tu ed io non solo pensiamo a noi, ma che pensiamo anche agli altri. Una forma di vedere se il Vangelo ci sta toccando è se, oltre a cambiarci, cambia anche la maniera come vediamo gli altri e come agiamo in loro favore. In questo momento, voglio che tu possa fermarti, che tu possa chiederti e riflettere: come ti ha influenzato il Vangelo, non solo la tua vita, ma la maniera come vedi e la maniera come tratti gli altri.
Questa risposta è molto importante. Il prossimo elemento che devo sottolineare qui è se saremo pacificatori, se saremo persone che favoriscono la pace dovremo capire che ci sono per lo meno due livelli di pace distinti che devono essere favoriti. Uno di essi, e è quello che voglio trattare per primo, è quello che la Parola di Dio chiama di pace con Dio.
Il secondo, di cui parlerò poi per chiudere con esso, è la pace a riguardo gli altri, verso le persone. Nel libro di Romani, nel capitolo 5, l’apostolo Paolo ci parla di questo primo livello distinto di pace che tu ed io dobbiamo favorire. Lui dice: "Giustificati dunque per fede abbiamo pace presso Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore".
Quando lui usa l’espressione "abbiamo pace presso Dio", lui non sta parlando solo di uno che ha superato le sue inquietudini, le sue angosce, i suoi stessi timori, che ha vinto l’ansietà, lui sta parlando a riguardo di una cosa che è relazionale. Qual era la condizione dell’uomo prima di provare la salvezza? La Parola di Dio dice, nello stesso capitolo 5 dove Paolo scrive ai romani, dice nel verso 10: "se mentre eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Suo Figlio, molto più ora, che siamo stati riconciliati, saremo salvati mediante la Sua vita".
Quindi, la Bibbia dice che la nostra condizione anteriore alla salvezza era di inimicizia. Il peccato creò non solo la separazione dell’uomo con Dio, ma lo ha messo al di sotto del giudizio, lo ha lasciato in una condizione di inimicizia. Quando la Bibbia ci dice di essere in pace presso Dio, non sta parlando solo di un sentimento interiore che tu ed io possiamo avere.
È logico che Gesù è chiamato "principe della pace". È logico che l’opera che Lui fa nelle nostre vite è quella di portare una pace sovrannaturale. La Bibbia parla della pace che eccede ogni comprensione, che va oltre alla capacità di comprensione ed essa può essere provata, ma quando Paolo dice: "abbiamo pace presso Dio", va oltre a tutto ciò e dice di riparare una relazione danneggiata per mezzo del riconoscimento dell’opera di perdono, di riconciliazione e di giustificazione che Gesù Cristo ci ha fornito mediante la croce.
Dobbiamo capire che essere un cristiano è, prima di tutto essere in pace con Dio. Noi non potremo favorire la pace agli altri se nemmeno noi l’abbiamo goduta per primi. Quindi, tutto inizia a partire da questo.
La nostra condizione, come ho ffermato in Romani 5:10 era quella di inimicizia. L’apostolo Paolo fa la stessa dichiarazione là nella lettera ai Colossesi. Nell’epistola ai Colossesi, nel capitolo 1, l’apostolo Paolo dice, a partire dal verso 21: "Voi stessi, che un tempo eravate estranei e nemici nella mente con le vostre opere malvagie, ora vi ha riconciliati nel corpo della sua carne, mediante la morte, per farvi comparire davanti a sé santi, irreprensibili e senza colpa.
" "E voi stessi, che un tempo eravate nemici". La nostra condizione era quella di inimicizia. La Bibbia dice che quello che Gesù ha fatto per noi, non è stato solo riconciliarci nel corpo della Sua carne mediante la Sua morte, ma la Bibbia dice: "per farci comparire davanti a Dio, santi, incorruttibili e senza colpa" questa è l’opera della croce.
Essa rimuove l’inimicizia dell’uomo, risultante dal peccato, conseguenza del peccato e essa porta la pace con Dio, porta riconciliazione, porta di nuovo il collegamento con Dio. Noi non possiamo semplicemente pensare al Vangelo come una cosa che porta la pace interiore, che mi fa vincere e superare i problemi terreni senza prima sottolineare questa pace, che è il nuovo collegamento e la riconciliazione con Dio. Però, dopo aver provato questa pace dobbiamo diventare dei pacificatori.
Ed il primo livello con cui favorire la pace, o come pacificatore è favorire la pace con Dio agli altri nello stesso modo come tu ed io abbiamo già provato. È di questo che l’apostolo Paolo parla nella 2ª lettera ai Corinzi 5, anzi, questo è il messaggio che troviamo in tutta la Bibbia, specialmente nel Nuovo Testamento, che nulla di ciò che Dio fa deve fermarsi solo in noi. Deve traboccare da noi verso gli altri, lo incontriamo sempre.
Ma in una maniera molto specifica, nella 2ª lettera ai Corinzi 5, iniziando dal verso 18, leggerò ora fino al verso 21, la Bibbia dice così: "Ora tutte le cose sono da Dio, che ci ha riconciliati a sé per mezzo di Gesù Cristo e ha dato a noi il ministero della riconciliazione". Ossia, Lui non solo ha fatto di noi persone riconciliate a Lui, ma dandoci il ministero della riconciliazione, che è favorire la stessa riconciliazione che ci ha toccati, ci ha resi riconciliatori, Suoi strumenti. Se usiamo la stessa logica di che avere pace con Dio è essere riconciliato, allora, nella stessa maniera come siamo stati riconciliati dobbiamo essere riconciliatori, quindi dobbiamo diventare promotori di questa stessa pace con Dio.
Nel verso 19 lui dice: "poiché Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo, non imputando agli uomini i loro falli, ed ha posto in noi la parola della riconciliazione. " Quando la Bibbia dice: "Dio era in Cristo", non sta parlando appena di Dio incarnato nella persona di Gesù, ma sta parlando, ovviamente, della morte di Gesù sulla croce, il momento in cui ha sofferto la colpa del nostro peccato e la nostra condanna affinché tu ed io potessimo essere resi innocenti davanti a Dio. Quindi, il testo dice che Lui non ha imputato agli uomini le loro trasgressioni.
Il Vangelo non è semplicemente un Dio che ha smesso di riconoscere la condizione di peccatore dell’uomo. È un Dio che non ha gettato su di Lui il prezzo del peccato che Lui meritava di pagare, ma perché questo Dio non può appena essere buono, smettendo di essere giusto, fece in modo che Cristo ricevesse la colpa che tu ed io meritavamo. In realtà, quello che c’è nell’opera della croce è uno scambio.
Nel verso 21 lui parla di questo. Leggerò ora i versi 20 e 21, della 2ª lettera ai Corinzi 5: "Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro, e noi vi esortiamo per amore di Cristo: Siate riconciliati con Dio". Poi dice: "Poiché Egli ha fatto essere peccato per noi colui che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui".
L’opera della croce, l’opera del calvario è uno scambio. Il peccato che abbiamo commesso e che Gesù non ha mai commesso è stato lanciato su di Lui. Lui muore e soffre quello che Isaia dice: "Il castigo che ci porta la pace", pace con Dio, "era su di Lui".
È stato uno scambio. Dio lancia su di Lui il nostro peccato, e la Bibbia dice: "affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in Lui". Perciò, in questo scambio Lui assume i nostri peccati e ci trasferisce la sua giustizia.
Lui ha sofferto tutto ciò, dice il profeta Isaia, affinché noi avessimo pace con Dio. In questo testo di 2ª Corinzi 5, la Bibbia dice che facciamo da ambasciatori a Cristo. Quindi, diventiamo portavoce, rappresentanti di Dio per portare niente meno che il messaggio di riconciliazione o essere pacificatori degli altri uomini verso Dio.
Due cose da considerare a questo rispetto. In primo luogo la domanda per te: ha già provato il processo di essere riconciliato per mezzo di Cristo, ed avere pace con Dio, smettendo di curvarti sotto la colpa e la condanna? Se no, puoi provarlo proprio adesso.
Basta che tu ti penta. Basta che tu creda nell’opera di Gesù e potrai riceverlo gratuitamente. Se sì, allora hai la responsabilità di favorire questa pace.
Non vivere il Vangelo in maniera egoista, solo per te. Condividi la buona novella della salvezza. Nel terzo ed ultimo luogo, noi osserviamo qui nella Scrittura l’importanza di stare in pace con gli altri.
Anche la santificazione comprende le relazioni. Nel libro di Ebrei, nel capitolo 12 nel verso 14 la Bibbia dice: "Procacciate la pace con tutti e la santificazione". Molti peccati e noi dobbiamo capire che peccato è l’infrazione di un comandamento, molti peccati, che significa infrangere la legge di Dio, sono praticati quando sbagliamo la forma di relazionarci e di trattare gli altri.
La Bibbia dice: "Procaccia la pace con tutte le persone" e dice: "e la santificazione". Perché camminare in pace con gli altri e procedere in santificazione sono cose che sono collegate. Dei dieci comandamenti e la Bibbia è un libro di relazioni, dei dieci comandamenti che incontriamo nella vecchia alleanza, quattro di loro reggono la nostra relazione con Dio e sei d’essi parlano della nostra relazione con gli altri.
Relazionarci gli uni agli altri in maniera appropriata fa parte del messaggio che abbiamo. L’apostolo Paolo ha scritto un’epistola. Quest’epistola è diretta a Filemone e quest’epistola è una storia di riconciliazione.
L’apostolo Paolo tenta di operare nel cuore di Filemone la risposta dovuta al suo schiavo Onesimo, che si è convertito in prigione, ha servito l’apostolo Paolo, è una bella storia in cui l’apostolo Paolo si propone come pacificatore, come un messaggero di questa riconciliazione, come uno che intende che non solo la pace che lui ha provato con Dio deve essere predicata agli altri, ma che anche lui deve essere un promotore di questa pace, un pacificatore tra le persone, tra i suoi simili. Guardo la Parola di Dio e capisco alcuni principi che sono molto chiari. Oltre al fatto che Gesù ci insegna l’importanza del perdono, oltre al fatto che la Parola ci mostra che non ci può essere nel nostro cuore una radice d’amarezza perché contaminerà, non solo noi, ma anche gli altri, oltre al fatto che Gesù dice che chi non perdona non sarà perdonato, noi dobbiamo capire il messaggio biblico di essere promotori della pace.
Una cosa è non rompere una relazione, è non creare problemi, un’altra cosa è trasformarsi in un risolutore o a cooperare con Dio nella soluzione di problemi di relazione che sono già avvenuti. Non necessariamente tra noi e gli altri. Gesù dice: "Se sai che tra te e tuo fratello c’è qualcosa, vai là e riparalo.
Non serve che sia stato tu a fare qualcosa a tuo fratello per chiedere perdono, se sai che la persona ha, anche se è una cosa immaginaria, della sua mente, una sua lettura, aiuta a risolverla. Ma essere un pacificatore non è solo risolvere i tuoi problemi con gli altri, è aiutare le persone a risolvere i loro problemi. L’apostolo Paolo scrive in Filippesi 4:2, lui manda un messaggio a due sorelle di quella chiesa, di quella congregazione.
Lui fa una richiesta. I loro nomi erano Evodia e Sintiche. Nella NVT, la Nuova Versione Trasformatrice questo testo è stato tradotto così: "e prego Evodia e Santiche e chiedo a loro" lui dice: "che risolvano il loro disaccordo".
Un’altra versione dice: "che sentano lo stesso, che abbiano lo stesso sentimento". Ossia, avevano perso la sintonia e lui stava dicendo: "voi dovete correggerlo". L’apostolo Paolo era uno di questi conciliatori, uno di questi pacificatori e noi dobbiamo capire che questo, oltre a benedirci, avere pace con Dio e metterci al centro della volontà di Dio di essere pacificatori portando gli altri ad avere lo stesso incontro con Cristo, oltre ad avere pace con le persone, il che è una cosa che libera e che benedice, e favorirlo agli altri, che è già un grande privilegio, come pure il suo risultato, dobbiamo comprendere che questo, in realtà, ci porta in un luogo molto specifico.
Il risultato promesso dal Signore Gesù è molto chiaro. Il testo che abbiamo letto all’inizio, Matteo 5:9 dice: "Beati i pacificatori, perché saranno chiamati figli di Dio. " Andiamo a parlare del risultato dell’essere chiamato "figlio di Dio".
Se essere un pacificatore fosse una cosa che cambiasse la nostra natura, non avremmo bisogno dell’opera di Gesù per la salvezza. Quando Lui dice "saranno chiamati figli di Dio", Lui sta dicendo che il comportamento di un figlio è riprodurre la natura del padre. Ho visto in mio figlio quante volte, incoscientemente, mi imitava, a volt perfino nella maniera di camminare.
Un figlio riproduce la natura del padre. Quindi, saranno chiamati figli di Dio perché i pacificatori rivelano la natura di Dio. Questa è l’essenza di ciò che ci ha proposto.
Nei prossimi minuti, vogliamo avere una conversazione di applicazione pratica di queste verità. Rimani con noi. Abbiamo visto la dichiarazione del Signore Gesù sull’essere pacificatori ed abbiamo già detto che questo è molto più che essere pacifici.
L’essere pacifico si limita solo a noi. Comprendiamo la responsabilità di favorire la pace verso gli altri. Oltre alla pace con Dio, portando le persone ad incontrare Cristo mediante il Vangelo, anche la pace relazionale, visto che anche la santificazione comprende le relazioni.
Ebrei 12:14 dice: "Procacciate la pace con tutti e la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore". Cosa possiamo dire intendendo l’importanza che ha agli occhi di Dio, non essere solo pacifico, ma anche pacificatore, cosa possiamo dire di coloro che, invece di favorire la pace, favoriscono la discordia? Ed io aiuterò già nella risposta proponendo un testo biblico Proverbi 6:16 a 19, dice: "L’Eterno odia sei cose, anzi sette sono per Lui un abominio", ossia, ci sono sei che lui odia, ma la settima è peggiore delle prime sei.
Andiamo ad elencare le prime sei che Lui odia: "occhi alteri, lingua bugiarda, le mani che versano sangue innocente, il cuore che escogita progetti malvagi, i piedi che sono veloci nel correre al male, il falso testimone che proferisce menzogne" ma la settima, che Lui odia, il testo dice: "chi semina discordie tra fratelli". Gente se avesse messo questa settima allo stesso livello delle altre sei, staremmo parlando già di una cosa seria, perché sta parlando di chi versa sangue innocente, parla di omicidio. Però, dire che chi semina discordie tra fratelli, Dio, in qualche modo lo odia ancor di più di chi versa il sangue innocente, deve farcelo vedere in modo differente.
- È vero. - Perché non è solo una situazione relazionale, ma è anche spirituale. Invece di favorire la pace, favorisce la discordia.
Quindi, Cosa possiamo dire di chi entra in questo errore di favorire la discordia tra i fratelli? - Realmente la Bibbia lo mette su un piano così serio, e molte volte, visto che non comprendiamo che è una cosa talmente seria, non capiamo come questo passa inosservato tutti i giorni. Per esempio, persone che fanno dei pettegolezzi su qualcuno, uno che giudica gli atteggiamenti degli altri, uno che parla male, che realmente tenta di creare liti e a volte la persona non lo sta facendo nemmeno col proposito di dire: voglio che litighino, ma ciò nonostante non fa attenzione alla sua bocca, non si cura del suo cuore e questo finisce per influenzare tutto l’ambiente, no?
- Semina la discordia. - Il testo dice: "seminare la discordia". Quest’idea di piantare un seme, mi sembra che uno possa farlo in un certo modo talmente sottile, che in realtà pianta una cosa che crescerà più tardi.
- Con una cosa molto piccola, no? - Come avviene questa semina? Non riesco a vederlo in altro modo, se non commenti, quello che si dice, quello che si suggerisce.
- I pettegolezzi, no? Le indiscrezioni. - La Parola di Dio dice, in Levitico 19:16: " Non andrai in giro calunniando fra il tuo popolo, né prenderai posizione contro la vita del tuo prossimo.
" Questo "non prenderai posizione" può sembrare solo nella violenza, ma una calunnia è una violenza tanto quanto . . .
con la vita di un altro, quanto qualsiasi altro tipo di violenza. Però, è interessante che nel verso successivo, il 17, Dio dice così: "Non odierai tuo fratello nel tuo cuore; riprendi pure il tuo prossimo, ma non tirarti addosso alcun peccato per causa sua. " La questione non è solo non parlare degli altri.
La Bibbia dice che se non riprenderò chi sta parlando, se non darò ascolto commetterò un peccato a causa dell’altro, perché alla fine ne divento complice. Quindi, se capiamo che seminare la discordia mediante il "ho sentito dire…", del pettegolezzo, di un commento "ah, non sto parlando male", alcuni dicono, "sto facendo solo una costatazione", ma a volte è la mia interpretazione del fatto, che l’altro non aveva nemmeno, ed io lo sto piantando nel suo cuore. - Quindi dobbiamo fare attenzione non solo a ciò che diciamo, ma anche di ciò che ascoltiamo.
- Fare attenzione a ciò che si dice, di ciò che si ascolta e a come reagisce colui che ascolta. - C’è un’avvertenza nella Bibbia, quando ascoltiamo molte volte, per esempio di non entrare, di non "sederci in compagnia degli schernitori", non è così? - Si, è vero.
- Mi fa ricordare. . .
- Ora c’è. . .
- Perdonami – Parla pure. . .
(risate) - Questo discorso mi ricorda del "telefono senza fili", no? Quando ascoltiamo una cosa passiamo il messaggio, diventa un’altra storia completamente diversa, no? - Il detto dice: "ogni racconto, un’aggiunta", perché un’opinione, un’interpretazione .
. . Priscilla, raccontaci rapidamente quello che hai imparato coi tuoi genitori sulla questione dell’essere un pacificatore.
- Ah credo che ci siano alcune cosine così, no? "tipo" cose con cui dobbiamo fare attenzione. Credo che una cosa molto importante sull’essere un pacificatore, è che si deve cercare sempre un’uscita per portare la pace a tutti.
Perché è difficile a volte. Si sente dire: "ai, ma non c’era un’altra soluzione, ho dovuto fare così e alla fine è successa una confusione", ma se tu avessi una risposta con amore, una risposta che porti l’unione, anche questo è essere un pacificatore, no? Perciò l’ho imparato bene, ecco.
- Kelly, tu sei un’ammirevole donna pacificatrice. Lo dico dopo 22 anni di matrimonio e un altro anno e mezzo di relazione prima di sposarci, e conoscendo la tua storia mediante tua madre, ma c’è un verso che ti tocca molto quando l’argomento è questo, che è Proverbi 15:1. - Sì, perché credo che quando la relazione è più stretta, personale, la Parola di Dio ci insegna che la risposta dolce calma la collera, quindi tu puoi.
. . - Ma la risposta dura .
. . - Suscita l’ira (assieme).
Sì. Quindi puoi portare pace alle tue relazioni se riesci, a contenere quel fuoco invece di gettarci su dell’altra legna, dire, realmente dare una risposta differente. Non si può litigare, mia nonna diceva sempre così: "non si può litigare con chi non vuole litigare con te".
Quindi (risate) una persona da sola che vuole litigare non litiga. Anche l’altro deve voler litigare. - Siamo cresciuti ascoltando: "quando uno non vuole .
. . due non litigano" - Due non litigano.
- Io ho già tentato di litigare con Israel quando lui non voleva litigare con me (risate) non è successo. - Perciò l’essere un pacificatore non è solo dei terzi, è anche di secondi, di chi ci è ben prossimo? - Sì, esattamente.
- OK, dobbiamo capire che il Dio della pace vuole essere rivelato per mezzo del nostro comportamento. Ciò non significa che non sbaglieremo. Perché quando stiamo parlando di agire correttamente alcuni agiscono già con colpa su quello che hanno fatto di sbagliato.
- Aham (concordando). - Di quello che hai fatto di sbagliato, tu devi pentirti, risolvere con Dio, con gli altri e lasciare da parte la colpa, ma capire che c’è una forma corretta di agire d’ora in avanti nella quale puoi impegnarti e con la grazia di Dio è possibile vivere in questo modo, perché Dio non sarebbe ingiusto di chiedere a te e a me una cosa che non potremmo realizzare. Perciò Lui ci dà la grazia, lo Spirito Santo ci renderà capaci, e se capiremo l’importanza che questo ha nel mondo spirituale e decideremo di procedere come un pacificatore proveremo l’aiuto della grazia di Dio.