Gente, questo è un SUB12 speciale. Siamo arrivati al nostro episodio numero 100! Sono quasi due anni e con il marco di 200 mila iscritti sul canale.
In questo episodio speciale voglio presentarvi la mia chiesa: - Yuhuuu (grida e fischi)! Ecco, ciò che sta succedendo ora non è la chiesa. Questo è il momento finale di una delle riunioni che facciamo la domenica.
La vera chiesa, la gente che abbiamo mostrato prima, sono già tornati a casa. Voglio parlare di questo, essere chiesa è differente dell’andare o di frequentare la chiesa. Abbiamo creato un concetto nel quale la chiesa è l’edificio, nel quale la chiesa è l’ambiente fisico, quando, in realtà, la chiesa siamo noi.
È vero che nell’Antico Testamento Dio ha abitato in una casa, Lui ordinò che Mosè edificasse e costruisse una tenda, e la Sua presenza si manifestava nel "luogo santissimo". Dopodiché, Salomone costruì un tempio per Dio e quella stessa nube di gloria che si era manifestata era un’indicazione della presenza di Dio, si manifestava ora in quest’ambiente fisico. Quando il tempio di Salomone fu distrutto prima dell’esilio in Babilonia, da Nabucodonosor, tornando 70 anni dopo, nei giorni di Esdra, ricostruirono quella casa e la gloria di Dio si manifestò di nuovo lì.
Ma nei giorni di Gesù, questo tempio ricostruito nel periodo del post esilio di Babilonia, che Erode restaurò e che era il tempio dei giorni di Gesù, lo stesso Signore Gesù annunciò: "Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà diroccata. " Quel tempio fu distrutto nell’anno 70 dell’era cristiana in occasione dell’invasione di Roma, guidata dal generale Tito e, da allora, non c’è una casa, non c’è un edificio ma prima che questo fosse abbattuto la Bibbia dice che quando Gesù sulla croce grida: "È compiuto", il velo del tempio si squarciò. In quel momento la presenza di Dio smise di essere ristretta ad un edificio o ad un ambiente.
In realtà, Stefano, in Atti nel capitolo 7, fa una dichiarazione importante. Nella sua predicazione sottolinea, nel verso 48 di Atti 7: "Ma l’altissimo non abita in templi fatti da mani d’uomo". Una nuova stagione è stata inaugurata a partire dal Signore Gesù.
È vero che nell’Antico Testamento la presenza di Dio si manifestava in una casa e in un ambiente fisico? Sì, ma ora Stefano non sta dicendo che Dio non vi è mai abitato, sta dicendo che Dio non vi abita, non vi abita più. La Parola di Dio dice, in Efesini 2 che noi siamo l’abitazione di Dio nello spirito.
Siamo diventati il santuario di Dio. Siamo noi la chiesa. Il luogo dove la presenza di Dio si manifesta oggi è nelle nostre vite il luogo dove abita Dio, è nelle nostre vite e noi dobbiamo comprendere la chiesa come una cosa che va molto oltre all’edificio.
Lo stabile è importante, ma è un accessorio, è un mezzo, è uno strumento che ci serve, ma non è la chiesa. Questo concetto di "andiamo a casa di Dio" come se la casa fosse il luogo, l’ambiente fisico o la costruzione è una cosa che appartiene all’Antica Alleanza. Non incontriamo dichiarazioni come questa nella Nuova alleanza.
Anzi, in Atti 8:3, quando la Bibbia descrive Saulo, prima ancora della conversione, nella condizione di nemico, perseguitore della chiesa, la Parola di Dio dice, Atti 8 dal 1 al 3: "Or Saulo approvava la sua uccisione", qui la Bibbia sta parlando della morte di Stefano, "In quel tempo ci fu grande persecuzione contro la chiesa che era in Gerusalemme; e tutti, ad eccezione degli apostoli, furono dispersi per le contrade della Giudea e della Samaria. Alcuni uomini pii seppellirono Stefano e fecero grande cordoglio per lui. Ma Saulo devastava la chiesa, entrando di casa in casa; trascinava via uomini e donne, e li metteva in prigione.
" Alcune informazioni importanti che troviamo qui. Per primo, quando la Bibbia dice: "Ci fu grande persecuzione contra la chiesa in Gerusalemme", la Bibbia non sta parlando della persecuzione contro l’edificio, contro il luogo di riunione, parla di un popolo che fu disperso. Poi, la Bibbia dice che Saulo devastava la chiesa.
Dove? Entrando nelle case, perseguitando e catturando le persone. Quando incontriamo nella Bibbia una definizione chiara come questa di cosa sia: essere la chiesa, che è vivere il Vangelo, che è portare la presenza di Dio ovunque passiamo, che è uno stile di vita che comprende una fede che non è vissuta in maniera singolare o isolata, è importante che le persone si riuniscano, è importante che la gente abbia le celebrazioni di lode e di adorazione a Dio, è importante che in quest’ambiente la gente sia ministrata.
Per esempio, il libro di Ebrei parla a riguardo di persone che smisero di congregare come un esempio da non seguire perché la fede non deve essere vissuta da soli. La Bibbia è un libro di relazioni. I "dieci comandamenti", per esempio, ci presentano i primi quattro, come regolatori del nostro rapporto con Dio e gli altri sei, come regolamento della forma di relazionarci con le persone.
In ogni momento vediamo l’importanza di vivere la fede in una maniera di servire agli altri, di benedire gli altri, di rafforzare ed incoraggiare gli altri. Sto dicendo questo perché viviamo un tempo ed un’epoca, dove le persone vogliono vivere i benefici di un culto a distanza. È logico che ci sono mezzi come questo, l’internet, che usiamo, tu sei stato benedetto a distanza da quello che insegniamo, ma anche se trasmettessimo il culto al vivo, e noi lo facciamo nel nostro contesto di chiesa, specialmente perché ci sono fratelli che lavorano, che viaggiano ma che vogliono accompagnare l’insegnamento, ci sono persone a distanza che dicono: "Abbiamo bisogno di un po’ più di alimento", ma dobbiamo comprendere perché avviene questa trasmissione.
Non è per sostituire l’ambiente dove congreghiamo. Ci sono molte persone oggi che tentano vivere fuori dal contesto della chiesa, da una convivenza col corpo. Lui non ha una località dove serve, dove viene alimentato, dove si sottomette, dove viene corretto e molte volte tentiamo vivere il Vangelo solo in una forma virtuale, quando questo dovrebbe essere solo un’aggiunta.
Quando questo dovrebbe essere appena un alimento in più, uno strumento in più per aiutarci a dar frutto dove siamo. Si io e la mia casa abbiamo una chiesa locale qui a Curitiba, dove serviamo, dove adoriamo Dio, dove siamo ministrati e fratelli con i quali ci relazioniamo e viviamo assieme. Questo è essere chiesa.
Essere nelle celebrazioni soltanto, in questo ambiente di riunione, non significa che tu ed io siamo la chiesa. In realtà, quando guardo la Parola di Dio, vedo questo contesto una chiesa che si riuniva anche nelle case. Anche perché, quando le riunioni diventano grandi, non riusciamo a vivere il contesto chiesa con tanta gente.
In questo momento, non riesco neanche a sapere il nome di tutte le persone che frequentano le nostre riunioni la domenica. Quindi, se partiamo dal presupposto che l’accompagnamento pastorale avviene solo perché sto dando istruzione a queste persone, la visione è incompleta. Gesù istruiva una folla.
Predicava, ministrava i loro bisogni, ma la Bibbia dice che Lui ebbe compassione perché erano pecore senza pastore. Lui stava guardando verso quella folla che lo seguiva dicendo: "Voi non avete un pastore". Lui stava dicendo: "Io non mi vedo come il vostro pastore.
Ciò che sto facendo non è un accompagnamento pastorale. Accompagnamento pastorale era ciò che Gesù faceva con "i dodici"; accompagnamento è ciò che Lui propone da vivere alla chiesa, che aveva grandi assembramenti, ma aveva anche le relazioni nelle riunioni minori. Ci sono comandamenti della Parola di Dio che non riusciremo a praticare nelle grandi riunioni.
Per esempio, nella 1ª lettera ai Corinzi 14:26, Paolo dice: "Quando vi riunite, avendo voi, chi un salmo, chi un insegnamento, chi parole in altra lingua, chi una rivelazione, chi un’interpretazione" non ho la minor condizione di tentare di fare questo nei nostri culti della domenica. Perché? Abbiamo migliaia di persone.
Com’è che ognuno parteciperà? Quanto tempo durerebbe una riunione come questa? Ma, per esempio, abbiamo un contesto, non sto dicendo che le altre persone devano riprodurlo in questa maniera, ma dove abbiamo le riunioni minori incentiviamo, nelle case, i fratelli a rafforzare gli uni agli altri, a correggere gli uni agli altri, ad aiutare gli uni agli altri, a vivere la pratica del discepolato.
Essere chiesa è molto più che frequentare una riunione e essere pastore è molto più che parlare al cuore delle persone, anche se con un contenuto biblico che le alimenti, che risvegli e che faccia la differenza. Io dico questo perché molte persone ovunque passo predicando, nei commenti nelle nostre reti sociali, si riferiscono a me come il loro pastore virtuale. Ringrazio per l’affetto, io ringrazio la credibilità di un bel riconoscimento come questo, ma non posso accettarlo come una cosa vera.
Tu hai bisogno non di un pastore virtuale, hai bisogno di uno fisico, di uno presente. Gente che tocchi la tua vita, che ti alimenti che ti corregga, che ti rafforzi, che ti orienti a vivere e a compiere il piano e il proposito di Dio. Abbiamo bisogno di credenti che vivano non solo di un alimento virtuale, ma che vivano la realtà delle relazioni.
Un giorno uno mi disse: "Ma pastore, questa cosa di relazione è molto costosa, richiede molta fatica, produce molto disaccordo". Io gli dissi: "Anche questo fa parte della crescita". L’apostolo Paolo dice: "È necessario che vi siano delle fazioni tra voi, affinché siano manifestati tra voi quelli che sono approvati".
È in questo momento che riusciamo a vedere chi è già maturo e chi ancora non lo è. Chi è già cresciuto e chi è ancora nel processo. Anche in questo ambiente dove le difficoltà sono generate, possiamo crescere esercitando la nostra fede, il nostro amore, la pazienza cristiana, la capacità di supportarci gli uni agli altri, il frutto dello Spirito, è in questo ambiente che tu ed io saremo non solo testati ma anche esercitati a vivere la chiesa.
Dunque, quello che tu ed io dobbiamo fare è vivere le relazioni. Essere chiesa significa che non devi solo ricevere, devi dare, devi permettere questo viale di andata e ritorno attraverso le relazioni. La Parola di Dio è piena di citazioni e di insegnamenti circa il sopportarci a vicenda, amarsi a vicenda, farsi forza a vicenda, esortarsi a vicenda, e non esisterà questo "a vicenda" se vivremo appena in un ambiente virtuale.
Spero che il nostro ministero continui usando questi mezzi virtuali per benedirti, ma spero di non essere una voce che zittisce sull’argomento e ti lascia accomodato senza chiesa o partecipando di maniera fredda e distante. Coinvolgiti nella tua chiesa locale. Dà frutto.
Onora la tua leadership. Cerca di vivere il meglio di Dio e di farlo traboccare servendo le persone. Non solo frequentando la chiesa.
Non solo guardando la chiesa. Sii chiesa. La maniera perché tu sia chiesa non è solo comprendere l’abitazione di Dio in te, ma l’importanza del fatto che tu trabocchi tutto ciò che hai ricevuto da Lui e che tu riceva dal traboccare di Dio attraverso gli altri.
Non scollegarti da Dio, perché è possibile rimanere collegati alla rete e scollegarsi dal corpo di Cristo. Gesù disse che dobbiamo rimanere legati e che se rimarremo in Lui, questo "rimanere in Lui" non è solo un collegamento diretto, "da un ramo nascono gli altri rami". Se rimarremo collegati gli uni agli altri staremo preservando la vita, il fluire della vita e la Sua presenza nelle nostre vite.
Rimani collegato nel corpo e non solo nella rete. Dio ti benedica.