GIOVANNI VERGA - vita, opere, pensiero

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Prof. Daniele Coluzzi
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giovanni verga tutti quanti avrete letto comunque sentito parlare dei malavoglia uno dei romanzi più importanti della letteratura italiana perché leggiamo verga ancora oggi beh innanzitutto per il suo valore storico è un autore che ha rinnovato la letteratura italiana ha cambiato il modo di scrivere romanzi a fine ottocento ma anche perché le sue riflessioni e la sua attenzione alla realtà alla verità dei fatti è ancora estremamente attuale ci racconta cioè ancora il mondo di oggi la letteratura di vergare una letteratura che raccontata al basso e racconta il mondo degli emarginati ci fa immergere totalmente nella realtà
davvero è presentata questo anche grazie a delle nuove tecniche di scrittura che per che utilizzerà ma ne parleremo vediamo intanto la vita di giovanni verga nasce il 2 settembre 1840 a catania si forma nella scuola di antonino abbate che era un letterato patriota appassionato di poesia romantica quindi verga riceve questo tipo di formazione e infatti questa influenza si nota fin da subito a soli 16 anni e scrive il suo primo romanzo amore pari a un romanzo che vuole raffigurare proprio le lotte risorgimentali velleca passerà da diversi anni a bizzini vicino catania perché questi sono gli
anni dell'epidemia di colera nel 1854 in particolar modo ci fu una grande ondata di epidemia che costrinse verga a spostarsi dalla grande città nei casi iscrive all'università di legge ma abbandona gli studi in quasi subito da strada che vuole intraprendere per esempio a quella del giornalismo ma non solo dopo l'arrivo dei mille di garibaldi a catania si arruola addirittura nella guardia nazionale e continua a scrivere nel frattempo ispirato da tutto questo pubblica per esempio i carbonari della montagna che è un romanzo di nuovo risorgimentale il primo grande cambiamento nella vita di verga e quindi anche
nella sua produzione artistica sia quando si sposta dalla sicilia a firenze firenze è sicuramente un ambiente più ricco per la sua ispirazione letteraria tra l'altro in quegli anni era anche capitale del regno d'italia e cominciano nome fate nei suoi scritti non è più soltanto quella patriottico risorgimentale ma è anche quella romantica scrive per esempio una peccatrice nel 67 in realtà sono anni molto difficili per lui perché si sente in colpa per aver abbandonato la sua terra d'origine per aver abbandonato la sua famiglia e per vivere sostanzialmente a carico della sua famiglia sperando che arrivi il
successo letterario in questo periodo infatti verga sta frequentando i salotti letterari più importanti di firenze conoscere per esempio i pittori macchiaioli l'incontro decisivo sempre a firenze con luigi capuana e luigi capuana sarà fondamentale per lui perché insieme a lui getterà le basi per la sua poetica verista luigi capuana ancora oggi ha ricordato come il massimo teorico del verismo e infatti negli anni settanta cominciò a scrivere romanzi che ancora oggi ricordiamo per esempio eva oppure storia di una capinera romanzo epistolare che parla di questa giovane maria che è destinata al chiostro ma che inizia una relazione
appunto con un giovane dal quale poi dovrà distaccarsi dopo il periodo fiorentino c'è il periodo milanese vergata al 72 si trasferisce a milano che era sicuramente una città ancora più aperta ancora più dinamica rispetto a firenze qui si fermerà per circa un ventennio entra nei circoli culturali e mondani della città entra in contatto con gli scapigliati in con i quali avrà degli stretti rapporti ed è effettivamente a milano che venga scrive il più grandi capolavori comincia a esserci un cambiamento nel suo modo di scrivere viene pubblicata la novella anedda che è un primo esperimento di
narrazione di un ambiente che è rusticano di un ambiente che è popolare e il successo di questa novella lo spinge a scrivere in questo modo ormai nel 1878 perche ha capito qual è la sua strada pubblica il suo primo vero e proprio racconto verista che conosciamo tutti quanti che tutti quanti abbiamo letto e il rosso malpelo raccoglie le sue novelle in vita dei campi del 1880 una raccolta di otto novelle ambientate della sicilia rurale con protagonisti dei personaggi umili che vivono da emarginati in una realtà del tutto lo stile nel 1881 pubbliche ma la voglia
di cui a breve parleremo e poi pubblica novelle rusticane nel 1883 questa volta 12 novelle e sempre ambientate in sicilia diciamo quindi che in questi anni per gazà scrivendo le sue grandi opere viene addirittura rappresentata a torino per la prima volta all'opera cavalleria rusticana tratta proprio della sua novella omonima che ebbe un grande successo tra le attrici c'era anche eleonora duse che ricordiamo per d'annunzio sano anche anni di grandi viaggi dei grandi rapporti professionali incontrato l'ad di cui parleremo nel 1888 un altro suo grande romanzo mastro don gesualdo che parla di questo gesualdo motta un
uomo di umili origini che si è costruito da solo una grande fortuna gli anni 90 non sono così produttivi come le erano stati gli anni 80 per berg a verga ritorno a catania e rimarrà lì sostanzialmente fino alla morte il suo nome è talmente grande e ormai che nel 1920 viene addirittura nominato senatore nomina che però lui riceverà con una certa indifferenza morirà il 27 gennaio 1922 a catania entriamo per ora nel dettaglio delle opere di verga per cercare di capire al di là della sua vita al di là della trama delle sue opere quello
che mi arriva ci vuole comunicare con i suoi romanzi quello cioè che ci ha trasmesso perché i suoi romanzi sono ancora attuali perché sono un importante documento letterario ricordiamoci che questi sono anche gli anni a livello storico del positivismo tuttavia verga non ha questa fede e ottimistica quasi cieca del progresso che molti intellettuali dell'epoca avevano al contrario verga del positivismo prende più che altro il metodo scientifico il metodo di osservazione della realtà la realtà va studiata osservato in modo scrupoloso e poi raccontata questo progresso nel quale tutta la belle epoque credeva avrebbe portato poi effettivamente
il mondo alle due guerre mondiali avrebbe portato il mondo sull'orlo del baratro perché si rende conto che in tutto questo sia l'inizio della fine è per questo che non riesce ad aderire fino in fondo anzi comincia a rivolgere la sua attenzione nei confronti delle comunità rurali i confronti di quei personaggi che sono i gradini più bassi della scala sociale sperando inizialmente di trovare quella purezza che nel mondo il progresso cominciava non esserci più ma rendendosi conto invece molto presto che erano stati corrotti dal materialismo da questa idea capitalistica del possesso non a caso una delle
sue novelle più famose che ancora oggi presenta una grande modernità e la roba che parla proprio di questa ossessione di mazzarò per i suoi possedimenti verga si rende conto che alla base dei comportamenti umani c'è questo bisogno di possedere di avere questo ci porta sia verso quello che viene definito giustamente il pessimismo verdiano sia verso la fase è quella velista cioè verga capisce che tutta questa realtà va raccontata anche perché in quegli anni questa esigenza del vero non è soltanto un esigenza che sente verga per esempio in francia scrittori come zola avevano dato il via
a questa corrente definita naturalismo cioè nei romanzi non ci si interessava più delle storie dei grandi nobili dei grandi nomi ma delle storie degli utili e queste storie andavano raccontate con lo stesso atteggiamento che ha un ricercatore o uno scienziato nei confronti della sua materia cioè in modo impersonale come se fosse un inchiesta sociale per la diceva proprio di esaminare i suoi personaggi come un medico esamina le patologie dei suoi pazienti questo tipo di lavoro permetteva secondo il naturalismo francese di far emergere la realtà delle cose e quindi di criticare la realtà nella quale vivevano
questi personaggi in modo più efficace senza mettere il proprio giudizio personale senza commentare l'ottocento di solito penso a manzoni con i promessi sposi l'autore interveniva diceva la sua giudicava moralmente quello che accadeva cioè invece credeva che la realtà parlasse già abbastanza da sola cioè soltanto raccontando in modo oggettivo i fatti veniva fuori la critica sociale verdetto accordo sicuramente il verismo certa alle sue radici ideologiche nel naturalismo francese anche se ci sono delle differenze da fare perché zola crede che attraverso la letteratura ci possa essere una denuncia sociale e quindi un miglioramento della società stessa verga
al contrario si limita a raccontare quello che vede e ad inserire tutto in una visione estremamente persini stica in cui non c'è possibilità di cambiamento di miglioramento la vita è una marcia spietata che travolge i vinti non a caso il ciclo di romanzi che ha ideato tra cui poi ricordiamo i malavoglia si chiama proprio il ciclo dei vinti cioè racconta le storie di questi personaggi che sono vinti dalla società dall'ambiente dal contesto in cui vivono dalla legge spietata della realtà e allora tutto questo pensiero nokia che fare anche con la società con la vita concreta
delle persone come si può tradurre in scrittura cioè come si può rappresentare questa ideologia a livello pratico verga innanzitutto aderisce al cane dell'impersonalità facendosi ispirare da flaubert un altro grande autore francese che diceva che l'autore nella sua opera deve essere come dio nell'universo presenti ovunque e visibile nessuna parte e allora verga capisce che quando scrive queste storie deve essere completamente invisibile l'opera deve sembrare fatta da sé che racconta la storia se l'autore si eclissa e quindi non accompagna più il lettore nella comprensione dei fatti è il giudizio di quello che avviene allora ci dovrà essere
un narratore e non onnisciente un testimone anonimo che è completamente integrato nell'ambiente in cui la storia di svolgere riguarda quegli avvenimenti con gli stessi occhi dell'ambiente in cui vive quindi è in sintonia con quei valori con quel modo di pensare in questo modo quindi il narratore non si mette a descrivere al lettore il carattere dei personaggi è quello che pensano i personaggi vengono fuori dai loro comportamenti non da quello che provano dentro perché non lo sappiamo e non c'è narratore onnisciente che ce lo raccontano questo modo il lettore è sicuramente più coinvolto gli sembra di
galaxy fin da subito nella realtà rappresentata un'altra sfida che si pone fin da subito è quella lingua c'è anche modo parlare i personaggi come questo narratore racconta i fatti e qui c'è un problema gigante no perché l'italiano di quegli anni non coincideva con la lingua realmente parlata poi sul territorio che era invece dialetto no a seconda del luogo in cui ci trovavamo allora perché non usare la lingua italiana perché quei personaggi non parlerebbero quella lingua lì allo stesso tempo però non può scrivere dei romanzi in dialetto siamo destinati a un pubblico più grande che allora
la lingua di verga è una lingua sostanzialmente italiana che però è aperta le forme dialettali e aperta soprattutto a livello di sintassi alla semplificazione alla cadenza le inflessioni che sono quelle dei dialetti in particolar modo del dialetto siciliano tutto quello di cui abbiamo parlato è evidente soprattutto nei due testi principali di verga sicuramente la novella rosso malpelo che inaugura la svolta verista e il romanzo il primo del ciclo dei vinti i malavoglia già rosso malpelo il narratore è una voce interna a questo mondo di miniera in cui vive questo ragazzo che subisce pregiudizi e le
malignità di tutti soltanto per il fatto di avere capelli rossi e quindi proprio la voce popolare si esprime su di lui dandogli una condanna che si porterà avanti a vita il narratore infatti si presenta fin da subito questo nesso tra capelli rossi e cattiveria al quale chiaramente l'autore verga ma anche noi lettori mi auguro non possiamo aderire è una voce popolare che viene espressa però dal narratore stesso e questo crea lo straniamento cioè ci troviamo subito inseriti immersi nel contesto anche valoriale in cui racconto si svolge il personaggio è un vinto è un emarginato è
uno sfruttato eppure non c'è una lettura pietosa da parte dell'autore l'autore si limita a raffigurare a mostrarci questo mondo spietato nel quale vive rosso malpelo per il quale non c'è possibilità di miglioramento tant'è che la sua storia finisce proprio come tutti si aspettavano cioè scomparirà per sempre nella miniera come un diavolo proprio come quel diavolo che tutti lui vedevano a causa dei capelli i rossi l'altro testo di cui parlavo che appunto i malavoglia il primo di questo ciclo di romanzi ciclo dei vinti che poi vergano riuscirà a completare il romanzo è ambientato in un paesino
di pescatori il famoso acitrezza in un mondo che è sempre uguale a se stesso da secoli un mondo arcaico rurale nel quale però comincia a penetrare e la modernità questa vita di paese così monotona così uguale a se stessa viene infatti scossa dalla novità cioè questa famiglia decide di investire in un carico di lupini cioè questa famiglia di pescatori chiamati malavoglia nome antifrastico cioè dice il contrario di quello che erano erano dei grandi lavoratori vivevano una vita povera nella casa del nespolo tutti i giovani ne andavano a lavorare sulla loro barca chiamata la provvidenza il
problema è che quando il padre di famiglia a padrón toni decide di investire un carico di lupini e quindi di inserire una novità all'interno della sua vita sempre uguale beh questo crea un dramma perché effettivamente la provvidenza naufraga il cargo di lupini preso a credito da un usuraio se ne va praticamente tutto in fondo al mare e perde la vita anche uno dei personaggi della famiglia bastianazzo da qui senza più la barca cominciano una serie di disavventure per tutta la famiglia famiglia che ha dei personaggi memorabili come il giovane ntoni ma anche il piccolo alessi
che li porterà sostanzialmente alla rovina ecco questo romanzo sulla cui trama non mi dilungo sarebbe bello direttamente leggerlo mette in evidenza proprio quella visione e fatalista tipica del meridione di quegli anni cioè il mondo è uno spazio chiuso regolato da tradizioni secolari e la vita dell'uomo si può muovere soltanto e dentro quello spazio nel momento in cui l'uomo prova a uscire da questo circolo vizioso sempre uguale a se stesso è destinato al fallimento utilissimo per spiegare tutto questo è il concetto dell'ideale dell'ostrica di cui verga parla in fantasticheria si basa sull'idea che coloro che appartengono
ai deboli devono rimanere legati alla propria famiglia al proprio lavoro alle proprie tradizioni per evitare di perdersi nel grande mare del mondo per evitare che i pesci più grandi li timori me quindi con un'ostrica rimane attaccata al suo scoglio i deboli gli ultimi devono rimanere attaccati alle loro tradizioni al loro mondo altrimenti fuori il mare aperto li mangerà ci sarebbero molte altre cose da dire su verga e sui malavoglia ricordiamoci però che prima di tutto questi libri vanno letti perché sono belli e perché ci raccontano ancora oggi delle cose di tutti i nomi anche se
sono stati iscritti secoli fa i malavoglia ci racconta proprio di questa fiumana del progresso come la definisce larga cioè questo avanzare del tempo che non fa altro che lasciarci vinti dei posti sulla riva dopo averci travolti e annegati
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