Ciao! In questo video cercherò di riassumere la questione israelo-palestinese, quindi parlerò di Gazza, di Amas, di Cis Giordania, di Sionisti, di Arafat, di Abu Maazzen. Cercherò di rimettere tutto in fila e di sintetizzarlo nella maniera più obiettiva che mi sia possibile.
Partiamo dalla cartina geografica, chiaramente non questa, lo so che non si vede un tubo, ma tra un attimo arriva una sofisticatissima grafica. Dunque, questi sono i confini ad oggi. Questo qui è lo stato di Israele.
Qui subito sopra l'Egitto c'è la striscia di Gazza. Questa è la Cis Jordania che in inglese è West Bank. E qui c'è Gerusalemme.
Partiamo dagli ebrei che in passato sono stati tristemente definiti popolo senza terra. A proposito di questo, Theodor Herz nel 1896 scrive un articolo che compare su The Jewish Chronicle in cui reclama finalmente una patria per tutti gli ebrei dispersi nel mondo. Serve una terra?
Il problema è quale? Lui pensa alla Palestina per via delle radici storico-bibliche degli ebrei in Palestina, visto che per loro è la terra promessa. E scrive questo: "Il solo nome di Palestina attirerà il nostro popolo con una potenza straordinaria.
Se il sultano ci darà la Palestina, potremmo in cambio riassestare le intere finanze dell'impero turco, di cui la Palestina all'epoca faceva parte. Ora ho tirato fuori Herz perché è il fondatore del sionismo. Il sionismo è un'ideologia, è un movimento politico che hanno come obiettivo la creazione di uno stato ebraico in Palestina.
Sionismo, infatti, viene da Sion, che è il nome della collina su cui sorge Gerusalemme, o almeno il nucleo originale di Gerusalemme, visto che oggi è enorme, è quella di dare finalmente una terra agli ebrei. Per molti è una buona idea, tant'è vero che nel 1917, in piena guerra mondiale il primo ministro inglese Balfur ha detto: "Il governo di Sua maestà vede con favore la creazione in Palestina di un focolare nazionale del popolo ebraico e si adopererà col massimo impegno per il raggiungimento di tale obiettivo, essendo chiaramente inteso che non si farà nulla che possa recare pregiudizio e diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche presenti in Palestina. Dicevamo che la Palestina faceva parte dell'impero turco.
Peccato che con la fine della Prima Guerra Mondiale ci sia lo sfacelo dell'impero turco e la Palestina diventa un mandato britannico. Il Regno Unito vede con favore bla bla bla. Quindi cominciano le prime ondate di immigrazione ebraico-sionista in Palestina che continuano negli anni 20 e che portano alla creazione di piccoli insediamenti stabili tra cui Moshavim che sono più o meno delle fattorie cooperative e Kibutsim.
Il Kibuts è una specie di fattoria comunista. Però i problemi con i palestinesi cominciano praticamente da subito. In particolare perché spesso la manovalza araba palestinese viene rifiutata perché si accontenterebbe di salari più bassi, ma questo deprimerebbe i livelli salariali di quell'area e quindi dissuaderebbe altri ebrei dal migrare qui a loro volta.
Quindi il solco tra le due comunità si si approfondisce e comincia a sorgere un nazionalismo arabo-palestinese contrapposto a quello ebraico-sionista, ma è soprattutto con la grande crisi che molti contadini proprietari arabi falliscono e quindi sono costretti a vendere i loro terreni agli acquirenti ebrei dotati invece di capitali. E nel 1936 la componente ebraica arriva al 31% dell'intera popolazione della Palestina. la tensione comincia a diventare intollerabile e, peraltro, gli inglesi non riescono a gestirla facilmente con nessuna delle due comunità.
Sempre nel 36 si arriva alla grande rivolta arabo-palestinese che viene repressa nel sangue dalle truppe britanniche d'occupazione e questo è stato il primo grande sconvolgimento per i palestinesi che si sono visti intellettuali esiliati, leader uccisi e famiglie decimate. Quanto agli ebrei, la seconda guerra mondiale e soprattutto l'olocausto fanno emergere una nuova urgenza per la creazione di un sicuro focolare ebraico in Palestina. A questo punto i gruppi sionisti estremisti prendono di mira i soldati e il personale diplomatico inglese, anche con attentati terroristici, fino a che l'Inghilterra non si stufa e rimette il mandato all'ONU.
L'ONU da parte sua vota la creazione di due stati indipendenti con la risoluzione 181 detta piano di partizione della Palestina che prevede circa un 56% di territorio agli ebrei e un 44% agli arabi. Neanche a dirlo guerra civile tra le due comunità per cercare di accaperrarsi il territorio. Prevalgono gli ebrei e il 14 maggio 1948 David Ben Gurion proclama la nascita di Medinat Israel, lo stato di Israele.
A questo punto alcuni stati arabi tipo l'Egitto e la Giordania scendono in campo a fianco degli arabi palestinesi, ma a prevalere sono di nuovo gli israeliani che occupano la Galilea che è subito sotto il Libano, mentre l'Egitto occupa Gazza e la Giordania si prende la Cisordania. Gli unici che non prendono niente sono i palestinesi che restano completamente senza stato. Circa 720.
000 lasciano la Palestina per rifugiarsi nei paesi arabi intorno, in parte per sfuggire alla guerra, in parte perché espropriati delle loro cose e anche terrorizzati dagli ebrei vincitori, come nel caso del massacro del villaggio di Dayassin. Ad ogni modo, la guerra del 1948, che appunto prima è tra sionisti e palestinesi e poi diventa tra Israele e stati arabi, comporta essenzialmente quattro cose. La prima è che i paesi arabi si rifiutano categoricamente di riconoscere Israele e di trattare con questo.
La seconda è che lo boicottano economicamente. La terza è che i paesi arabi cominciano a discriminare le minoranze ebraiche che hanno all'interno dei loro stessi confini, come ad esempio in Iraq. E questo porta a una nuova ondata di immigrazione ebraica in Israele.
La quarta è che i paesi arabi cominciano a sviluppare la teoria della macchinazione dell'occidente nei loro confronti e di cui Israele sarebbe appunto la gente. Vedi soprattutto Nasser che è stato il secondo presidente dell'Egitto e che prendendo spunto dalla forma geografica di Israele lo ha definito un pugnale diretto contro la nazione araba. Poi ci sono state altre tensioni nel 56 con la guerra di Su, ma arriviamo al 1967 con la guerra dei 6 giorni fulminea.
Israele si prende la Cis Giordania, la striscia di Gazza, prende il Sinai e le alture del Golan e soprattutto prende l'intera Gerusalemme che prima invece divideva con la Giordania e che ora viene dichiarata eterna e indivisibile capitale dello Stato ebraico. Ed è qui che cambiano parecchie cose, perché dopo queste prove di forza l'esistenza di Israele è vista ormai da tutti come un dato di fatto, nonostante le due etnie la vedano in maniera diametralmente opposta, perché per gli ebrei è provvidenziale, mentre per gli arabi è violenta, aggressiva e priva di qualsiasi legittimazione giuridica. Arrivati a questo punto il problema dei paesi arabi diventa riprendersi i territori occupati da Israele, mentre Israele vuole ottenere riconoscimenti e pace e in cambio di questo è anzi disposto a fare concessioni territoriali.
È la formula Terra in cambio di pace che la risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite declina, peraltro, in maniera piuttosto ambigua perché impegna Israele a restituire i territori occupati nel recente conflitto, senza dire niente su tutti gli altri e d'altra parte impegna i paesi arabi a riconoscere Israele, ma senza obbligarli a dei trattati di pace formali. Quindi, ecco, nel 73 c'è la guerra del Kippur, ma la situazione non cambia molto. Invece nel 78 l'Egitto, con un trattato formale decide di riconoscere Israele e in questo modo si riprende il Sinai, non Gazza però.
E più tardi anche la Giordania deciderà di riconoscere Israele. Nel frattempo arrivano nuove ondate di coloni ebrei, soprattutto a Gerusalemme e in Cis Giordania, di meno a Gazza. a Gazza smetteranno di colonizzarla circa intorno al 2000, quando sarà diventata l'area a densità abitativa più alta del mondo e sarà oltretutto in grave crisi economica con una disoccupazione che sfiora il 40%.
Quindi, appunto, arrivano altri ebrei e si stabiliscono nei territori occupati, nonostante la quarta convenzione di Ginevra del 49 reciti: "La potenza occupante non può deportare o trasferire parte della propria popolazione civile nel territorio che occupa. " Ora è vero che qui si tratta di trasferimenti spontanei, però è altrettanto vero che Israele li facilita e li incoraggia parecchio tra case a basso costo, incentivi fiscali, eccetera. Le colonie sorgono praticamente a macchia di leopardo, disarticolando e disconnettendo i territori occupati e le proprietà arabe locali.
Ad esempio, la rete idrica e quella elettrica della Cisordania vengono collegate a quella israeliana, ma in realtà tutta l'economia delle aree occupate viene fatta dipendere sempre di più da quella di Israele. In particolare perché i pendolari palestinesi vengono giornalmente in Israele per compiere dei lavori di fatica per i quali ottengono dei salari più alti rispetto a quelli che otterrebbero in patria. Ma in questo modo ogni volta che Israele chiude i confini per reagire a minacce terroristiche, fa mancare in Cisordania e soprattutto a Gazza, dei beni di prima necessità e un volume di salario indispensabile.
Solo con gli accordi di Oslo del 93 e del 95, Israele riconosce ufficialmente l'esistenza di una controparte palestinese che è l'organizzazione per la liberazione della Palestina, l'OLP, guidata da Yasser Arafat. Arafat è anche il padre fondatore di FAT o Alfatà che è un'organizzazione politica e paramilitare laica. Quindi a questo punto Israele riconosce l'organizzazione per la liberazione della Palestina che a sua volta riconosce Israele e viene prospettata la creazione di un'autorità nazionale palestinese a Gazza e in Cisordania di cui Arafat è stato il primo presidente.
Nonostante questo passo, voglia dire per i palestinesi, riconoscere che il resto del territorio, circa l'80% dell'ex Palestina appartiene definitivamente a Israele. Ora fermiamoci un attimo su Gazza. La striscia di Gazza ha una superficie di circa 360 km² e una popolazione che sfiora il 1ion700.
000 1000 abitanti, che è la densità più alta al mondo per un quasi stato. Un quasi stato perché Gazza godesi di una certa autonomia, però a seguito degli accordi di Oslo subisce ancora il controllo di Israele per quanto riguarda lo spazio aereo, le acque territoriali, l'accesso marittimo offshore, l'anagrafe della popolazione, l'ingresso degli stranieri, l'import export dei beni, il regime fiscale. E per di più Israele ha collocato dei posti di blocco lungo tutta la cintura confinaria verso Israele stessa e verso l'Egitto.
In sostanza da Gazza non si entra e non si esce senza l'autorizzazione di Israele. Ed è in gran parte a causa di questo regime vessatorio imposto da Israele che si deve l'esplosione del consenso nei confronti del movimento islamico di resistenza, cioè Hamas, che spinge la popolazione di Gazza a cercare un difensore più autorevole, più deciso di quanto non appaia l'autorità nazionale palestinese di Arafat che viene giudicata troppo remissiva. A questo vanno sicuramente aggiunte le largizioni e il sostegno economico che Amas fornisce a una popolazione come quella di Gazza, che appunto è compressa in uno spazio così piccolo con quei livelli di disoccupazione e con dei servizi sociali praticamente inesistenti.
Ora, Amas è un'associazione religiosa integralista, è praticamente il braccio operativo palestinese dei fratelli musulmani e si è fatta notare, in particolare per un alto numero di attentati suicidi rivolti contro Israele in occasione della seconda intifada, che vuol dire rivolta popolare tra il 2000 e il 2005. Dicevamo che Hamas raccoglie molto consenso e comincia a scalzare l'autorità palestinese di Arafat che viene appunto giudicata troppo morbida e troppo conciliante e per di più è sempre più sospetta di corruzione. Quindi le due organizzazioni FAT e Amas diventano praticamente rivali.
E mentre l'autorità nazionale palestinese ha riconosciuto Israele e persegue la via della trattativa, Amas non solo non lo riconosce, ma dichiara apertamente di volerlo distruggere, nonostante in realtà alcuni suoi leader, tipo Chaled Mes abbiano fatto delle richieste molto più morbide, tipo il ritiro di Israele nei confini pre67, quindi prima della guerra dei 6 giorni, o la cessione di Gerusalemme est come capitale del nuovo stato palestinese. Ma all'in fuori di questo, giusto per capirci, all'articolo quarto della carta programmatica di Amas c'è scritto che è dovere dei musulmani uccidere gli ebrei in ogni parte del mondo e indipendentemente dalla questione palestinese. Per di più, a livello ufficiale, Amas non tratta, anche se in realtà indirettamente e di nascosto lo fa.
Tantoè vero che Israele preferirebbe indebolirla piuttosto che eliminarla, in modo che non ne prendano il posto delle organizzazioni ancora più violente, ancora più aggressive. Ad ogni modo, il consenso per Amas continua a crescere. Nel 2006 vince le elezioni nella striscia di Gazza, prende il 44% contro il 41% di FAT, mentre la CIS Giordania resta sotto il controllo dell'autorità nazionale palestinese e del suo nuovo presidente Mahmud Abbas, ovvero Abu Mazzen.
Abu Mazzen appena insediatosi, si sbarazza rapidamente di alcuni leader locali della rivale Amas e da parte sua AAS, con un conflitto molto sanguinoso, ha espulso da Gazza il Fat. Ora Abu Maazen nel 2007 tenta dei nuovi colloqui di pace con la lora premier israeliano e Hood Holmert che all'epoca stava in Liud che è un partito di centrodestra, ma i colloqui non vanno a buon fine perché inizialmente li boicotta Hamas che si mette a lanciare razzi Kassam. I razassam sono dei razzi un po' rudimentali in acciaio pieni di esplosivo, perché sostiene che Israele abbia più volte violato una delle innumerevoli fragilissime tregue.
Ora, tutta la vicenda è piena di fragilissime tregue che vengono puntualmente violate e in risposta all'attacco di Amas, l'esercito di Israele scatena su Gazza l'operazione piombo fuso tra il 2008 e il 2009. Praticamente Gazza viene posta sotto blocco, non se ne entra e non se ne esce. L'esercito di Israele che si chiama ZAL effettua arresti, uccisioni mirate e anche bombardamenti, essenzialmente con due obiettivi.
Il primo è quello di eliminare i leader di Amas. Il secondo è quello di distruggere la fitta rete di tunnel scavati appunto da Hamas, che consentono di importare beni di ogni genere dall'Egitto, armi comprese, nonché di penetrare in territorio israeliano per compiervi tipicamente atti di sabotaggio e di terrorismo, in particolare con i loro razzi Kassam, che però la difesa antiaerea israeliana intercetta e distrugge con relativa facilità. Da qui un'altra serie di attentati reciproci a civili indifesi.
Poi Hamas provoca nuovamente con i suoi razzi e Zal risponde bombardando di nuovo Gazza. Tutto questo in mezzo al sangue e al terrore della popolazione di Gazza. Nel novembre 2012 è stata lanciata un'altra operazione.
L'hanno chiamata colonna di nuvola con gli stessi identici obiettivi e un'altra ancora un paio di mesi fa tra luglio-agosto 2014. Questa volta l'hanno chiamata protective edge, quindi margine protettivo. E per quest'ultima si sa da chi è partita la provocazione, perché tre studenti ebrei sono stati rapiti e uccisi, se non direttamente da Amas, con ogni probabilità su commissione di Amas che in ogni caso ha pienamente approvato il gesto.
In risposta c'è stata l'esecuzione di un palestinese sedicenne bruciato vivo da esponenti dell'estrema destra israeliana. E intanto Hamas lanciava i suoi missili cercando di colpire le città israeliane vicino al confine. Così è intervenuto ancora una volta molto duramente e specialmente in un ambiente umano indifeso e così popolato come quello di Gazza, non ha fatto molta distinzione tra civili e militanti di Amas.
E a proposito di questo, l'attuale premier israeliano Netaniahu, che anche lui è di Liud, ha detto: "Noi usiamo i nostri missili per proteggere la nostra popolazione civile, Amas usa i suoi civili come scudi umani per proteggere i propri missili". Quel che è certo è che ci sono stati meno di 70 caduti nell'esercito di Israele a fronte dei quasi 2000 morti tra i palestinesi, in gran parte civili, tra cui quasi 500 bambini. Per non parlare dei 220.
000 sfallati che mancano di acqua, luce e cibo. Ad ogni modo, il 26 agosto è stata finalmente firmata l'ennesima tregua. Quindi si sono riaperte ancora una volta le trattative tra israeliani e palestinesi e una ventina di giorni fa, il 14 ottobre, la Camera dei Comuni a Londra ha votato a favore della creazione di uno stato palestinese con l'intento di accelerare il processo di pace e di sollecitare, appunto, le due parti a trovare al più presto un accordo.
Israele non l'ha vista così, ha detto che anzi è stato un passo falso e che non fa altro che minacciare il processo di pace. Personalmente l'unico tentativo riuscito di di collaborazione tra israeliani palestinesi che io abbia visto finora l'ha messo in piedi Daniel Barrenoim che è un è un direttore d'orchestra israeliano che peraltro è anche direttore musicale della Scala Milano e lui ha fondato la Widow che è la West Eastern Divano Orchestra che è praticamente un'orchestra in cui lui riunisce dei musicisti classici di un sacco di nazionalità. Ce n'è di israeliani, di palestinesi, di irani, di siriani, di egiziani, tutta quella zona lì, con l'intento di di fargli comunicare, di di promuovere la comprensione reciproca.
Lui dice che in questo senso è molto educativo suonare in un'orchestra perché ogni musicista deve sì suonare la sua parte, il suo strumento e anzi deve farlo con convinzione, anche con compassione, però al tempo stesso deve avere un orecchio per l'altro, deve ascoltarlo e cercare di entrare in armonia con lui e tutto questo deve avvenire simultaneamente, quindi secondo lui è un grande esercizio di di convivenza. Infatti questa orchestra rappresenta l'ammissione del fatto che in quella zona sia necessario imparare a convivere. C'è una sua intervista bellissima qua su YouTube, vi lascio il link qua sotto, in cui dice tutte queste cose e propone anche la sua soluzione alla questione israelo-palestinese, che è una soluzione molto lungimirante, anche se in realtà è abbastanza difficile da attuare viste le condizioni attuali.
dice che in realtà la cosa importante secondo lui è che i confini restino aperti, che i due popoli possano muoversi liberamente e trovare un'armonia tra loro. E questo non tanto in un'ottica di "Che bello la pace, tutti contenti, ma più che altro perché lui ritiene che arrivati a questo punto non sia più possibile dividere quella terra". Cioè, secondo lui è impensabile l'idea di mettere un confine netto, un muro tra due popoli, isolarli e sperare che in questo modo non ci siano più violenze.
I violenti continueranno a essere tali anche se c'è un muro e anzi ci sarà sempre una parte che si sente minacciata e una parte che si sente vittima di un'ingiustizia. Quindi secondo lui non esiste una soluzione militare al conflitto. L'unica cosa veramente efficace, anche se molto difficile, dovrebbe appunto essere quella di lasciare aperti i confini.
mettersi d'accordo su come amministrare le varie zone, ma lasciare che la popolazione possa muoversi. Peraltro, nel 2005, Barren Boem si è pure beccato degli insulti perché si è rifiutato di rilasciare un'intervista a una giornalista israeliana che era in uniforme militare e secondo Baren Boy la cosa era indelicata e per questo motivo si è beccato gli insulti di Limornat che è un è un ministro israeliano di Liud Pure lei che gli ha dato del vero antisemita. Ora fate un pochino di attenzione al termine antisemita, nel senso di antiebreo, perché tecnicamente semiti sono anche gli arabi.
Sì.