Storia di una Capinera, Verga - Audiolibro Integrale

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Storia di una Capinera di Giovanni Verga Voce Narrante di C. Bonanni Indice in basso! Più Ménéstran...
Video Transcript:
avevo visto la capinera chiusa in gabbia tara timida triste malaticcia ci guardava con occhio spaventato si rifugiava in un angolo della sua coppia che allorché oliva il canto allegro degli altri uccelletti che cinguettavano sul verde del prato o nell'azzurro del cielo li seguiva con uno sguardo che avrebbe potuto dirsi pieno di lacrime ma non osava ribellarsi non osava tentare irrompere il fil di ferro che la teneva carcerata la povera prigioniera che pure i suoi custodi le volevano bene cari bambini che si trastullavano col suo dolore e le pagavano la sua malinconia con mika e di
pane e con parole gentili la povera capinera cercava rassegnarsi la meschinella non era cattiva non voleva rimproverarli neanche col suo dolore poiché tentava di beccare tristamente quel miglio e quelle miche di pane ma non poteva inghiottirle dopo due giorni chinò la testa sotto l'ala e l'indomani fu trovata stecchita nella sua prigione era morta povera capinera eppure il suo scodellino era pieno era morta perché in quel corpicino c'era qualche cosa che non si nutriva soltanto di miglio e che soffriva qualche cosa oltre la fame e la sete allorché la madre dei due bimbi innocenti e spietati
carnefici del povero uccelletto menarola storia di un infelice di cui le mura del chiostro avevano imprigionato il corpo e la superstizione e l'amore avevano torturato lo spirito una di quelle intime storie che passano inosservate tutti i giorni storia di un cuore tenero timido che aveva amato e pianto e pregato senza usare di far scorgere le sue lacrime o di far sentire la sua preghiera che infine si era chiuso nel suo dolore ed era morto io pensai alla povera capinera che guardava il cielo attraverso le greto le della sua prigione che non cantava che beccava prestamente
il suo milio che aveva piegato la testolina sotto l'ala ed era morta ecco perché lo intitolata storia di una capinera molte il vice 3 settembre 1854 tra marianna avevo promesso di scriverti ed ecco come tengo alla mia promessa in 20 giorni che sono qui a corrervi campi sola tutta sola intendi dallo spuntar del sole in sino a sera a sedermi sull'erba sotto questi immensi castagne ad ascoltare il canto degli uccellini che sono allegri saltellano come me e ringraziano il buon dio non ho trovato un minuto un piccolo minuto per dirti che ti voglio bene cento
volte di più adesso che so lontana da te e che non ti ho più accanto ad ogni ora del giorno come laggiù al convento quanto sarei felice se tu fossi qui con me a raccogliere fiorellini ad inseguire le farfalle a fantasticare all'ombra di questi alberi allorché il sole è più cocente a passeggiare abbracciate in queste belle sere al lume di luna senz'altro rumore e che il ronzio degli insetti che mi sembra melodioso perché mi dice che sono in campagna in piena aria libera e il canto di quell'uccello malinconico di cui non so il nome ma
che mi fa venire agli occhi lacrime dolcissime quando la sera sto ad ascoltarlo dalla mia finestra com'è bella la campagna marianna mia se tu fossi qui con me se tu potessi vedere codesti monti al chiaro di luna o al sorgere del sole che le grandi ombre dei boschi e l'azzurro del cielo e il verde delle vigne che si nascondono nelle valli e circondano le casette e quel mare ceruleo immenso che luccica laggiù lontano lontano e tutti quei villaggi che si arrampicano sul pendio dei monti che sono grandi che sembrano piccini accanto alla mesta del nostro
mongibello se vedesse come bello da vicino il nostro etna dal belvedere del convento si vedeva come un gran molte isolato con la cima sempre coperta di neve adesso io contro le vette di tutti i codesti monticelli che gli fanno corona scorgo le sue valli profonde le sue pendici boschive la sua vetta superba su cui la neve diramandosi per i burroni disegna immensi solchi bruni tutto qui è bello l'aria la luce il serio gli alberi i monti e le valli il mare allorché ringrazio il signore tutte queste belle cose io lo faccio con una parola con
una lacrima con uno sguardo sola in mezzo ai campi inginocchiata sul muschio dei boschi o seduta sull'erba ma mi pare che il bold io debba esserne più contento perché lo ringrazio con tutta l'anima e il mio pensiero non ha imprigionato sotto le oscure volte del coro ma si spende per le ombre maestose di questi boschi e per tutta l'immensità di questo cielo e di questo orizzonte si chiamano le elette perché siamo destinati a divenire spose del signore ma il buon dio non ha forse fatto per tutti queste belle cose e perché soltanto le sue spose
dovrebbero esserne privè come sono felice e mio zio tira menti di rosalia la quale voleva a provarci che il mondo fosse più bello al di fuori del nostro convento non sapevamo persuaderci me ti ricordi e le davamo la berta se non fosse uscita dal convento non avrei mai creduto che rosalia potesse aver ragione il nostro mondo era ben ristretto l'altarino quei poveri fiori che intristiva non ei vasi previdi aria il belvedere dal quale vedeva sì un mucchio di tetti e poi da lontano come in una lanterna magica la campagna il mare e tutte le belle
cose creati da dio il nostro piccolo giardino che par fatto apposta per lasciar scorgere i muri claustrali al di sopra degli alberi e che si percorre tutto in 100 passi ove ci si permetteva di passeggiare per un'ora sotto la sorveglianza della direttrice ma senza poter correre trastullarci ecco tutto e poi vedi io non so se facevamo bene a non pensare un poco di più alla nostra famiglia io sono la più disgraziata di tutte le educande è vero perché ho perduto la mamma ma ora sento che amo il mio babbo assai più della madre direttrice delle
mie consorelle e del mio confessore sento che io l'amo con più confidenza con maggior tenerezza il mio caro babbo sebbene possa dire di non conoscerlo intimamente che da venti giorni tu sai che io fui chiusa in convento quando non toccavo ancora i sette anni allorché la mia povera mamma mi lasciò sola mi dissero che mi davano un'altra famiglia delle altre madri che mi avrebbero voluto bene è vero sì ma l'amore che ho per mio padre mi fa comprendere che ben diverso sarebbe stato l'affetto della povera madre mia tu non puoi immaginarti quello che io provo
dentro di me allorché il mio caro babbo mi dà il buongiorno e mi abbraccia nessuno si abbracciava mai laggiù tu lo sai marianna la regola lo proibisce eppure non mi pare che ci sia male a sentirsi così amate la mia matrigna e un eccellente donna perché non si occupa che di giuditta e di gigi e mi lascia correre per le vigne a mio bellagio mio dio semi prevista di saltellare per i campi come lo proibisce i suoi figli sotto pretesto di evitare il pericolo di una caduta o di un colpo di sole sarei molto infelice
non è vero ma probabilmente è più buona e più indulgente verso di me perché sa che non potrò godermi tutti questi divertimenti per molto tempo e che poi tornerò ad essere chiusa fra quattro mura intanto non pensiamo a quelle brutte cose adesso sono allegra felice e mi stupisco come tutta questa gente abbia paura e maledica il colera benedetto colera che mi fa star qui in campagna se durasse tutto l'anno no e io ho torto perdonami marianna chissà quanta povera gente piange mentre io rido e mi diverto mio dio bisogna che io sia ben disgraziata se
non devo esser felice che allorquando tutti gli altri soffrono non mi dire che sono cattiva vorrei essere soltanto come tutti gli altri nulla di più e godere poteste benedizioni che il signore ha dati a tutti l'aria la luce la libertà vedi come la mia lettera si è fatta triste senza che io me ne avvedesse non ci va dare marianna salta a piè pari questo periodo sul tiro una bella croce così ora in compenso ti farò vedere la nostra graziosa casetta tu non sei mai stata a monte i dice poverina che idea fu mai quella dei
tuoi genitori di andarti a seppellire il mascalucia un villaggio delle case addossate ad altre case delle vie delle chiese le abbiamo viste anche troppe bisognava venire qui in campagna fra i monti ove per andare all'abitazione più vicina bisogna correre per le vigne saltar fossati scavalcare muriccioli ove non si ode nei rumor di carrozze né suon di campane me voce di estranei di gente indifferente questa e campagna noi abitiamo una bella casetta posta sul pendio della collina tra le vigne al limite del castagneto una casetta piccina piccina sai ma così ariosa allegra ridente da tutte le
porte da tutte le finestre si vede la campagna i monti gli alberi il cielo che non già muri quei tristi muri anneriti sul davanti c'è una piccola spianata e un gruppo di castagne che coprano il tetto con un ombrello di rami e di foglie fra le quali gli uccelletti cinguettano tutto il santo giorno senza stancarsi mai di occupo un amore di cameretta capace appena del mio letto una bella finestra che dà sul castagneto giuditta mia sorella dorme in una bella camera grande accanto alla mia ma io non darei mai il mio scatolino come la chiama
celiando il babbo per la sua bella camera e poi è la bisogno di molto spazio per tutte le sue vesti e i suoi cappellini mentre io allorché ho piegato la mia tonaca su di una seggiola ai piedi del letto ho fatto tutto ma la sera quando dalla finestra ascolto lo stormire di tutte quelle fronde e fra quelle ombre che assumono forme fantastiche leggo un raggio di luna agitarsi tra i rami come uno spettro bianco e ascolto quello signolo che gorgheggia lontano lontano messi popola la mente di tante fantasie dei tanti sogni di tante dolcezze che
se non avessi paura aspetterei volentieri il giorno alla testa dall'altra parte della spianata c'è una bella capannuccia col tetto di paglia e di giunchi dove abita la famiglia ora del cas taldo se vedessi la bella capanna come piccina ma pulita come tuttavia in ordine e ben tenuto la culla del bimbo il pagliericcio il dischetto per quella capannuccia sì che darà il mio stanzino mi pare che codesta famigliola riunita in due passi di terreno debba amarsi di più ed essere maggiormente felice mi pare che tutte quelle affezioni circoscritte fra quelle strette pareti debbano essere più intime
più completi il cuore commosso e quasi sbalordito dal quotidiano spettacolo di codesto orizzonte chi è grande e debba trovare un gaudio un conforto nel ripiegarsi in se stesso nel rinchiudersi tra le sue affezioni nel circoscriversi in un piccolo spazio tra i pochi oggetti che formano la parte più intima di se stesso e che dava a sentirsi più completo trovandosi più vicino ad essi che ti scrivo che ti scrivo mai marianna turi direi di me che mi darai del sant'agostino in gonnella perdonami mia cara o il cuore così pieno che senza accorgermene sardo al bisogno di
comunicarti tutte le nuove emozioni che provo nei primi giorni che uscì dal convento e venni qui ero sbalordita astratta trasognata come trasportata in un mondo nuovo tutto mi turbava tutto mi confondeva immagina un cieco nato che per miracolo riacquisti la vista ora mi sono assuefatto tutte codeste nuove impressioni ora mi pare di trovarmi il cuore più leggero l'anima più pura parlo come stessa mi rispondo faccio l'esame di coscienza non quell'esame timido pauroso pieno di pentimenti e di rimorsi quale lo facevamo al convento ma un esame di contentezza di felicità benedicendo il signore che me le
concede sentendomi sollevare sino a lui da una lacrima o col solo fissare gli occhi nella luna e nel firmamento stellato mio dio se queste gioie fossero un peccato se il signore si svegliasse di vedermi preferire al convento al silenzio alla solitudine al raccoglimento la campagna la via libera la famiglia se fosse qui quel buon vecchio del nostro professore sceglierebbe il mio dubbio dissiperebbero il mio turbamento mi consiglierebbe mi conforterebbe forse allorché mi assalgono questi scrupoli allorché son tormentata da queste incertezze io prego il signore chi mi illumini che mi consigli che mi aiuti regalo anche
tu per me marianna intanto io l'ho lodo lo ringrazio lo benedico lo prego di farmi morire qui o di darmi la forza la vocazione la rassegnazione se dovrò preferire i voti solenni e rinunciare per sempre a tutte queste benedizioni per chiudermi in convento e dedicarmi a lui a lui solo interamente non sarò degna di tanta grazia sarò una peccatrice ma allorché sul far della notte vago la moglie del castaldo che recita il rosario col suo figlioletto più grandicello fra le ginocchia seduta accanto al fuoco che cuoce la minestra di suo marito dimenando col piede la
culla in cui dorme il suo bimbo mi pare che la preghiera di quella donna calma serena piena di riconoscenza per la felicità prodigata alle dal buon dio debba salire a lui assai più pura della mia che è piena di turbamenti di ansie di desideri che non convengono al mio stato e dai quali non posso difendermi interamente vedi la lunga lettera a chi ti ho scritto non mi tenere più il broncio ha dunque e rispondimi con una letterona più lunga della mia parlami di te e dei tuoi genitori dei tuoi divertimenti e dai tuoi piccoli dispiaceri
come facevamo tutti i giorni laggiù al convento nelle ore di ricreazione tenendoci abbracciate vedi mi pare che io abbia chiacchierato a lungo con te stringendosi le mani come allora e che tu mi abbia ascoltato col tuo solito risolino allegro e maliziosetto sulle labbra parlami dunque parla a 4 dai fogli di carta vada che non mi con tenterò di meno e semi racconteranno tutto quello che tu avrai detto loro per me parlami un po di tutto e allungo di me quello che vedi quello che pensi che te ne fai del tuo tempo se ti annoi se
ti diverti se sei contenta felice come me se pensi alla tua maria di me il colore della tua veste perché già so che hai una veste tu come una signorina di mi sei dei bei fiori nel tuo giardino sia mascalucia ci sono castagneti come qui se hai assistito alla vendemmia parla dunque ti ascolto non mi fare aspettare tanto a bocca aperta addio addio marianna mia sorella mia ti mando cento baci col patto di avergli e ricambiati la tua maria 19 settembre marianna mia qui non arrivano che cattive notizie non si vedono che volti spaventati il
colera infierisce a catania fai un terrore una desolazione generale del resto non fossero questi timori se non fossero queste angosce quantità più beata di quella che si mena qui il babbo va a caccia come accompagna nelle lunghe passeggiate quando potrei aver paura di smarrirsi nel bosco il mio fratellino gigi corre grida fa chiasso si arrampica sugli alberi e vi lascia appeso tutti i giorni qualche brandello del suo vestito è la mamma marianna se sapessi come me vien difficile dare questo dolce nome alla mia matrigna mi pare di fare un torto alla memoria della mia povera
madre ma pure bisogna chiamarla così e la mamma a sgridarlo a dargli dei confetti dei baci ed e gli scappellotti a rammentargli gli abiti a ripulirlo 20 volte al giorno e la non fate abu chiare e accarezzare i suoi figli beati loro e spesso mentre dà un'occhiata alla cucina o alla domestica che prepara il desinare mi rimprovera che io non sono buona a nulla nemmeno a far la cucina purtroppo è vero e la ragione non faccio altro che correrebbe i campi raccogliere i fiorellini e ascoltare il canto degli uccelli alla mia età ho quasi 20
anni capisci né arrossisco io stessa ma il mio caro babbo non ha cuore di sgridarmi e lì e non sa far altro che accarezzarmi e dire povera piccina lasciate re godere questi giorni di libertà ogni volta che penso alla mia povera mamma che dorme l'azzurro nel camposanto di catania mi vengono le lacrime agli occhi ma qui ci penso più spesso perché mi pare di essere straniera nella casa di mio padre nessuno ci ha colpa non sono abituati a vedermi ad avermi fra i piedi ecco tutto la mia matrigna poi se mi rimprovera che io non
sono buona nulla ne ha le sue buone ragioni gli happy il mio pene e il torto è sempre mio mia sorella non è molto espansiva perché non è pazzerella come me ma mi vuol bene e non si lagna del disagio che io e le a recco occupando quel piccolo camerino ove rincantucciato il mio lettuccio e che altre volte le serviva da guardaroba mentre adesso tutte le sue scatole e le sue bestie ingombrano la sua camera gigi è sempre quel caro fanciullo allegro e chiasso né che tu conosci mi salta al collo vinti volte al giorno
e mi consola con un bacio allorché la mamma mi sgrida per ragione dei suoi vestiti laceri ma che colpa ne ho io se al convento non mi hanno insegnato a rattoppare i vestiti veramente toccherebbe a me juditha è una signorina è peraltro e lei troppo occupata tutto il giorno fra i suoi abiti e le sue acconciature ed ha ragione di occuparsene tanto perché le belle vesti ebay nastri le stanno così bene che sembrano fatti apposta per lei e poi e lei ricca della dote di sua madre il mio babbo come sai non è che un
modestissimo impiegato a che dovrebbe pensare e la dunque alla sua età l'altro ieri mentre si trovava una veste nuova le domanda il permesso di abbracciarla tanto era bella e la non volle permetterlo ed ha ragione per non sgualcire la stoffa quanto sono sciocca marianna come se si fosse trattato della mia meschina tonaca di saia che non corre mai il rischio di guarirsi la famiglia è una benedizione del cielo la sera quando il babbo chiude le porte io provo un sentimento ineffabile di contentezza come se si restringessero i legami che mi uniscono ai miei cari nell'intimità
della vita domestica invece qual penoso sentimento di tristezza non provavamo tutte noi povere recluse teneramente allorché sud i vari suonare il mazzo delle chiavi del portinaio e scrivere i chiavistelli allora il mio pensiero correva ai poveri carcerati e il mio cuore si stringe va bene solo confessata a 100 volte le ho fatto 100 penitenze e giammario potuto difendermi da codeste idee la mattina prima di aprire gli occhi allorché mi risveglia al cinguettio degli uccellini che si disputano le miche di pane che io lascio apposta per loro sul davanzale della finestra che il mio primo pensiero
è la contentezza di trovarmi in mezzo alla mia famiglia accanto al mio babbo al mio fratellino a giuditta che mi abbracceranno che mi daranno il buongiorno che io non avrò uffizi da recitare le meditazioni da fare nei silenzi da osservare che io aprirò la mia finestra appena salterò giù dal letto onde far entrare quell'aria imbalsamata quel raggio di sole quello stormire di fronda quel canto di uccelli che io uscirò sola quando vorrò a correre e saltellare ove meglio mi piacerà che non incontrerò volti austeri netton a tenere nei corridoi oscuri marianna ti confesso all'orecchio un
gran peccato se mi facessero una bella vestina color caffè senza credo li nave questo poi no ma una vestina che non fosse nera con la quale potessi correre e scavalcare i muriccioli che non rammentasse ad ogni momento come questa brutta tonaca che laggiù a catania quando sarà finito il colera mi attende il convento non ci pensiamo sono una scappata sono una matta perdonami mia cara marianna ho scherzato ma intanto non ti ho detto ancora che un bel uccelletto un grazioso passerotto alle visto che mi vuol bene che mi risponde che vola a prendere l'imbeccata dalle
mie mani e mi pizzica le dita e si diverte ad arrivarmi i capelli la sua storia è un po triste è vero da principio il babbo me lo portò un giorno avvolto nel fazzoletto che il fazzoletto era macchiato di sangue poverino era forse quella la sua prima volata ed un colpo di fucile l'aveva ferito in un'ala fortunatamente la ferita non era grave che cattivi e barbari divertimenti hanno mai gli uomini vedendo quel sangue udendo quel pigolare il poverino si lamentava del gran dolore che doveva provare io piansi con lui ed arriva fino a dar torto
al mio caro babbo tutti ridevano di me persino gc lavai la ferita del meschinelli ma non sperai che cantasse che invece eccolo lì che saltella e fa il chiasso qualche volta il poverino si duole ancora della sua ferita e viene a rannicchiarsi nel mio grembo pigolando es trascinando la sua luce come se volesse narrar mi il suo guaio io l'ho conforto coi baci l'ac arezzo gli do veleni che di pane e del miglio ed egli se ne va tutto vispo a posarsi sul davanzale per volgersi di nuovo verso di me cinguettando sbattendo le ali e
allungando il collo a bocca spalancata ieri l'altro un brutto gattaccio mi fece provare un grande spavento il mio carino sai si chiama carino era sul tavolo a russare poiché egli fa mille buffonerie a sconvolgere e disordinare tutte le carte cinguettando sempre e poi si volgeva a guardarmi quei suoi occhietti arditi e il furbo come se provasse gusto a farmi dispetti quand'ecco d'un balzo sul tavolino quel gattaccio nero che allungava lo zampino per allungarlo io misi un grido il povero cari i nostri lo anche lui e fu assai lesto a rifugiarsi in seno a me non
so come lo nascondessi fra le mie mani nel mio grembiule ma tremavamo tutte e due al mio grido accorsero tutti di casa la mia matrigna mi rimproverò di averla spaventata per nulla dicendomi che non sono più nell'età delle fanciullaggine te che il gatto avrebbe fatto il suo dovere acchiappando il mio carino juditha rideva e quel pazzerello di gigi istigava il gatto a ghermire mil uccelletto che mi tenevo in grembo quel poverino lo sentivo tremare nelle mie mani dalla gran paura avuta che il cuore gli batteva forte forte mi sarei fatta uccidere piuttosto che abbandonarlo da
quel giorno non dimentico mai di chiudere lusso della mia camera o vi lascio il mio carino io lo odio quel gattuccio invece voglio un gran bene al cane del cas taldo un bel canda pagliaio tutto nero alto così che nei primi giorni mi faceva una gran paura coi suoi latrati ma che adesso mi accarezza dimenando la coda leccando mi le mani fregandosi pianti alla mia tonaca e dicendomi quei suoi occhi intelligenti che mi ama infatti egli è il mio guardiano mi accompagna nelle mie passeggiate non mi lascia di un passo corre innanzi ad esplorare il
terreno e ritorna gran salti dimenando la coda e abbaiando allegramente quando io lo chiamo egli già sa che allora della nostra passeggiata questo ora arriva 20 volte al giorno che vorresti vedere che urli che salti che carezze che ho parlato del mio cane del mio passerotto di quel brutto gattaccio e non ci ho ancora detto che abbiamo dei vicini di campagna che vengono a trovarci spesso e che passiamo quasi tutte le sere a giocare in loro compagnia che facciamo delle belle passeggiate nell'ora del tramonto essi abitano una casetta in fondo alla valle a poca distanza
nostra che si può vedere dalla mia finestra sono i signori valentini le conosci il babbo e la mamma dicono che sono brava gente io è la netta loro figlia che ha quasi la mia età siamo amiche ma non come frate m vedi non esserne gelosa perché io ti amo assai più di lei e voglio che tu mi ami assai più di tutte le altre due amiche quando mi scriverai mi hai fatto aspettare la tua lettera 14 lunghissimi giorni vedi come io ti rispondo subito ea lungo se mi farai aspettare altri 14 giorni per dirmi che
mi vuoi tutto il bene che io ti voglio che mi rimandi 100 e 100 bazzi che ti mando allora io amerò la mia nuova amica più di te pensaci ps dimenticavo di dirti che i signori valentini oltre la netta hanno pure un figlio un giovanotto che è venuto spesso con sua sorella e che si chiama antonio però lo chiamano nino 27 settembre marianna perché non sai qui a passeggiare a trastullarsi a divertirti con noi perché non posso abbracciarti e dirti ad ogni istante vedi com'è bello questo vedi come piacevole quest'altro e mostrarti quanto io sono
felice e mio zio felice come non potrei desiderare di più che sarebbe poi se tu fossi qui ieri verso il tramonto abbiamo fatto una passeggiata a quei signori valentini nel bosco dei castagni che bel bosco se tu lo vedessi marianna un'ombra deliziosa qualche raggio di sole morente che s'insinua tra le fronde 1 stormire è grave e prolungato dei rami più alti il canto degli uccelli e poi di tratto in tratto silenzio solenne e profondo sotto quelle immense volte di rami fra quelli andirivieni sterminati di viali se avrebbe quasi paura se la stessa paura non fosse
piacevole le foglie secche frusciavano sotto i nostri passi ritratto intatto qualche uccelletto spaventato che fuggiva scuoteva con improvviso stormire le poche forze che lo nascondevano vigilante il nostro bel cane correva innanzi festoso abbaiando di atri merli spaventati annetta gigi e giuditta si davano il braccio e cantare lavano il signor nino li seguiva col suo fucile ad arma collo il resto della comitiva era molto lontano e ci gridava ad ogni istante che non corressimo tanto perché l'arta del monte e faticosa il signor nino anche gli ha un bel cane un bel bracco dalle orecchie lunghe e
picchiettato tutto di nero si chiama ri e ha già stretto amicizia con vigilante juditha ed annetta ad ogni passo restavano impigliate per le loro lunghe vesti a qualche sterpo ma io no ti assicuro io corro saltello ma non inciampo mai né le siepi lascia dei segni sulla mia tonaca e il signor nino mi veniva appresso mi raccomandava di badare che non cadesse temeva per me poverino se non fosse per la vergogna quasi quasi lo sfiderei a correre quel signorino juditha si lamentava ad ogni momento a risentirsi stanca che donne son quelle marianna non sanno fare
i dieci passi senza aver bisogno del braccio di un uomo e senza lasciare qualche brandello della veste ad ogni cespuglio benedetta la mia tonaca il signor nino mi ha offerto 20 volte il braccio come se li avessi bisogno io lo avrà fatto apposta per farmi arrabbiare perché dunque non ha offerto a mia sorella che si lagnava della salita e che ne aveva bisogno lei non io quando siamo giunti in cima al monte che magnifico spettacolo il castagneto non arriva a silla e dalla vita del monte si può godere la vista di uno sterminato orizzonte il
sole tramonta da un lato mentre la luna sorgeva dall'altro alle due estremità 2 crepuscoli diversi le nevi dell'etna che sembrava di fuoco qualche nuvoletta trasparente che piazzava per l'azzurro del firmamento come un fiocco di neve un profumo di tutte le vigorose vegetazioni della montagna un silenzio solenne laggiù il mare che sin argenta va ai primi raggi della luna e sul lido come una macchietta biancastra catania e la vasta pianura limitata da quella catena di monti azzurri è solcata da quella striscia lucida e serpeggiante che ha il simeto e poi grado grado salendo verso di noi
tutti quei giardini quelli vigne quei villaggi che ci mandano da lontano e il suono dell'ave maria la vita superba dell'etna che si slancia verso il cielo e le sue vallate che già solo tute nere e le sue nevi che risplendono degli ultimi raggi del sole e i suoi boschi che fremono che mormorano che si agitano marianna ci sono delle ore in cui vorrei piangere in cui vorrei stringere le mani a tutti quelli che mi sono vicini in cui non potrei proferire una sola parola mentre mi si affollano in testa a mille pensieri guarda io non
so come non stringersi la mano al signor nino che mi era accanto son sempre ma credo che tutti in quel momento abbiamo provato quello che io provavo poiché tutti tacevano il signor nino e stesso che è sempre allegro come tu sai faceva anche lui poi siamo discesi correndo schiamazzando ridendo facendo paura agli uccelli che ne facevano a noi allorché scappavamo coni strepito improvviso tra le foglie e giocando a rimpiattino fra gli altri nonostante che i nostri genitori si schiantassero a gridarci di non correre ali e vigilante prendevano parte a quella festa saltando e abbaiando allegramente
di tanto in tanto fra quelle immense ombre un raggio di luna penetrava fra i rami strisciava sui tronchi in argenta ndoli e disegnava bizzarre figure sulle foglie morte che tappezzavano il suolo il signor nino correva anche lui come un fanciullo come un matto né più né meno di tutti noi due o tre volte lo ha sopravanzato e nessuno andata orgogliosa vincere un uomo e siccome faceva buio tra gli alberi e degli e non poteva vedermi arrossire così non mi vergognavo e allorchè mi ero lasciata di molto a dietro tutti gli altri e anche lui sostavano
samp e senza poter tirare il fiato ma tutta giuliva e non avevo paura di trovarmi sola al buio perché udivo le loro voci gli abbigliamenti dei cani e poi il signor nino non aveva il suo bravo scopo ad arma collo uscendo dal bosco fu un'altra festa allorché vedemmo i lumi della nostra casetta sai come piacevole in campagna nel silenzio fra il buio vedere da lontano quelle finestre rischiarate quel nome ospitale che ci guida che ci chiama che ci fa pensare alle pareti domestiche ea tutte le tranquille contentezza e della famiglia non sai che in questi
otto giorni siamo diventati intimissimi eco i signori valentini la brava gente ci pare che siano nostri amici da vent'anni a netta è una cara ragazza e non ride della mia tonaca e delle mie singolari maniera e da educanda siamo insieme dal mattino alla sera si passeggia si chiacchiera si gioca si fa colazione e qualche volta anche si desina assieme se ti dicessi che ho imparato a giocare anch'io per carità non dirlo ad anima viva però ancora non sono molto brava e perdo quasi sempre ma il signor nino alla bontà di star di continua a dirigermi
a consigliarmi e si contenta di non giocare lui quando tornerò al convento ti prometto di dimenticare tutte le 40 carte il convento mio dio ecco la sola nube che offuschi codesto ridente orizzonte ma non ci pensiamo per ora marianna mia siamo allegri è felice sia poi quel che dio vuole e intanto che noi siamo qui lontani dal pericolo sicuri tranquilli e che ci divertiamo quanta povera gente che piange che soffre quante miserie quante lacrime quante vittime le notizie che ci giungono sin qui ogni 4 5 giorni sono assai tristi dio mio pietà di tanti tribolati
quanti sospetti quanti terrori tu saprai che i nostri contadini credono a gli avvelenatori ai razzi avvelenati che so io meschinelli sono come me che quando molta paura leggo i fantasmi perciò tutte le notti si vedono per le valli sui monti dappertutto i fuochi che segnali delle guardie si odono continuamente delle schioppettate come se si volesse far paura dei lupi intelligenti a delle belve umane cioè triste ma la notte fra il buio e il silenzio tra questa commozione generale che è anche spaventevole sono triste e anch'io non è vero è un momento innanzi ero allegra parlandoti
dei nostri divertimenti mi dici che anche tu ti diverti e che sei in buona compagnia ci credo ma giurerei che non verrà certamente la nostra mi dice anche che non rientrerà i più in convento beata te ma se dovessi rientrarvi senza di te voglio stare allegra adesso penserà iddio arresto il mio carino è guarito si è fatto grandicello ed anche un poco cattivo è vispo chiassone ardito e gli avvenuta una goccia se lo lascia si pare credo che avrebbe l'audacia di tener testa al gatto il povero vigilante si ebbe un cattivo colpo di bastone dal
castaldo ed è venuto strillando il suo guaio io l'ho accarezzato gli dò sempre qualche boccone ghiotto e adesso non lascia più la soglia del mio camerino mi pare che non abbia dimenticato di dirti nulla scrivimi presto e lungamente dimmi che mi vuoi bene e che vuoi bene anche alla mia annata che tenevo molto addio addio addio primo ottobre se sapessi marianna se sapessi il peccato che ho fatto mio dio come avrà il coraggio di dirtelo non mi sgridare a te tappe sola lo confesserò all'orecchio è e sommessamente non mi guardare in viso abbracciami e ascolta
ho ballato intendi ho ballato ma senti non mi sgridare non c'era nessuno il babbo giuditta gigi la mamma netta i signori valentini e il signor nino anzi ho ballato con lui ascolta mi giustificherò vedrai che non sono stata io che non fu mia colpa che mi costrinsero l'altra sera i signori valentini portarono il loro harmonium suo no a netta poi anche giuditta ballarono tutti annetta mia sorella e un poco anche gigi si dovette disfare il letto di mia sorella per formare la sala da ballo dopo che giuditta ebbe finito di ballare il signor nino venne
ad invitarmi io mi sentivo ardere il viso e avrei voluto trovarmi 100 piedi sotterra balbettavo non sapevo che dire rifiutai rifiuta i venti volte te lo giuro tutti ridevano e battevano le mani il babbo venne a prendermi per la mano ridendo anche lui mi accarezzò mi disse che poi non c'era il gran male a ballare anch'io tenta inutilmente a far comprendere che non sapevo ballare ha fatto che non mi avevano insegnato neanche codesto il signor nino si impegnò di dirigermi lui non ci vedevo più trovavo le vertigini sentivo un ronzio alle orecchie e le gambe
mi tremavano mela sai condurre mi lasciai trascinare senza sapere io stessa quello che facessero di me quanto sommersi marianna eppure allorché egli mi prese per la mano allorché mi passò il braccio attorno alla vita mi sembrò chi la sua mano ardesse che mi brucia se il sangue nelle vene che mi facesse scorrere un'onda di j.lo sino al cuore ma nello stesso tempo partemi che mi confortasse e il cuore mi si spezzava sentendo battere quell'altro cuore contro il mio tutti avranno riso di me credi anche tu sì anch'io adesso nerito chiede le fanciulle della nostra età
che non abbia ballato almeno venti volte chissà se in principio provarono tutte quello che io provai ma in seguito ti confesso che quella musica quei volti allegri le parole che egli si sussurrava all'orecchio per rincuorarmi la sua mano che stringeva la mia fecero quasi svanire il mio turbamento anche direi la vergogna povera marianna non mi rimproverare quasi quasi mi parve di essere felice marianna mia perdonami non lo farò più del resto spero che mi lasceranno tranquilla avranno reso abbastanza della mia tonaca e della mia goffaggine anche lui è il signor nino ma no sono sicura
che egli non volle farmi ballare per ridere di me ma la sua intenzione era di farmi piacere e difatti è stato troppo buono per me per una povera educanda che non sapeva muoversi che inciampa va ad ogni passo che soffriva di capogiro che gli che balla così bene se tu l'avessi visto ballare con giuditta lei sì che sa ballare lei dopo si fece un po di musica annette giuditta cantarono alcune belle ariete da teatro vollero in seguito che cantassi anch'io ad ogni costo dimmi tu che cosa avrei potuto cantare al di fuori del salve regina
ebbene dissero che si contentavano anche del salve regina volevano prendersi spasso di me certamente il mio babbo per primo che mi costrinse a cantare nel coro tu lo sai bene cantavamo quasi al buio dietro le gelosie col velo sul viso infine fra persone intime ma cantare gli allo scoperto fra tanta gente c'era anche il signor nino pure dovetti cantare non le parole si intende ma la sola musica la voce mi tremava mi mancava il fiato è vero però la bontà di essere indulgenti simi di non ridere ed anzi di applaudirmi pare che la sia davvero
una bella musica quella del salve regina ho visto il signor nino così commosso e guardarmi concerti occhi lui che è sempre allegro e motegi volee che ho scritto quello che faccio quello che penso tutti i miei divertimenti tutti i miei piccata c a costo anche di buscar mi date una ramanzina io non avrei usato confessarmi né con quel buon vecchio del nostro cappellano ma se non ti narra sì tutto sorella mia se non mi sfogasse conte raccontando di tutte queste cose mi pare che esse mi opprime rebbero ho bisogno di parlarti né a lungo di
rammentarne tutti i particolari di pensarci sopra e di parlarne a me stessa di veder le scritte sopra la carta di sognarle ci sono dei momenti in cui questa folla di pensieri fermenta e mi riempie la testa di vertigini ma i media mi stordisce con folle tutte queste nuove sensazioni saranno troppo violente per me abituata alla pace e al raccoglimento che lo strale io sono felice di poterne parlare almeno conte di poter riversare nel tuo cuore quella parte del mio che trabocca scrivimi scrivimi subito non far passare tanto tempo prima di rispondere mi conforta mi discorri
con la tua povera amica che è inquieta sconcertata da tutti codesti rumori da tutte queste novità da tutte queste nuove impressioni e trema come uno celletta spaventato persino dai curiosi che stanno ad osservarlo i quali certamente non avranno intenzione di fargli del male ma gliene fanno corso lo star lì attorno vorrei piangere vorrei ridere vorrei cantare vorrei stare allega ho bisogno di una tua lettera ho bisogno di parlare con te intendi abbracciami marianna mia se potessi piangere e nasconderti il viso in seno 10 ottobre giovedì fu una bella giornata era la festa del papà non
occorre dirti che sin dallo spuntare del giorno tutta la nostra famigliola era in moto e la nostra casetta ributtante di gioia e di allegria la mamma aveva già fatto tirare il collo a un tacchino e sorvegliava ai preparativi del desinare giuditta aveva regalato al babbo un bel berretto di seta che aveva richiamato di nascosto per fargliene una sorpresa io non potrei far altro che recarvi un bel mazzo di fiori di campo che avevo raccolti all'alba ed erano ancora umidi di rugiada era un povero mazzolino il mio ma il buon padre gradino regalo quanto quello di
mia sorella ecc abbraccio entrambe con le lacrime agli occhi i nostri amici vennero a trovarci fin dallo spuntare del giorno facendosi precedere da grida festose da schioppettate tirate in aria e dagli abbagliamenti di ali che festa i signori valentini recavano anch'essi dei bei mazzi ma di veri fiori da giardino che avevano fatto venire apposta da via grande il mio povero mazzolino sembrava tutto vergognoso accanto a quei fiori superbi ci regalarono anche un bel lepre ucciso il giorno innanzi ma il signor valentini non va mai a caccia bensì suo figlio la mamma gradi più il lepre
che i fiori per parte mia ti confesso che da qualche giorno sono quasi riconciliata quelli cacciatori sarà effetto di abitudine e poi che cosa possiamo capirci noialtri in simili divertimenti ai quali gli uomini prendono tanto gusto il babbo volley che i nostri amici rimanessero a pranzo con noi fu una bella giornata si cantò series si aspetta e molto allegri si ballo anche io no sai dopo il pranzo la solita passeggiata la sera era bellissima ma non so perché io non fui così gaia così contenta come erano tutti e come fu il altra volta mi piaceva
udire il lieve fruscio della foglia che cadeva lo stormire degli alberi il canto lontano della suolo mi piaceva ad aver paura dove l'ombra era più oscura e starmi sola in disparte poiché di tratto entrato messi velavano gli occhi di lacrime qua al mistero c'è dentro di noi marianna avrei dovuto essere così allega in quel giorno in cui tutti lo erano non saprei spiegare a me stessa questa stranezza sarà forse un cervellino strambo il mio qui meglio condensi la quiete del chiostro e che qui trova si fuori di posto agitato inquieto credo anche un poco pazzerello
addio ti scriverò quanto prima questa lettera è breve ed anche e asciutta mentre ti dovrei una bella lettera lunga lunga che ti narra 600 altre cose tutte le sciocchezze che mi vengono in mente tutto quello di cui non posso chiacchierare con te a viva voce ma che vuoi oggi non mi sento in lena sono stanca svogliata e non ho le idee ben chiare a domani dunque 23 ottobre mi rimproveri che io abbia lasciato senza risposta alla tua lettera che dai ragione marianna mia me ne ero già rimproverata io stessa non so quello che mi abbia
preso non lo so il più piccolo lavoro la più piccola occupazione mia fatica sgrida mi sono un infingarda vorrei stare tutto il giorno seduta all'ombra dei castagni vorrei passare le notti a fissare gli occhi nel firmamento tutto quello che più mi allettava mi è venuto a noia non voglio più passeggiare nel castagneto non voglio più cantare non posso più ridere tutto mi infastidisce la tua povera maria è assai triste non so io stessa e perché sarà forse il signore che avrà voluto farmi provare quanto fuga ci siano i piaceri e le gioie che non sono
nella vita del chiostro ogni addio ci sono dei momenti in cui quasi ho paura di me stessa perché anche la mia preghiera è distratta dio mio perdonatemi confortate mi.to mio sorregge temi il mio carino è diventato quasi selvatico perché da molti giorni non mi trastullo più con lui mi sfugge sono diventata tanto cattiva dunque vigilanti non mi fa più le sue solite carezze perché non viene ricambio e si avvede che mi infastidiscono se fossi malata marianna ti confesso all'orecchio che quasi quasi vorrei essere malata perché allora tutta codesta noi a tutta questa stanchezza dell'anima avrebbe
un motivo che non mi spaventerebbe tu però che sai sana che sei allegra che sei felice scrivimi scrivimi spesso amami cento volte di più perché adesso ha maggior bisogno che tu mi voglia bene perché io ti voglio bene assai di più e perché l'unico dolce sentimento che mi sia rimasto è una gran tenerezza per i miei cari per tutti quelli che conosco figurati poi per te 2 novembre son convinta che a noi poveri cuori deboli e timidi tutto questo tool molto del mondo tutte queste sensazioni potenti tutti codesti piacere facciano un male immenso siamo degli
umidi fiorellini avvezzi alla dolce tutela della stufa che l'aia libera uccide tira menti come io ti scrivessi di essere allegra felice due mesi or sono come ogni nuova emozione fosse un tesoro che il mio cuore è avido di contentezza come ringraziarsi il mio buon dio di tutte quelle sensazioni piacevoli a cui si schiudeva l'anima mia benedicendo lo è vero marianna purtroppo è vero quello che ci dicevano sempre le monache e che il padre anselmo ripeteva dal pulpito le vere gioie tranquille e serene e durevoli sono quelle del chiostro io non saprei spiegartene la ragione ma
quelle del mondo non sono sempre le stesse io l'ho provato io che mi trovo così cantata tutto mi stanca mi pesa mi dà noia tutto mi è argomento di inquietudine di turbamento e anche di sgomento lo stesso non saper trovare una ragione agli impegni improvvisi di allegria folle e quasi delirante e dalle repentine tristezze che mi assalgono mi spaventa mi sento infelice in mezzo a tutti codesti doni del creatore che benedissi altra volta vorrei ritornare fra quelle buone pareti del convento vorrei inginocchiarmi in quel coro vorrei abbracciare i piedi di quel crocifisso vorrei baciarti che
nasconderti il viso in seno e sfogarmi delle lacrime che mi si aggrappano in cuore non mi deridere marianna con piangi mi piuttosto con piantine che sono molto triste che non so spiegarmi la mia tristezza e non so provarne la causa che sono forse cattiva ingrata verso il buon dio che mi ha colmata di tante benedizioni ingrata verso il mio caro babbo che si sforza di dissipare la mia tristezza con mille carezze ingrata verso la mia famiglia verso i miei amici non posso più scriverti vorrei piangere e stato quasi tutta la notte alla finestra fissando gli
occhi nel buio profondo che mi sembrava pieno di larve ascoltando ruzzolare lontano dei cani il ronzio degli insetti notturni che non ho avuto paura se potessi abbracciarti se potessi piangere scrivimi almeno tu scrivi mi non ti dico altro 10 novembre mia cara marianna tu sei inquieta per me per lo stato dell'anima mia mi fai mille domande che non comprendo che mi imbarazzano alle quali non saprei rispondere richiedi mille spiegazioni che non saprei dare a me stessa se tu fossi qui se ci parlassimo all'orecchio abbracciate sotto gli alberi dove l'ombra è più densa tu che sei
già una signorina tu che non andrai più in convento che conosci il mondo tu forse sapresti trovarci il bandolo tu forse sapresti rispondere alle mie domande sciogliere i miei dubbi che mi con for the rest i temi tranquilli resti ma che posso dirti io le tue stesse interrogazioni in inquietano mi turbano perché mi domandi la ragione del non averti più parlato dei signori valentini nelle mie ultime lettere che sono sì meste mentre te ne parlavo tanto nelle mie prime che erano così allegri perché hai osservato che mentre il nome del signor nino è ricordato 20
volte nelle mie prime sembra poi evitato con molto studio nelle ultime come l'hai osservato io stessa non mi ero accorta dio mio non saprei nemmeno dirt e nè il perchè ma tu hai ragione che mi hai fatto scorgere che anche adesso c'è voluto uno sforzo per scrivere quel nome ti sarai anche accorta che la mia mano ha tremato e se mi vedessi in viso marianna marianna mia ora ti scriverò tutto vedi ti metterò il mio cuore fra le mani tu li interrogherà i l'analizzerà il meglio di me e come io non saprei tu mi dirai
che cosa devo fare per vincere codesta malattia che mi travaglia che per tornare ad essere gaia spensierata e felice tumi aprirai le braccia non so quello che si agita dentro di me ma deve essere qualche cosa di male perché io abbia esitato a confidart e lo perché io mi trovi direi come colpevole perché io sia posseduta da una vergogna da un'inquietudine da un timore inesplicabile come se avessi un segreto da nascondere a tutti e che tutti tenessero gli occhi fissi su di me per scoprirlo quale ecco adesso segreto mi addio io stessa non saprei dirlo
ti narrerò tutto tutto se tu potrai indovinarlo melo a ditte rai ed io ti prometto di vincerlo se è un male ad una tentazione ti prometto di essere buona di pregare dio perché mi dia forza i miei illumini che mi aiuti ho analizzato tutta me stessa per vedere dovessi acquisto male da chi provenga questo turbamento o passato in rassegna tutti i miei sentimenti i miei pensieri file mie occupazioni le persone con cui parlo gli oggetti che peco non trovai nulla tranne che è ma tu mi crei dry matta che ridere di me ti ho scritto
altre volte che noi ci siamo fatti intimissimi con i signori valentini panetta è per me un altra marianna ma tu mi hai fatto pensare che quel suo fratello mi fa un certo effetto è vero direi quasi che mi fa paura no non sono cattiva marianna non mi condannare è una stravaganza una follia certamente mi adeguo che ho torto e cerco di piacere me stessa perché colui ha un buonissimo giovane è anche pieno di attenzioni per me ma io non saprei spiegarti l'impressione che egli produce in me non è antipatia non è avversione eppure lo temo
eppure ogni volta che lo incontrò arrossisco impallidì scoprimmo che vorrei fuggire bene ma poi egli mi parla lo ascolto rimango a lui vicina non so perché mi pare che non potrei staccarmene e penso al padre anselmo allorché ci parlava dal pulpito del fascino dello spirito del male e ho paura dio mio non ti dico già che sia lo stesso è un paragone vorrei poterti spiegare l'effetto che egli mi fa eppure egli è cortesissimo con tutti e anche con me e io non sono cattiva ti giuro io gli sono grata delle sue delicati premure uno degli
scorsi giorni dopo il famoso ballo egli mi disse in un momento in cui eravamo soli io vi ringrazio signorina di che di avermi fatto il favore di ballare con me se sapeste come ero felice che diceva questo in un certo modo che io mi sentivo tutta turbata dio mio come sono esagerati gli uomini nei loro complimenti ma non so perché egli mi abbia detto questo sottovoce e mi parte anche di accorgermi che egli abbia arrossito e forse per questo anche io mi feci rossa e non seppi rispondergli nulla vedi sa qual delicatezza e gli arriva
per farmi piacere un'altra volta mi disse come vi sta bene codesta tonaca mi ha detto questo la mia brutta tonaca nera non saprei spiegartene la ragione non mi parve che ne provassi un gran piacere arrossiva balbettavo e non sapevo che farmi tu mi dirai che sono matta e avrai ragione perché non sono certamente le sue cortesi e che possono sconvolgerli così tutta quanta perché ha dunque allorché ascolto la sua voce mi confondo perché quando incontrò il suo sguardo fisso su di me mi sento un tratto una vampa al viso e come un brivido al cuore
senti marianna io credo di aver trovato la ragione di tutto questo in convento ci hanno abituati a farci tale idea degli uomini in generale e dei giovanotti in particolare che non possiamo incontrarne uno senza sentirci tutte sottosopra perché dunque giuditta mia sorella che pure è più giovane di me non prova mai il minimo imbarazzo discorrendo con lui perché anzi scherza con lui ride egli parla a lungo con franchezza senza arrossire mentre se io dovessi fare altrettanto mi parrebbe di morire non la meno dio mi perdoni mi pare che per questa ragione talune volte io provi
pre mia sorella un sentimento che somiglia all'invidia oddio mio chiamatemi a voi nel vostro convento fra la calma il silenzio il raccoglimento calmate la mia mente rischiarate la mia ragione 16 novembre lunedì lo incontrai nel castagneto e fortuna a gigi mi accompagnava egli aveva il suo capo ad arma collo e cantarella va da lontano prima che si fosse accorto di noi tu non sai che dolce voce egli abbia io lo riconobbi subito mi sembrava che il cuore mi scappasse dal petto e avrei voluto allontanarmi fuggir mele per console itochu kissi mo turbamento il suo cane
ali ci vide per primo e ci corse incontro latrando e facendosi festa bisognava rimanere lì non è vero malgrado che mi fossi fatta di bracci malgrado che trema si tutta egli si sarà accorto del mio turbamento si avvicinò e mi stese la mano dovete dargli la mia perché qui si usa a stringere la mano anche agli uomini e non mi par bene poiché egli dovette accorgersi che la mia povera mano tremava per tornare a casa si doveva attraversare la parte più fitta di castagneto e sul limite che è assai roccioso c'erano molti sterpi e spine
egli volle accompagnarmi e darmi il braccio tremavo talmente che egli mi disse appoggiatevi francamente signorina voi inciampate ad ogni passo ed era vero si fece un bel tratto di strada in silenzio e camminando io spingevo apposta col piede le foglie secche che coprivano il suolo per nascondergli il battito del mio cuore egli avrà avuto pietà del mio imbarazzo poiché tentò rompere quel silenzio dicendomi che bella giornata che bella passeggiata abbiamo fatto e sospirava anzi gigi si lagnò che io gli camminassi sui piedi poi ci mettemmo a sedere su di un muricciolo accanto alla vigna che
lui mi si pose al fianco io non vedevo che il calcio del suo scopo che disegnava sulle zolle certe bizzarre figure ali venne a posare la sua grossa testa sui miei ginocchi sorridendomi con cui suoi begli occhi pieni di vita io l'ho accarezzavo adesso mi ringraziava dimenando la quota il suo padrone mi disse vedete come vi vuol bene ali lo amate voi non so perché quelli innocentissima domanda di come avesse tutta e mi parve di amare immensamente quel povero ali e accarezzo anche gli il suo cane e allora le nostre mani si incontrarono e senti
che la mia tremava il mio silenzio e stesso mi imbarazzava cercavo una risposta e non seppi balbettare che come è bello il vostro cane signore egli non disse più nulla e sospirò perché sospirava sarà anche gli infelice poverino infatti da qualche giorno mi è parso più malinconico ed è in quel momento che egli sospirava provavo per lui una gran tenerezza e non più il solito sgomento bensì un sentimento tanto amichevole che avrei desiderato essere un uomo come lui un suo amico un fratello per gettargli le braccia al collo e chiedergli che cosa lo affligge se
così per confortarlo o per dividere almeno con lui le sue pene bossi sono picca touch i grossi e chissà quanto dovrà soffrire nel farne la confessione poi ne ho sulla coscienza un altro più grosso ancora una viva curiosità di conoscere che cosa lo rattrista se in quel modo noi altre donne siamo tanto curiose ma capisci benissimo che non osai domandarglielo da allora non lo vidi più che la sera insieme ai suoi non ardisco più uscir sola a gubbio a gubbio alla mia finestrella e tutti i giorni all'or chiodo la sua voce o il fischio con
cui chiama il suo cane laggiù nel bosco allorché mi sembra vedere un'ombra passare rapidamente fra i gruppi lontani degli alberi il cuore mi batte come quando eravamo rimasti in silenzio l'una accanto all'altra quelle mani posate sulla testa di quel bel cane tutte le volte che lo incontrò provo lo stesso turbamento ed è perciò che evito di incontrarlo ma accade delle volte che non posso sfuggire lo capisci che devo dissimulare il mio soffrire e restare lì quando egli mi guarda il cuore mi balza nel petto e vorrei morire per nascondere il mio rossore mi pare che
tutti gli occhi siano fissi su di lei a domandarmi perché arrossisco e dio dio mio non saprei dirlo non lo so pure appena posso approfittare del primo pretesto vado a rifugiarmi nella mia camera a nascondere fra i guanciali il viso infuocato e piangere non so ma mi pare che il canto mi faccia bene e mi alleggerisca di un gran peso frattanto ieri l'altro mentre mi asciugavo gli occhi vedi un'ombra alla finestra era lui che appoggiava il gomiti al davanzale e si teneva il volto fra le mani ti lascio immaginare come rimanesse anche lui era assai
turbato volle sorridere e mi parte e che piangesse tanto quel sorriso era triste chabal detto perché ci fuggite signorina avrei desiderato che il suolo si fosse aperto ad inghiottirne per fortuna sopraggiunse mia sorella mi fu d'uopo uno sforzo miracoloso per calmarmi o piuttosto per imporre al mio viso di mentire e andai a raggiungere la comitiva che si sollazzava sulla spianata juditha era accanto a lui gli parlava rideva era tranquilla non tremava lei o il convento il convento ecco quello che mi ha bisogno che è fatto per me al di fuori non c'è che turbamento e
sofferenze vedi veranno cattiva lui per primo dio che miraggio in cuore sa che io non solo tale che io non ci ho colpa se la mia timidi dalle mie abitudini tanto diverse dalle loro mi fanno sembrare cattiva ma chi mi crederà ieri mentre tutti rientravano in casa perché il fresco della sera era divenuto frizzante e gli e mi sa che sto triste pallido mi prese la mano tremavo talmente che non seppi ritirarla ero sbalordito egli mi disse con la sua voce più dolce che vi ho mai fatto signorina perché mi fuggite mio dio mio dio
avrei voluto buttarmi ai suoi piedi domandargli perdono dirgli che si ingannava che non era colpa mia non so che cosa disse non so che cosa balbettai sopraggiunse annetta mi buttai fra le sue braccia e mi sfogai impianto marianna mia cerca un conforto per me aiutami anche tu mi abbandoni sono sola sono triste sono infelice pregai dio che mi faccia presto ritornare alla mia tranquilla e modesta esistenza e che nel silenzio di quei corridoi si estingua al soffio tempestoso che viene dal mondo a turbare la sbigottita anima mia ti ho scritto con gli occhi velati di
lacrime so nemmeno quello che ho scritto perdonami e da mani che ho molto bisogno di essere amata 17 novembre l'altra sera dopo che egli mi disse quelle parole allorché entrai nella stanza dove stavano radunati i miei parenti con i signori valentini ero così turbata che tutti se ne a peter mia matrigna fece una scena mi rimproverò che io sono una ragazza maleducata capricciosa che mi abbandono a degli impieghi di gioia e degli accessi di malinconia ingiustificabili mio padre tinto a difendermi sostenendo che io fossi indisposta tutti gli altri tacevano quel supplizio durò quasi mezz'ora allorché
potrei chiudermi nel mio stanzino io ringrazia il signore che lo pregai fervidamente di chiamarmi asse passai una cattivissima notte senza nemmeno chiudere occhio poi interrogato il mio cuore ed ho paura di anna mia se non temessi di far peccato e di addolorare mio padre giuditta mio fratello te e tutti quelli che mi vogliono bene io vorrei morire di colera addio 20 novembre marianna marianna io lo amo io lo amo pietà pietà di me non mi disprezzare sono molto infelice perdonami mio dio perché questo castigo così duro ecco che bestemmia mio dio quanto ho pianto io
mio vi è una donna più sciagurata di me la me è un orribile parola è un peccato è un delitto ma inutile di stimolarlo a me stessa il peccato è più forte ho tentato di sfuggirgli che su mya abbrancato mi tiene in ginocchio sul petto mi calpesta la faccia nel fango tutto il mio essere pieno di quell'uomo la mia testa il mio cuore il mio sangue lo dinanzi agli occhi questo momento che ti scrivo nei sogni nella preghiera non posso pensare ad altro mi pare che ad ogni istante il suo nome mi venga sulle labbra
che ogni parola che preferisco si trasformi nel nome di lui allorché lo ascolto sono felice quando mi guarda tremo vorrei stargli vicina ad ogni momento il uffugo vorrei morire per lui tutto ciò che sento per quell'uomo è nuovo è strano è spaventoso è più ardente dell'amore che porto a mio padre è più forte di quello che porto a mio padre è più forte di quello che porto al mio dio questo a quello che al mondo chiamano amore l'ho conosciuto lo becco è orribile è orribile è il castigo di dio la perdizione la bestemmia marianna io
sono perduta marianna prega per me ieri e gli era andato a catania per certi affari della sua famiglia avrebbe dovuto essere di ritorno prima di sera con la omnibus di trecastagni e alle 9 ancora non si poteva figurati lo sgomento della sua famiglia e di tutti le notizie che corrono solo tristissime non c'era chi non pensasse a qualche disgrazia la madre ea netta piangevano il signor valentini era agitatissimo e andava ogni momento al ciglione che sovrasta la vigna da dove si può vedere un bel tratto del viottolo che mena al villaggio poiché suo figlio avrebbe
dovuto lasciarla omnibus alla solita fermata e venirsene a piedi sin qui l'oscurità era fitta nel viottolo non si vedeva a dieci passi si erano spediti due mesi per cercare di sapere la causa di quel ritardo e per annunciare più presto il suo ritorno il povero padre lo chiamava di tratto in tratto ad alta voce come se avesse sperato di udirlo a rispondere da lontano tutti tendevano l'orecchio ti puoi ben immaginare con quale ansia si attendeva un minuto 10 la voce moriva lontano lontano nella valle e succedeva il silenzio suonarono le nove e mezzo le 10
e i piagnistei erano generali il signor valentini era andato a incontrarlo solo al buio come un pazzo per domandarne a tutti i viandanti deciso a non fermarsi che allorquando avrebbe trovato il figlio matteo mio se non si vedeva anima viva e il più ardito viandante non si sarebbe rischiato a quell'ora di percorrere le strade in vigilate sospettosamente dai contadini che fanno la guardia al colera quei pianti mi spezzavano il cuore quel silenzio mi atterriva il buio mi sembrava pieno di orribili visioni piero chiusa nella mia cameretta onde inginocchiarmi ai piedi del crocifisso e piangere e
pregare per lui detratto è entrato interrompe pò la mia preghiera asciugavo le mie lacrime soffocavo i miei singhiozzi per tendere l'orecchio per mettere tutta l'anima mia nell'ascoltare al di fuori si udiva solo in lontananza il rumore di qualche fucilata che mi metteva in convulsione eluso la re che era lu coupé diventai superstiziosa pensai quando avrò detto cento avemarie draw la sua voce né dissi 50 tutte di un fiato poi incominciai a recitare le altre più lentamente perché mi pareva che avessi detto le prime troppo infuria che il tempo prefisso mi non fosse quello che dio
non mi avrebbe esaudita perché avevo recitato le mie avemarie troppo distratta quando e abi detto e le ultime dieci tornai da capo lusingando mi che mi fossi sbagliata nel contare recitai le ultime due ad una ad una interrompendo mi per ascoltare e mi parli di aver udito delle voci lontane attesi attesi nulla il silenzio poi disse a me stessa se la prima che parlerà sarà netta e gli arriverà fra un quarto d'ora in di quando il vento avrà fatto stormire le foglie degli alberi dieci volte egli sarà qui i rami si agitavano si agitavano e
nessuno veniva allora mi parve che soffocasse che la mia testa si smarrisse che il sangue mi scorresse in tutte le vene con tale impeto da spingermi a correre non so dove come una pazza mi parve che quella stanza fosse angusta che quel tetto mi schiacciasse uscii sulla spianata mi faceva male vederli piangere quei poveri parenti ascoltare ansiosamente i rumori della campagna e sussurrarsi sottovoce delle lusinghe per ingannare se stessi più che gli altri andai a sedermi sul muricciolo lontana da tutti al buio con gli occhi ardenti fissi nelle tenebre quasi mi sembrasse poterle diradare col
mio desiderio ascoltando lucciola re lontano dei cani e cercando di indovinare se essi abbaiassero per il suo passaggio lei addio che soffrire a un tratto mi parve che i battiti del cuore si arrestassero o di un urlo lontano un urlo che conoscevo il cuore comincia a battere il tumulto cominciò a far rumore quando avrei voluto unicamente ascoltare lola nulla mi ero forse ingannata poi su di un altro urlo più vicino più distinto questa volta tutti lo udirono era lì che abbaiava e lui viene è la voce di alì alì correva si avvicinava urlava a festa
si gridava la buona novella si sapeva inquieti spaventati e veniva correndo si udivano i tralci delle viti scossi bruscamente dalla sua corsa ancora non si vedeva ma avrei potuto precisare il punto dove gli correva mi pareva che il cuore scappasse via dal petto tutti erano corsi lì sul muricciolo vicino a me tali arriva salta sul muro tra lui e lui e so mi salta addosso latrando festoso eppure ansante commosso anche lui il povero ali io lo abbracciai lo abbracciai stretto stretto perché mi pareva di svenire e scoppia in lacrime quando arrivò quel povero nino pallido
stanco trafilato veniva a piedi da catania perché l'omnibus era partito prima di lui e non aveva potuto trovare altra carrozza che volesse fare il viaggio a quell'ora suo padre era tornato con lui lo baciava sua madre e da netta se lo tenevano fra le braccia tutti lo festeggiavano tutti piangevano di giubilo egli mi avrà creduta egoista e cattiva perché io corsia rinchiudermi nel mio camerino a piangere ridere a singhiozzare liberamente ad abbracciare i piedi del crocifisso immobili le pareti mio dio c'è un essere più infelice di me e sulla terra che codesta tentazione si è
impossessata di me io non mi riconosco più i miei occhi vedono più chiaro la mia mente e scopre misteri che per me avrebbero dovuto rimanere ignorati per sempre il mio cuore prova sentimenti nuovi che non avrebbe mai provato che non avrebbe dovuto provare giammai per felice si sente più vicino a dio piange si trova piccolo isolato debole tutto questo è spaventoso aggiungi minuzie insignificanti che diventano torture uno sguardo un gesto un'inflessione di voce un passo che egli saga a quel posto invece che a quell altro che gli parli a quella persona piuttosto che a quell'altra
tu non mi comprenderai tu mi crederà in folle mio dio se lo fossi come sarei felice è un dubbio continuo un'ansia uno sgomento una dolcezza indicibile aggiunge a tutto questo il pensiero della mia condizione il rimorso del peccato l'impotenza di lottare contro un sentimento che è più forte di me che mi ha invaso mi logora mi vince e mi rende felice so giocandomi la desolazione di trovarmi umile di trovarmi quella che sono io sono meno di una donna che ho sono una povera monaca un cuore meschino per tutto quello che oltrepassa i limiti del chiostro
e l'immensità di questo orizzonte che le si schiude improvvisamente dinnanzi la ceca la sbalordisce io domando a me stessa se questo amore questo peccato questa mostruosità non è parte di dio vorrei essere bella come ciò che sento dentro di me dato uno sguardo su di me sorpresa io stessa di codesta curiosità insolita e mi rattristo non trovando in me che un fagotto di saya nera dei capelli tirati sgarbatamente all'i ndietro maniere rozze timi dita che potrebbe sembrare goffaggine e mi leggo accanto altre ragazze eleganti graziose che non fanno peccato si amano come me rossi sco
di me stessa arrossisco del mio rossore che poi non ti ho ancora detto tutto c'è un'altra croce c'è il timore che codesto segreto che mi chiudo gelosamente in seno venga scoperto aver paura del tuo rossore del tuo pallone del 3 mito della tua voce del battito del tuo cuore sembrarti che tutta te stessa t accusi che tutti stiano a spiarti e sentirti presso a morire di vergogna se questa disgrazia accadesse arrossisco di quello che sto scrivendo di quello che tu leggerai tu che sei parte di me che me lo impongono come una specie di penitenza
l'amo così pazzamente che morirei di vergogna se egli lo sapesse vorrei gettargli e le braccia al collo che non userei dargli la mano per tutto l'oro del mondo e se mi guarda a chi non gli occhi e pensare intanto che mio padre mia matrigna che lui potrebbero leggermi in cuore mio dio fatemi morire prima e se ti dicessi che questo mio timore non è assolutamente infondato che la mia matrigna stamane mi chiamo e fissandomi di un occhiata che sembrava mi penetrasse sino al cuore mi disse tu sei troppo pallide e agitata da qualche tempo in
qua che hai io tremavo balbettavo non so che cosa ma non sapevo che dire e la ripiglio con quella stessa c'era che mi faceva male da qualche giorno mi sono accorta che c'è in te un gran cambiamento ragazza mia se l'aria della campagna ti fa male tuo padre non esisterà tenerti qui e ti permetterà di ritornare al tuo convento ed accompagnò queste parole con tale sguardo e dal suono di voce che pareva mi dicesse so tutto conosco il tuo segreto sentivo morire fortunati mi trovavo seduta perché altrimenti sarei caduta a terra e della non si
abita e che gli occhi mi si riempivano di lacrime perché in quel momento entra giuditta tutta allegra ho la mia povera mamma che dorme laggiù nel camposanto come mi sarei buttata fra le sue braccia e le avrei domandato perdono sfogandomi in lacrime juditha le disse mamma sai i signori valentini ci invitano ad andare con loro alla casina dei bertoni che sono nostri vicini di campagna si ballerà capisci si buoni navi a mamma andiamoci che piacere sarà un ballo qui in campagna e quella cara juditha l'accarezzava con tanta grazia che sua madre radici immediatamente quell aria
severa la baciò sorridendo e le disse una sola parola pazzerella benedetto il santo affetto di una madre che si rivela tutto in una parola o in una carezza benedetta la felicità dei nostri cari le parve rossi belle entrambe in quel momento che la benedizione che il cielo pioveva su di loro che prega dio per tutti coloro che ne sono privi al pari di me giuditta accorsi ad abbigliarsi saltellando e cantare lando e mi chiamò perché la pettinarsi e la magnifica trecce castagne e tutti i giorni quando le sciolgo i capelli e per pettinarla penso al
gran peccato che sarebbe se fossero condannati ad essere recisi come i miei però quel giorno ero così turbata che non riuscivo a nulla di pene fece e di speci 20 volte le sue trecce e ogni volta non ne rimaneva soddisfatta e le disfaceva con stizza mio dio esclamò sembra che oggi tu lo faccia apposta per due la mia sorella le dissi non ci ho colpa io no e chi probabilmente ti annoia pettinarmi o che dici mai giuditta no te lo giuro io faccio del mio meglio risposi piangendo e lei buona infine la mia cara sorella
mi guardò sorpresa si strinse nelle spalle mi tolse il pettine dalle mani mi disse via non c'è poi ragione di piangere farò da me volevo abbracciarla volevo baciarla per domandarle perdono per sfogare quel groppo amaro che mi sentivo qui nel cuore come sono sciocche e uggiosa era già tardi non si aspettava che lei che la ebbe ragione di impazienti rsj e di dirmi ma dio mio lasciami pettinare da me almeno allora sono uscita asciugando mi gli occhi annetta mi contro sulla soglia e mi disse è bene che fai non vieni anche tu che cosa vi
salta mai in mente esclamò mia matrigna una educanda non ci mancherebbe altro nino teneva gli occhi fissi su di me che non parlava io lo vedevo quantunque non lo guardasse frattanto sopraggiunse mio padre e si informò del motivo dei preparativi e di tutta quella festa e tu mi domandò coscia io rimarrò in casa papa ma no puoi venire anche tu siamo in campania babbo mio amo meglio rimanere in casa rimarrò io con te e allora caro babbo quello sì che mi ama che è che ci accompagnerà disse sua moglie potreste andare in compagnia dei nostri
amici ma non sta bene per la prima volta che andiamo da persone che non ci conoscono maria potrà benissimo rimanere in compagnia delle fante e della castalda si può ancora qualche diverbio ma poi il babbo fini cola con discendere alla volontà di sua moglie poiché tu sai che il mio povero babbo non la contraddice mai per amore della pace amica mia ti confesso che per la prima volta in vita mia provai dispiacere di essere esclusa ajo sola da un divertimento per cui tutti anticipatamente erano così allegri e poi vuoi saperlo ho provato un nuovo dolore
pensando che egli avrebbe veduto tante altre belle signorine che avrebbe anche ballato con quelle pensando a queste cose il mio cuore mi si è riempito tutto di lacrime ora sono sola li ho visti partire allegri cantando egli solo pareva triste mi guardava come se avesse voluto domandarmi 100 cose e gli dava il braccio a mia sorella come era bella giuditta col suo bell'abito celestre appoggiata al prezzo di lui ridendo e chiacchierando con lui io li ho accompagnati con gli occhi sync è svolta rono la viottola e scomparvero dietro la siepe di biancospino che sorpassa in
lo ricciolo della vigna poi ho udito ancora per qualche tempo le loro voci le loro risa la loro allegria che mi faceva male o dio mio come sono invidiosa come solo cattiva dovuto pensare a lui per singhiozzare ho dovuto ricordarmi dello sguardo che fissava su di me per non invidiarli solo rimasta sola le stelle cominciavano a scintillare era una bella sera dell'autunno che si mantiene ancora dolce e tiepido la castalda acceso il fuoco per la minestra e sia tolta incollo il suo bimbo il marito è ritornato dalle vigne ha deposto lo schioppo accanto alla porta
e si è messo a giocherellare col suo figlioletto che si tiene fra le ginocchia tutto è calma pace serenità io sola sono inquieta triste e infelice ti scrivo tutto quello che mi passa per il cuore e allorché le lacrime non mi lasciano più vedere quello che scrivo guardo il cielo stellato e l'ombra degli alberi dalla mia finestra penso a quella festa ea tutta quella gente allegra che si diverte che è vicino a lui penso a lui e allora non posso più scrivere non ho pensieri che per lui solo bisogna kg venga almeno con gli occhi
della mente mentre egli laggiù balla iride con un'altra e ti dico addio 21 9 marianna marianna piangi con me ride con me abbracciami egli mi ama non lo sai mi ama intendi non posso dirti di più tu comprenderai tutto quello che vogliono dire queste due sole parole mi amò ieri a sera ti rammenti ero con quella triste lettera dinanzi agli occhi con i gomiti appoggiati al tavolino le lacrime cadevano che te che te sulla carta e senza che me ne avvedesse passavano quello che avevo scritto tutto a un tratto si udì rumore al di fuori
il rumore di un passo sapresti dirmi perché il rumore di taluni passi si senta col cuore come se il cuore udisse che per che scuota tutti i nervi e faccio a gelare tutto il sangue leva gli occhi la finestra era aperta e dietro la finestra c'era un ombra una voce che mi chiamava sommessamente lui intendi lui se non gridai fu perché mi mancò il respiro perdonatemi signorina mi dice vai e perdonatemi non diceva altro io non osavo guardarlo ma quelle parole mi scendevano al cuore dolci come il miele vostra madre e ingiusta e cattiva con
voi tutti e laggiù si divertono ed io ho pensato a voi che eravate qui sola ho fatto male aggiunse dopo una breve pausa durante la quale avrà udito i battiti del mio cuore mi perdonerete da allora le idee gli occhi su di lui e lo vidi coi gomiti appoggiati sul davanzale e il mento sulle mani come l'avevo visto altra volta che gli aveva pensato a me e la sua voce tremava signore gli dissi signore e lo sapevo dire altro allora egli si mise a sospirare così che sospira i anch'io ed egli mi disse ascoltatemi maria
e non diceva altro e si passava la mano sugli occhi pareva che balbetta se lui un uomo gli otre mai tutta come se quel nome mi penetrasse da tutti i pori della viva carne mi diceva maria capisci perché mi faceva quell'effetto il sentirmi chiamare per nome ascoltatemi ripiglio voi siate una vittima o no signore si voi siete la vittima della vostra posizione della cattiveria di vostra matrigna della debolezza di vostro padre del destino no signore no perché dunque siete costretta a farvi monaca nessuno mi ha costretta signore prestata alla mia libera volontà ed egli sospiro
di nuovo anzi mi parve che si asciugasse gli occhi io non potevo vederlo distintamente perché egli stava al buio nel vano della finestra e le lacrime mi menavano gli occhi la necessità ripresi disse nulla poi dopo alcuni istanti di silenzio mi domando ma la sua voce era rauca e rientrerete in convento visitai ma risposi sì egli tacco di nuovo non disse più nulla allora aspettare aspettare lungamente che egli mi dicesse qualcosa via sugar gli occhi per vedere se fosse partito era ancora lì allo stesso luogo nella stessa positura soltanto aveva il viso celato fra le
mani tom idea d animo e feci un passo per spostarmi dalla candela che mi fastidi va tu sai quanto sia al gusto il mio camerino e non passo si arriva alla finestra e gli mio di alzò il capo e vedi che piangeva mi stese la mano senza dire una parola ci fu un istante che lo vidi più nulla né con la mente né con gli occhi e mi trovai con le mani nelle sue maria mi diceva che andrete in convento lo so io forse è necessario nacqui monaca voi mi lascerete ha dunque e piangeva in
silenzio come un fanciullo senza avere l'orgoglio che hanno gli altri uomini di nascondere le lacrime credo che piangessi anch'io perché mi trovai le gote e tutte bagnate e anche le mani ma le mani potevano essere un'idea delle lacrime di lui che vi sentivo cadere sopra goccia a goccia anzi quando fui sola è chiusa nella mia cameretta rimprovera mi sgrida mi se vuoi ma io baciai le mie mani ancora umide rimanemmo molto tempo così in silenzio egli diceva soltanto quanto sono felice io risposi quasi senza veder bene marianna piange fame che dicevamo di essere felici ma
ancora non c'eravamo detti che ci amavamo avevo il cuore inondato di tanta dolcezza che non pensavo più a nulla che non mi vergognavo più di stare con un uomo con lui sola di notte non parlavamo non ci guardavamo tenevamo gli occhi fissi nel cielo e mi pareva che le anime nostre si parlassero attraverso l'epidermide delle nostre mani e si abbracciassero nei nostri sguardi che si incontravano nelle stelle marianna questa parte di dio che è stata data alla creatura deve essere ben grande se innanzi ad essa tutto è meschino il peccato come il delitto i doveri
come le affezioni più care se essa può fare un paradiso di una sola parola ora ti lascio poi il cuore troppo pieno per pensare ad altro scrivendo ti ho provato ancora le stesse emozioni ora ho bisogno di rimanere sola di sognare e di pensare di essere felice 26 novembre quanto siamo meschini amica mia se non possiamo essere giudici della nostra stessa felicità ti ho scritto una lettera che oggi è un'amara ironia che non posso leggere senza piangere ascolta eravamo lì alla finestra silenziosi felici sognando tutto a un tratto su di un rumore vigilante appaiava si
udì la voce di mio padre è quella di gigi metra sia indietro bruscamente e chiusi la finestra tremavo tutta come se avessi commesso un grave fallo il babbo mi trovo a letto avevo la febbre e mi durò tutta la notte giuditta non venne la sentivo parlare nell'altra stanza sembrava irritata e di assai cattivo umore il giorno dopo mi levai così pallida che il babbo voleva mandare un medico più tardi la mamma mi chiama o nella sua stanza e ha solo guardarla in viso e senti piegare le ginocchia e la mi parlò lungamente dei suoi doveri
dei miei della mia vocazione della necessità imposta mi dalla mia povertà di dar retta a quella vocazione mi parlò dei pericoli che una ragazza destinata al chiostro puoi incontrare anche nelle più semplici relazioni e finì col ordinarmi che per l'avvenire quando giungeranno estranee in casa nostra fossero anche i signori palentini io dovrò restarmene chiusa nel mio camerino primi atti o come sopportai la tortura di quelle ammonizioni sembrava che la si divertisse a punzecchiarmi a colpi di spillo ad accusarmi in enigma di mille torti che non mi fece neanche intendere se avesse scoperto oppure no che
mino aveva lasciato il ballo per venirmi a trovare più di una volta mentre la parlava mi sentii sul punto di svenire maila non si affida del mio pallone del mio tremito non si avvide che dovetti afferrarmi alla spalliera di una seggiola perché non mi reggevo più se si fosse accorta del mio stato ne avrebbe avuto pietà certamente che mi avrebbe risparmiato quel supplizio quando potrei rimanere sola andai a mettermi al letto la febbre nave varia salita mi sentivo malata e avrei voluto morire juditha non venne neanche allora mi teneva il bronzo che gli ho fatto
mio zio mi pareva di essere come quei delinquenti che tutti sfuggono perché nessuno ardisce avvicinare arrossiva di quella finestra che stava lì vi faccia al mio letto come un inflessibile accusatrice quella solitudine quell'abbandono mi facevano male verso sera chiamai mia sorella avevo bisogno di vederla di essere confortata anche il mio caro babbo mi sembrava più serio del solito giuditta venne infine ma mi sembra assai fredda mi gettai nelle sue braccia e mi parve che quel pianto che mi faceva tanto bene l'iri tasse ora sono sola qui pare che tutti mi fuggano solo odiosa me stessa
hanno ragione sono molto colpevole dio solo può perdonarmi dio verso di cui ho peccato amando una sua creatura più di lui a guscio a cuccio gli interi giorni presso la finestra di cui le tende sono accuratamente chiuse e piango quando alla felicità di non esser veduta e di potermi sfocare che gli occhi mia bruciano il cielo è nuvoloso i campi sono desolati il mormorio del bosco mi fa paura gli uccelli non cantano più soltanto qualche volta laggiù la suolo piange menestò delle ore intere con le mani incrociate sulle ginocchia a guardare attraverso i vetri della
finestra quei grossi nuvoloni bg che corrono verso il ponente che le cime di quegli alberi che si agitano lentamente e scuotono le loro foglie morte dell inverno della natura che sopraggiunge come è sopraggiunto all'inverno dell'anima il mio carino è fuggito poverino lo trascurato tanto ed è andato a recare altrove la sua allegria e il suo vispo cinguettare perché l'atmosfera in cui vivo e malinconica assai vigilante il suolo viene di tanto in tanto a cercarmi mi domanda un sorriso vuole le mie carezze si alza pian pianino come esitante domandandomi coi suoi begli occhi 6 indiscreto poi
si arresta indeciso e dimena la coda e si lecca il muso tutte cose che vogliono dire perdonami la mia esistenza che viene accusarmi la testa sui ginocchi per dirmi che mi vuol bene ancora e allorché si allontana ai triste ma di me ne ancora la coda e si ferma sull'uscio per dirmi addio tutto il giorno odo nelle altre stanze la voce dei signori valentini che sono a discorrere insieme ai miei due o tre volte ho udito una voce che mi ha penetrato nel cuore la sua lui lui sempre lui sempre codesta spina fitta nel cuore
questa tentazione nella mente questa febbre nel sangue lui sempre fisso dinanzi agli occhi li presso quella finestra col volto tra le mani il suono di quella voce sempre nelle orecchie le mani sempre umide di quel pianto dio mio dio mio ho udito qualche volta un passo dietro la mia finestra che il cuore vi è sembrato scapparmi dal petto provo delle vertigini per gli smarrimenti dei deliri non posso più piangere non posso più dormire non posso pregare o marianna mia che penserà agli di me non vedendomi più saprà che mi è stato proibito mima le dirà
forse sarà in collera mi dimenticherà vedi quanto solo caduta al basso prego iddio di farmelo dimenticare che mi pare di impazzire al solo pensiero che egli possa dimenticarsi di me qualche volta all'alba quando sono ben sicura che nessuno potrebbe sorprendermi apro pian pianino alla finestra per vedere laggiù in fondo alla valle la casa dove egli abita dove egli dorme forse a quell'ora per vedere il suo detto la sua finestra quel vaso di gelsomini quella vite che ombreggia la sua porta poi cercherò di indovinare il punto del davanzale dovergli appoggerà i gomiti allorché aprirà la finestra
la zona dove egli poserà la prima puntata la traccia che seguirà nell'aria il suo primo sguardo che cercherà la mia finestra perché il cuore mi dice che il suo sguardo sarà per la mia finestra e che egli saprà che io sono stata qui a vederlo dormire a pensare a lui saprà lui nei sogni prima di addormentarmi al primo svegliarmi nella preghiera o marianna prega per questa povera peccatrice che è più debole del suo peccato mandami l'abitino della madonna del carmine che fu benedetto a roma mandami il suo librazioni voglio pensare a dio voglio pregare la
madonna che mi protegga che mi nasconda sotto il suo manto misericordioso agli occhi del mondo a me stessa alla mia vergogna alla mia colpa al castigo di dio 20 dicembre sono stata malata amica mi ha molto malata ecco perché non ti ho più scritto ci furono dei giorni qui tutti piangevano e io ringraziamo iddio che mi dava la pace dello sfinimento ho visto tutti quei volti pallidi intorno al mio letto tutte quelle lacrime xvi dissimulavano con un sorriso ancora più doloroso ed i miei occhi vedevano come in sogno riguardavano tranquillamente ho visto tutti i miei
cari tutti lui solo no li avranno proibito di venire eppure con la squisita sensibilità degli infermi io sentivo che egli era lì dietro quella finestra a piangere a pregare ed i miei occhi stanchi della vita sia fissavano su quei vetri da dove un raggio di sole invernale veniva a posarsi sul mio letto non saprei esprimerti quello che provavo dentro di me mi sentivo più calma più leggera in un'atmosfera di pace e di serenità pensavo sempre a lui ma con tale tranquilla dolcezza che mi pareva essere fra gli angeli ed uno di questi che si chiamava
lino mi avesse preso per mano mi chiamasse per nome e guardassimo entrambi le stelle come in quella notte fa freddo piove sai com'è triste il rumore di quella pioggia che batte i suoi vetri della finestra gli uccelletti vengono tremando a cercare rifugio sotto la gronda il vento sibila nel castagneto all'infuori di quel rumore che è malinconico tutto è silenzio stamattina mi sono elevata da letto per la prima volta barcollante rifinita di forze se vedessi come ti scrivo appoggiata ad un monte di guanciali arrestando mi ogni momento per riprenderle na per asciugare il sudore della mia
fronte eppure fa freddo vedi la testa mi pesa la mano mi trema il pensiero è confuso vacillante mi hanno detto che sei venuta a trovarmi non me ne rammento marianna mia sarà stato in uno di quei giorni che non avevo coscienza di quello che si faceva vicino a me questo piccolo stanzino ovvero tanto sofferto quelle tuccio quel crocifisso quei mobili mi pare che siano diventati parte di me ho passato tanti lunghe ore nella malinconica inerzia della convalescenza fantasticando non so che a guardare tutti gli oggetti della mia cameretta che la forma dei mobili e la
fisionomia direi delle pareti mi sono care ora i medici dicono che sto meglio dio sia lodato poiché bisogna sempre lodarlo in quello che egli fa il buon dio mio padre giuditta gg.ii annetta ne sarete tutti contenti e lui anche lui come dolce ritornare alla vita dopo essere stati sul punto di abbandonarla non fosse altro che per vedere tutti quei porti ridenti per ricevere tutte quelle carezze per sentirsi amati per guardare il cielo per sentire il vento la pioggia il pico la reed e gli uccelletti che hanno freddo tutto sembra nuovo è bello sembra che la
mente stanca si risvegli ea misura che il pensiero occorre ad una cosa cara si prova una grata sorpresa di trovarla più viva si sa ma tutto si benedice iddio tutti mi prendono la mano che è scarna e pallida la stringono la baciano lui solo lui sono mi sono alzata vacillante appoggiandomi ai mobili ed ho aperto la finestra mio dio come incantevole tutto quello che pecco malgrado che faccia freddo e il suolo sia coperto di neve e gli alberi non abbiano foglie e il cielo sia neo ho veduto laggiù quella casetta dopo tanto tempo quella di
te quel davanzale quella porta il gesso milo non c'è più la vita e sfrondata le porte sono chiuse tutta un'area di tristezza eppure mi è parso il paradiso mi è sembrato vedersi chiudere la finestra mio dio o gli occhi così deboli ho veduto un'ombra nel vano delle imposte lui lui e lui mia vita mi attendeva oddio oddio è lui marianna non lo vedi è lui 26 dicembre finalmente il medico mi ha premesso di affacciarmi alla porta in sul mezzogiorno quando il tempo sarà bello dicono che ho bisogno di tanti riguardi perché la mia salute è
delicata anche mia madre poverina era di salute delicata ed è morta giovane ieri fu il natale quella bella festa di natale che al convento ci faceva passare una notte di canti e allegrezze e la commovente e messa di mezzanotte ti rammenti i signori valentini sono venuti tutte le serie della novena a giocare insieme ai miei parenti gli auditi parlare e ridere nella stanza da pranzo dove era atteso un buon fuoco con gli usci ben chiusi e il vento che mugugnava al di fuori e qualche volta anche la grandine che scrosciava sui tetti come devono esser
stati felici link rocchio ben caldi ben riparati mentre al di fuori faceva freddo e pioveva oggi abbiamo solennizzato la festa con un buon pranzo ma senza i signori valentini per colpa mia hanno capito per non farmi incontrare con lui e la festa è stata senza allegria il confronto del bel pranzo del giorno onomastico di mio padre teneramente la mattina splendeva un bel sole solo uscita un momento dinanzi alla porta mi sopra caricarono di scialli e di mantelli e il babbo mi sorreggeva come tutto era a lieto e mi sorrideva il cielo splendente di un azzurro
purissimo il sole che indossava la neve di cui l'etna era tutto coperto e il mare ceruleo i campanili di quei villaggi che biancheggia vano fra gli alberi quei campi in cui il verde dell'erba contrastava col bianco della neve quel bosco che faceva perché non c'era vento e non aveva più foglie da lasciar cadere quella spianata ove abbiamo tanto ballato e giocherellato quelle galline che razzolano sulla paglia quella capannuccia che fumava della neve che squagliava al sole gli uccelletti e che cinguettavano sul tetto vigilante e disteso sulla soglia che si scaldava al sole la castalda che
sciorinava i panni bagnati sui rami del castagno spogli di fronte e cantare il lava volgendo uno sguardo di ineffabile contentezza materna ai suoi due bimbi che si trastullavano sulla porta dio sia benedetto dio sia lodato della gioia della felicità che accorda all'uccello che canta alla foglia che nasce al rettile che si scalda al sole che brilla alla madre che si tiene al seno il suo bimbo alla povera anima mia che esulta e lo ringrazia come viene presto la notte d'inverno avrei voluto star fuori lungamente a riempire di quell'arietta frizzante il mio povero petto affaticato e
strascinari alla meglio appoggiata al braccio di mio padre sino al limite di quel bel castagneto dove ho passato tanti ore felici avrei voluto sedermi su quel muricciolo che il musco ha tappezzato di verde faceva freddo il sole mi diceva addio laggiù nella vallata si legava una fitta nebbia gli uccelli non cantavano più come è messo il silenzio del tramonto in inverno mio padre volle che io rientrasse in casa e che mi mettessi a letto mentre la più bella luna del mondo faceva scintillare i vetri della finestra avrei desiderato che almeno mi lasciassero quel bel lume
di luna ma chiusero anche le imposte solo la data capisci fa freddo bisogna pure la sera si aspettavano i signori valentini a cena che bella sera è mai quella del natale anche qui in questa solitudine tutto ha un'aria di festa il contadino che arriva a cantare lando dalla pianura per fare il natale con la sua famigliola il fuoco che crepita sotto una buona caldaia le villanelle che ballano al suono della cornamusa ho visto in cucina i preparativi della cena la legna sul braciere le candele le carte da gioco preparate sulla tavola sul tavolino presso la
finestra un piatto di confetture e alcune bottiglie di rosolio è tutto il lato apparecchio di una veglia di natale da passarsi in famiglia ho contato le seggiole disposte attorno alla tavola erano otto la mia non c'era più questo però il posto dove soleva as inermi e la seggiola che egli occupava presso di me quando guardava le mie carte ho pensato a tutte queste cose stando in letto tutta sola in quel piccolo camerino che è oscuro silenzioso e ha un aspetto melanconico avrei voluto addormentarmi avrei voluto non udire quei discorsi quelle voci quell'allegria vicino a me
ho passato la notte agitatissima senza poter chiudere occhio credo che abbia ancora la febbre sono così debole o trattenuto il respiro tutta la notte per ascoltare le parole di lui per indovinare dal suono della sua voce se egli fosse triste o allegro lo udito tre porte una volta disse grazie un'altra volta tocca a me l'ultima signorina se tu potessi immaginarti tutto quello che c'è in queste parole se potessi esprimerlo hanno giocato sino alla mezzanotte io li ho uditi da qui poi si sono messi a tavola ora sullo stanca la testa mi vacilla ti ho scritto
per tenermi testa per fare qualche cosa anch'io parliamo di idee piuttosto che tu hai fatto un buon natale sei contenta sei felice voglio stordirmi voglio far forza me stessa questi ultimi giorni voglio vincere questa prova durissima dio che è misericordioso mi aiuterà scrivimi scrivimi fra breve forse ci rivedremo che allora quante cose a prova a dirti 30 dicembre o marianna marianna mia quanto ho pianto quanto ho sofferto i signori valentini partiranno domani intendi non c'è più colera non c'è più nulla partiranno non lo vedrò più l'ho saputo a caso pochi momenti or sono non hanno
almeno avuto alla pietà di dirmelo mi è sembrato di morire con rimproverato dio che mi fece guarire ho pianto tutta la notte il petto mi duole assai qualche volta ho silvio zato così forte che giuditta mi avrà udito sono una sfacciata non ho più ritegno non ho che un solo pensiero sono uscita come una pazza a chiedere informazioni alla castalda è per domani che gli è venuto a dire addio alla mia famiglia che non me l'hanno fatto vedere almeno per l'ultima volta e non lo vedrò più che non l'ho saputo che a notte fatta quando
era buio quando non potevo più scorgere e salutare quella casetta dove gli passerà l'ultima notte che gente è quella più mio recente senza cuore senza pietà e senza lacrime che notte che notte orribile come angusto questo stanzino come sono cupi questi luoghi tutta la notte e la pioggia scrosciato sui vetri il vento ha fatto scuotere le imposte il tuono pareva che ci rovinasse addosso col tetto della casa e i lampi penetravano fin dentro coi loro sinistri bagliori avevo paura e non osavo segnarmi sono una maledetta una scomunicata poiché anche in quel momento non pensavo che
a lui è più di una volta ho pregato i dio ed ho sperato che quello ragano durasse non saprei dire io stessa quanto pur che egli non partisse pur che rimanesse sempre vicino a me questo solo non vederlo non parlargli ma saperlo laggiù in fondo a quella valle sotto quel tetto dietro quella finestra inviarmi un saluto la mattina baciare con gli occhi quella soglia quella terra quell'aria è troppo poi questo dio mio se mi contento di questo ma egli non ha dunque pensato che io muoio per lui che io sono debole inferma non ha pianto
non ha sofferto anche lui perché non è venuto un momento nessun momento da lunghi soltanto per farsi vedere un'ultima volta per dirmi addio perché non mi ha fatto udire la sua voce perché non è passato per il bosco perché non ha tirato una fucilata in aria perché non ha fatto abbaiare il suo cane che mi domandava se li volessi bene e sulla testa del quale aveva posato la mano accanto alla mia mio dio gli occhi o ti scrivo da letto su di un grosso libro che mi tengo sulle ginocchia qualche volta ho dei brividi di
freddo delle vertigini ma se non ti scrissi non potrei star qui rinchiusa mi parrebbe di divenire pazza non ho più lacrime e l'angoscia mi divora come un cane rabbioso trovo una smania una febbre è un delirio codesta pioggia che cade codesto vento che sibila codesti tuoni codesti lampi sono in soffrivi lì questo detto mi schiaccia queste pareti mi soffocano vorrei aprire la finestra vorrei sentirmi battere sulla fronte questa pioggia ghiacciata vorrei bermi questo vento freddo vorrei godermi quei fulmini quella tempesta che urla che si contorce che geme come me se mi avessero detto che dovevo
tanto soffrire perché mi hanno trattato o ri dal convento codesta gente senza pietà perché non mi hanno lasciato morire cola sola senza aiuto di corea di abbandono ascolta marianna non hai sentito mi è sembrato là dietro quella finestra tra il vento la pioggia il turbine un passo si sia lui è lui il cuore mi si spezza mio appello alla testa con ambo le mani perché mi sembra che anche qualche cosa della mia testa mi sfugga è lui che fa che vuole ha picchiato sui vetri dio dio mio fatemi morire fatemi morire mi dice addio e
glieli e dio è dio che cosa succede dentro di me dio mio ho avuto un colpo di tosse è il mio addio che glielo avrà udito non va gubbio mi sento morire dio mio semi provassero morta con questa lettera questa vergogna 31 dicembre di ho avuto pietà di me ho riaperto gli occhi che mi sono trovata ancora questa lettera fra le mani nessuno alla pista lusso è ancora chiuso il sole già rischiare al mio stanzino da tutte le come sure delle imposte gli uccelli cinguettano sul davanzale il sole come orribile ha dunque la tempesta ma
dunque balzo dal letto non ho forza di leggermi in piedi non ho il coraggio di aprire la finestra pure io mio sia fatta la vostra volontà tutto è finito ho visto quella casa muta quelle imposte chiuse un'area di silenzio di desolazione e di abbandono tutto all'intorno che spezza il cuore ho interrogato questo cielo che ci avveduti vicini questi alberi che hanno ostruito sul suo capo questi monti che poche ore innanzi c'erano ancora comuni e che adesso sono soli tristi abbandonati è partito è partito sotto la mia finestra ho visto sul suolo molle di pioggia e
bianco di neve le sue orme l'ultime sue orme il suo piede vi sia posato la sua mano ha toccato questo davanzale egli è stato lei quest'area lo ha circondato e tutto quello che io pecco l'avveduto che dovrà non c'è più nulla nulla ho trovato sul davanzale una rosa appassita una povera rosa che egli mi aveva quasi rubato e che io gli avevo lasciato rubare la pioggia la infradiciato è una reliquia l'ho qui sul petto che quando le forbici riceveranno i miei capelli vi metterò in mezzo quel povero fiore morto e gli manderò a mia sorella
7 gennaio 1855 oggi è l'ultimo giorno che passeremo qui a monti ilice domattina partiremo per catania se toccheremo mascalucia ti rivedrò se vedessi come tutto qui è triste il salon nuvoloso l'aria fredda le valli che son velate di nebbia i molti che sono coperti di neve gli alberi che non hanno le foglie i soggetti che non hanno allegria il sole che è pallido quelle lunghe file nere di corvi che si aggirano grazie dando per l'aria quei contadini rannicchiati attorno al fuoco i miei non ne potevano più di starsene qui soli nella cattiva stagione e adesso
che la paura del colera è cessata il babbo non vede l'ora di andarsene io me ne sto delle ore intere a pensare a non so che cosa appoggiata sul davanzale quando il sole splende o guardando tristamente il cielo attraverso i vetri qui addio questa è la morte la morte della natura come la morte del cuore come la morte della povera rosa che pensare che questi luoghi erano tanto belli che sono stata tanto felice qui mi sono riconciliato con dio quella mia vocazione ho visto che la pace e la quiete e la tranquillità non si trovano
che laggiù in quella cella ai piedi di quel crocifisso che tutte le gioie del mondo lasciano infine un senso di amarezza tutte eppure mi pare di lasciare una parte del mio cuore in questi luoghi ove ho passato tanti ore tristi e tanti giorni i deliziosi ad ogni oggetto che ho visto ho pensato domani non lo rivedrò più questa sera ho fatto un ultima passeggiata nel bosco e sono assisa un'ultima volta su quel muricciolo ho contemplato quella capannuccia posta di faccia alla nostra porta e stando alla finestra ho guardato con un senso inesplicabile di mestizia gli
alberi i monti quei burroni che il cielo ove si spegneva il raggio del giorno che li ho salutati per l'ultima volta che ho salutato persino la pietra coperta di musco sulla gronda che si stende sul mio capo tutte queste cose hanno una fisionomia particolare la fisionomia malinconica degli oggetti che sembrano dirci addio che il mio addio sarà eterno l'anno venturo allorché questi monti che adesso tacciono e sono tristi saranno allegri di suoni di luci e di fragranze quando le villanelle canteranno per le vigne e la lodo letta per i cieli i miei parenti torneranno qui
e si rivedranno questi luoghi deliziosi io no io sarò lontana chiusa in convento e per sempre o riveduto quella casetta sembra che pianga che abbia paura sola fredda silenziosa perduta in fondo alla valle ho chiuso l'ultima volta la mia finestra ho visto il crepuscolo morire sui vetri e le stelle accendersi ad una ad una nel firmamento le pareti illuminate dalla candela dell'ultima sera hanno una fisionomia particolare quelle tuccio quel crocifisso quei mobili tutte quelle piccole cose sono diventate intelligenti sono meste mi hanno detto addio anch'io sono mesta ho pianto e mi sono sentita alleggerire il
cuore catania 9 najo mia cara marianna tumi avrei aspettato inutilmente non toccano mascalucia perché avremo allungato di molto il nostro viaggio e il tempo era al cattivo ma avrei desiderato tanto di vederti adesso siamo qui da ieri sera e domani rientrerò in convento siamo partiti da molti il liceo verso le 10 col tempo che minacciava pioggia tant'è ogni cosa era disposta per la partenza e la mamma non avrebbe voluto di nuovo disfare i bauli e le valigie per tutto l'oro del mondo meglio così ma che rimanere più a lungo lassù il cielo stesso sembrava scacciarci
nondimeno allorché oltrepassa la soglia di quella casa mi sentivo un groppo al cuore volli passare in rassegna un ultima volta a quelle stanzine la spianata la capannuccia del cas taldo il muricciolo quel bel castagno che stende i suoi rami sul tetto ho abbracciato le pareti immobili del mio camerino ho aperto un ultima volta alla finestra pero dire quello stridere dei gamberi che piangeva ho fatto il giro della casetta onde vedere la mia finestra dal di fuori come gliel'avrà pista onde cercare di indovinare il luogo dove gli ha posto i piedi tutti erano allegre giuditta gigi
anche il babbo e la mamma vigilante e saltellava poverino come se non sapesse che la abbandonavamo la castalda ci dava il buon viaggio con tutti i suoi bimbi che le si aggrappavano alle vesti uno ce letto tremante di freddo è venuto a posarsi su di un ramoscello senza foglie del castagno e si è messo a pigolare anche lui siamo partiti a piedi in fondo alla valle ci aspettavano gli asinelli per andare sino a trecastagni poiché tu sai che su questi monti non si può che venire a cavallo di tratto intatto rivolgevamo a guardare un'ultima volta
quei luoghi che abbandonavamo palo svoltar del viottolo laggiù nella valle siamo passati vicino quella casetta il cuore non mi reggeva a guardarla eppure alle più piccole particolarità di essa mi sono rimaste scolpite in mente la finestra di lui alle imposte verdi che un vetro è rotto sul davanzale c'è un segno di umidità al posto dove rai vaso di gelsomini il vento ha strappato i tralci della vite che si estendevano sulla porta e li ha gettati a terra sulla spianata dinanzi alla porta ci sono ancora dei vetri rotti che alcuni brani di lettere e di giornali
fradici dalla pioggia che il vento fa svolazzare di qua e di là sul davanzale c'è ancora una pipa rotta tutte quelle cose parlano e dicono non c'è più ci ha lasciato siamo soli quello era il viottolo per il quale egli veniva da noi quante volte ci sarà passato da quel punto doveva vedere la nostra casetta far capolino lassù attraverso i castagni quante volte l'avrà guardata e quante volte i suoi sguardi si saranno posati su queste pietre coperte di musco e vi sarà seduto col suo bel cane disteso ai piedi marianna più mirata il cuore a
tutte queste memorie siamo andati a cavallo sino a trecastagni ove ci aspettava la carrozza e il povero vigilanti e ci faceva festa per invitarci a condurlo con noi che potevo fare io l'ho accarezzato e ho avuto quasi le lacrime agli occhi vedendolo allontanarsi per forza trascinato dal castaldo che l'aveva legato al guinzaglio rivolsi un ultimo sguardo sul mio caro monte ilice e non vi di più nella casa né la capannuccia nella vigna vidi soltanto una massa bruna che il castagneto e il resto confuso nella nebbia e biancheggiante di neve lontano in carrozza e partivo quando
siamo entrati in città il cuore mi sia fatto leggero leggero guardavo fuori lo spettacolo e mi pareva a ravvisare lui in ogni persona che incontravo qui avranno creduto una sfacciata quando vedevo un crocchio di gente non potevo frenarmi di mettere il capo fuori lo sportello spero tu tasso sopra come se fossi certa di vederlo in quel cerchio la carrozza passava oltre rapidamente e il cuore mi si stringeva come se non avesse avuto il tempo di rapinarlo tra quella gente che sa dove abitano i signori valentini 20 volte questa domanda mi è venuta sulle labbra ma
non ne ho avuto il coraggio catania e tanto basta non è come coi nostri cari multi core a si sapeva sempre obi cercare una persona codesti immensi p e mi sono sembrate tetre tutta codesta gente mi è apparsa triste siamo arrivati a casa la casa di mia matrigna ove mi sono trovata come un'estranea in mezzo alla mia famiglia che le baciava le pareti chissà se i signori valentini sapranno del nostro arrivo chissà se verranno chissà se lo vedrò passare per la strada di addio la nostra strada e tanto deserta lo si viene a passeggiare da
queste parti a meno che ma egli potrebbe chissà dove gli sarà a passeggiare in questo momento che se poi mi vedessero alla finestra mia matrigna mi ha detto che domani rientrerò in convento ha creduto certamente a darmi una consolazione che non sa che mi sono sentita come a ghiacciare di terrore non ci pensavo più ma bisogna rassegnarsi quella è la mia dimora dio mi perdonerà emetterà il balsamo in questo povero cuore che non avrebbe mai dovuto allontanarsi da lui rivedrò la mia celletta il mio crocefisso i miei fiori la chiesa le educande mie compagne pessolano
tu non verrai più in convento sia fatta la volontà del signore qualche volta almeno tu verrai a provare la tua vera amica che ha tanto infelice chissà se potrò più scriverti e sfogarmi con te addio addio 10 gennaio ti scrivo un solo rigo che forse sarà l'ultima 6 giu che aspetta babbo la mamma gigi e giuditta si sono vestiti da festa per accompagnarmi ho pianto mi asciugo agli occhi respiro un'ultima boccata di quest'aria libera i signori valentini sono venuti a dirmi addio lui non c'era mi hanno abbracciato che piangere si è fatto con annetta scenderò
la scala monterò in carrozza e fra venti minuti tutto sarà finito addio anche a te addio e il cuore mi si spezza dal convento 30 gennaio non ho voluto lasciar passare il mese senza scriverti tu avresti potuto credere che io sia triste infelice mentre qui ai piedi degli altari nelle pratiche austeri e del nostro rito ho trovato se non la pace almeno la calma del cuore davvero si prova uno sgomento un invincibile entrando qui sentendosi chiudere alle spalle quella porta vedendosi mancare ad un tratto l'aria la luce sotto questi corridoi fra questo silenzio di tomba
e il suono monotono di queste prezzi tutto rattrista il cuore e lo spaurito quelle fantasy me nere che si vedono passare sotto la fioca luce della lampada che arde dinanzi al crocifisso che si incontrano senza parlarsi che camminano senza far rumore come se fossero spettri il fiore che intristiscono nel giardino del sole che tenta invano di oltrepassare i vetri opachi delle finestre le grate di ferro le cortine di saya bruna si ode il mondo turbinare al di fuori e i suoi rumori vengono a distinguersi su queste mura come un sospiro tutto quello che viene dal
di fuori è pallido che non fa strepito solo sola in mezzo accento altre derelitte ho perduto anche la consolazione della famiglia non posso vederla che in presenza di molta gente in una grande sala oscura attraverso la doppia grata che difende la finestra le nostre mani non possono stringersi scambievolmente l'intimità sparisce non restano che fantasmi che si parlano attraverso le gelosie che ogni volta domandò a me stessa se quello è mio padre quel padre che mi sorrideva e mi abbracciava se quella stessa giuditta che saltellava con me è quello stesso gigi che era così vispo e
allegro ora sono seri freddi malinconici mi guardano attraverso le grate della gelosia come viventi che si affacciano alla tomba per vedere cadaveri che parlano e si muovono eppure tutte queste privazioni tutte queste auster e pratiche servono a distaccare il cuore dalla fragilità della terra a isolarlo a farlo pensare a se stesso a dargli quella muto a calma che viene da dio e dal pensiero che così si abbrevia il nostro pellegrinaggio sulla terra mi sono confessato ho detto tutto tutto quel buon padre ha avuto compassione del mio povero cuore malato mi ha confortato mi ha consigliato
mi ha aiutato a strapparmi il demone dal seno e santo più libera più tranquilla più degna della misericordia di dio domani entrerò in noviziato hanno voluto indugiare ancora pochi giorni perché la mia salute malferma non mi sono rimessa mai interamente dalla malattia che sommersi la sua monte ilice ogni due o tre giorni ho la febbre e tossisco tutte le notti ma dio mi darà la forza di sopportare la prova del noviziato d'ora innanzi però non potremo vederci che assai di raro che non potrò scriverti perché non vedrò tanto spesso filomena quella buona sorella like che
si è incaricata di trasmetterti le mie lettere non vedrò più nemmeno il mio povero babbo sia fatta la volontà del signore marianna raccomanda mi addio perché io subisca codesta prova con rassegnazione 8 febbraio 1856 ho compiuto il noviziato mi hanno ottenuto la dispensa per ragioni della mia salute che è sempre cattivissima ho spesso la febbre tossisco e sono diventata così debole che la più piccola fatica mi stanca però il cuore è calmo e questa è la maggiore benedizione che dio abbia potuto accordarmi qualche volta alla fragilità si ribella la tentazione emiri assale allora mi prostro
ai piedi dell'altare passo e le notti inginocchiata sul freddo pavimento del coro macero il mio corpo con i digiuni e con le penitenze e allorché la materia è doma allorché le mie forze sono rifinite la tentazione e pinta e la calma ritorna quest'anno di prova è stato assai duro ma il buon dio me ne ha fatto trionfare provveduto partire la mia famiglia al sopravvenire del colera l'estate scorsa ho provato anche l'abbandono dei miei sono stata sul belvedere a fissare gli occhi su quei bei luoghi e un tempo anch'io ero con loro ahimé i bei tempi
ho pensato a tante cose ho pianto si è vero mi sono sentita debole qualche volta ma infine o trionfato ogni cosa qui serve a rinchiudere l'anima in se stessa da circo scriverla a renderla muta ceca assurda per tutto quello che non è dio eppure anche i piedi del crocifisso quando mi assalivano quelle tentazioni e pensavo a quella nostra casetta a quei campi a quella capannuccia a quel fuoco che cuoceva la minestra della castalda domandavo a me stessa se quella povera contadina che si curava i suoi bimbi sulle ginocchia senza le mie tentazioni senza i miei
scrupoli senza i miei rimorsi non sia più vicina a dio di me che mortifico con mille privazioni il mio spirito ribelle quante volte non mi sono passati dinanzi agli occhi quei monti quei boschi quel cielo ridente quante volte non ho detto a questo rai si sono seduti in crocchio sotto quel castagno a quest'ora passeggiano per il viale della vigna a quest'ora vigilante abbaia gli uccelletti bisbigliano sulla gronda e quando mi sono destata come di sognare mi sono trovato il viso tutto bagnato di lacrime che poi un altro pensiero un altro fantasma lì sempre lì fisso
dinanzi agli occhi ai piedi della croce in mezzo alla folla che ascolta la messa in chiesa al capezzale del mio letto dietro quella cortina di saya verde la tentazione che mi afferra per i capelli che mi strappa dalla preghiera che mi fa piangere che mi fa delirare delle volte mi è sembrato di divenire pazza e le ho ringraziato iddio perché i pazzi non sono colpevoli la domenica tra tutta quella gente laggiù in chiesa mi sembra di vedere lui mi segno corro ai piedi del confessore spaventata piangente il buon vecchio tenta confortarmi che mi prescrive quelle
penitenze che devono scan cellari dal mio cuore codesta macchia ma che riescono inefficaci perché io sono una grande peccatrice ma egli avrebbe potuto venire in chiesa una sola volta almeno ad ascoltarla messa senza neanche alzare gli occhi verso il coro ma soltanto per farsi vedere che egli saprà che sono qui e non ha cercato di vedermi dio mio dio mio perdonami marianna vedi come sono colpevole come sono infelice è il demone che mi assale quando meno me lo aspetto quante volte pregando il signore che mi tolga da codesta croce non ho abbassato gli occhi verso
la chiesa per vedere se gli fosse la per cercarlo tra la folla e la preghiera è ispirata sulle mie labbra che il mio pensiero sia arrestato su di lui a vaneggiare a sognare di correre per i campi di ascoltare quel passo quel colpo bussato alla finestra ea guardare quelle stelle e toccare quella mano accarezzando la testa di quel bel bracco e sentirmi alle orecchie quel nome maria come se venisse dal cielo o dio mio sono fragile sono debolissima ma lotto mi difendo non ci ho colpa dio mio è più forte di me della mia volontà
del mio rimorso della mia fede tu mi scrivi che sei felice che sei contenta anche fuori del convegno ringrazia il buon dio marianna mia che ti ha osservato la mamma che non ti ha fatto nascere povera che non ti ha confitto nel cuore questa spina che non ti ha fatta debole isterica nervosa e malaticcia solo quando questa materia si dissolverà io non so però più ecco perché vorrei staccarmi dal mondo che mi afferra ostinatamente che alzo gli occhi e le braccia supplichevoli verso il cielo ora che sono ritornata presso alla mia buona filomena che ha
pietà delle mie piene e mi procura il conforto di scriverti e di ricevere le tue lettere ti scriverò qualche altra volta prima di proferire i voti solenni tu verrai alla cerimonia non è vero voglio dire addio a tutti coloro che mi sono cari attraverso a quella gelosia tra il fumo degli incensi e il suono dell'organo voglio che tutti quei volti amici mi confortino all'arto passo perché il mio povero cuore è debole ho bisogno di poter fissare i miei occhi e nei tuoi e in quelli del babbo di mia sorella di gigi di annetta allorché sentirò
la forbice stridere prime miei capelli ho paura ho paura marianna ho paura di quelle forbici ho paura di quel momento ho paura di lui se gli venisse in chiesa quel giorno dio mio no no son debole dio mio no per pietà tu verrai insieme a tuo padre judith a mio fratello la mamma netta i signori valentini dio mio sia fatta la vostra volontà 27 febbraio marianna mia sorella mia mi era sembrato di essermi agguerrita contro il dolore ma quest altro che sopravviene mi lacera mi schiaccia mi annichilisce eccomi più debole più meschina di prima dio
mio antico testo anche codesto quello che ho saputo marianna quello che ho saputo avresti mai potuto immaginarlo sono stata malata per più di due settimane ora mi sono levate ti scrivo piango con te che è mai questa cosa meschina che è dentro di me che geme che soffre che non sa strapparsi da tutte codeste miserie per elevarsi a dio ma essi avrebbero dovuto farmelo ignorare sono senza pietà no piuttosto io sono debole io sono colpevole dio mi punì se il signor nino sposerà mia sorella intendi sono venuti a darmi la lieta novella è un buon
matrimonio ambedue sono ricchi giuditta è contenta felice non ho avuto il coraggio di domandarlo rowe in grazia di risparmiarmi la prova della visita d'uso perché anche gli verrà sento che non avrò la forza di quest'altro sacrifizio e ucciderà ed egli egli l'avrà ma pregherò tanto iddio per me e per lui il clan geller o tanto piangerò tanto che dio ci darà entrambi la forza di superare la prova crudele ho pianto sino a quando non avevo più lacrime mio petto si lacera la mia testa pareggia vorrei dormire vorrei soprattutto che il signore mi risparmiasse questo dolore
sia fatta la volontà di dio 28 febbraio mezzanotte dio sia lodato la prova è subita mia passo di morire ma è passata ora è tutto finito mi avevano fatto prevenire come anche tutte le monache nostri parenti la madre abbadessa e la direttrice delle novizie noi aspettavamo nella sala grande che precede il parlatorio ero seduta fra la badessa e la madre direttrice sono arrivati puntualmente all'ora stabilita ho udito la carrozza che si fermava alla porta i loro passi che salivano le scale e si avvicinavano alla grata mi sono levata barcollante non ci vedevo ho sentito la
campana che mi chiamava la direttrice aprì la cortina mi aggrappai alla tenda mi lasciai cadere sulla panca di legno vidi in confuso quella inferriata affollata divisi ma non mi avranno veduta qui faceva buio e si parlavano tempo ho potuto udire anch'io parlava mia matrigna anche il papa juditha non diceva nulla e neanche lui mia sorella aveva una veste e un cappellino color di rosa sembrava felice lui le stava accanto aveva il suo cappello fra le mani ero lisciava coi guanti non piangevo mi pareva di sognare però sorpresa come non soffrisse di più poi si alzarono
babbo mi disse addio la mamma mi sorrise juditha mi ha mandato un bacio gigi mi chiese dei dolci e gli s'inchinò lo vidi allontanarsi egli era al fianco di giuditta sulla soglia alleviate libraccio quindi la porta si richiuse i passi si allontanarono poi non si udirono più la carrozza parte dal silenzio più nulla nulla consola 10 marzo fra un mese prenderò a livelo si fanno già i preparativi per la festa tutti mi colmano di carezze non passa giorno che il babbo e la mamma non vengano a trovarmi hanno voluto solennizzare questo avvenimento ci sarà della
musica dei fuochi d'artificio degli invitati il mio caro babbo sembra felice che anch'io prenda stato come egli dice juditha è venuta anche lei qualche volta se vedessi come la rende bella la felicità che dio la benedica anche tu sei fidanzata marianna mia mi scrivi che sei felice così sia ma non dimenticare nella felicità la tua povera amica che abbisogna più che mai del tuo affetto di tanto in tanto quando ne avrai il tempo vieni a trovarmi se sapessi come sono felice in quei pochi e rari momenti in cui rivedo le persone che mi vogliono bene
sai che è atto di carità visitare i poveri carcerati tu che sei sposa tu che sei felice dimmi come è fatta quella gioia quella festa quel gaudio che deve provare mia sorella dimmi che cosa ci deve essere nel suo cuore vedendosi sempre accanto alla persona amata senza scrupoli senza rimorsi senza paure benedetta festeggiata accarezzata da tutti dimmi come deve essere fatta la felicità di pensare che la sarà di lui che gliele apparterrà che lo vedrà tutti i giorni tutte le ore che lo dra parlare che si appoggerà al braccio di lui che gli dirà all'orecchio
tutto quello che le passerà per la mente che si chiamerà col nome di lui che verrà il giorno in cui si curerà sulle ginocchia i suoi figli che insegnerà loro ad amarlo a pregare il buon dio per lui pensare che tutto sarà una festa è che questa festa non avrà mai fine come buono il signore a concedere tanta felicità ho saputo che lo sposalizio si farà domenica che dio li benedica domenica 9 marzo mezzanotte maria damian ti scrivo dalla mia cella di notte temendo che il mio lumicino venga scoperto attraverso la cortina è che mi
sia tolto anche il meschino conforto di aprirti tutta l'anima mia che giornata è stata questa per me è marianna non cesserò dunque mai di soffrire sono sola tremante di freddo tutto è silenzio non si ode che il pendolo dell'orologio come il passo di uno spettro che passeggi per i vasti corridoio oscuri sono stata tutto il giorno nel coro a pregare a piangere al cospetto di dio ora solo debole stanca non ne posso più ma sono alquanto più calma è domenica tu comprenderai tutto quello che c'è in questa parola e non dico altro è stato oggi
mi hanno portato i rinfreschi della festa sai non si lamentarono che sono malata e che mi farebbero male come avrebbero potuto pensarci tutti sono allegri è un giorno di giubilo la colpa è mia che sono una povera donnicciola infermi cia ed uggiosa che festa sarà stata mai quella tutta la scorsa notte e non ho potuto dormire anch'essi non avranno ha dormito aspettando l'alba di questa domenica sognando ad occhi aperti quei fiori quegli abiti da festa quella folla quei visi ridenti anch'io ho visto ho sognato tutte quelle cose ho veduto giuditta così bella col suo abito
da sposa col suo velo bianco e la sua corona di fiori d'arancio che lui lui che le dava la mano le sorrideva andavano in chiesa circondati da amici di parenti di persone care l'altare era tutto illuminato l'organo suonava poi si sono inginocchiati che hanno chiamato dio a testimonio della loro felicità dio che è misericordioso avrà fatto dimenticare a lui quella sera in cui mi prese la mano quelle parole che mi disse il raggio di quelle stelle quella notte ed uragani e in cui venne a dirmi addio quel bussare che fece alla finestra la tosse chi
mi assalì anch'io l'ho dimenticato voglio dimenticarlo tutto è finito tutto vedi che sono rassegnata a marianna che dio ha avuto pietà di me domani mi preparerò al gran passo quegli esercizi spirituali non ti scriverò non vedrò più nessuno neanche mio padre è l'agonia quei due cuori felici avranno pensato qualche momento in mezzo al turbine della loro felicità a questa povera donna che si muore qui sola derelitta vieni alla cerimonia sarà per domenica 6 aprile è un'altra domenica come tu vedi soltanto quest'altra è triste verrai ti aspetto addio non ti pare assai malinconica sabato 5 aprile
ti scrivo un rigo in fretta per rammentarti che ti aspetto che ho bisogno di te di voi tutti che ho bisogno di forza e di coraggio mi hanno portato il velo i fiori la veste nuova è una bella veste da sposa si fanno gli ultimi apparecchi è per domani se vedessi che movimento insolito che frastuono che giubilo è una festa per tutte queste povere recluse quest'immenso sepolcreto si anima soltanto allorché si spalanca per un'altra vittima è un bel giorno d'aprile che il tempo è stato cattivo sino ad oggi ma adesso brilla un bel sole sono
stata sul belvedere a respirare un ultimo sorso di vita quante cose ho visto dalla su marianna i campi il mare quell'immenso mucchio di palazzi l'etna laggiù in fondo tutte queste cose sembrava che avessero un'aria triste avrei voluto vedere un'ultima volta a molti li c'e la nostra casetta quel bel castagneto non ho potuto vederli non li vedrò più o un groppo qui nel cuore dalla strada saliva sino al belvedere un frastuono un rumore di carri di vetture di voci di gente che lavora che poi piene tutta quella gente a degli affari delle gioie e le pene
cammina vive quegli uccelli che volano lontano fra me tutta questa vita che mi circonda domani fra poche ore si leverà un muro insormontabile un abisso una parola un voto come passerò questa notte se ti avessi almeno qui con me ho paura miu miu sorregge temi lunedì 7 aprile sorella mi ha aiutato ma i defunti parlare dalla tomba sopporta la tua povera maria è morta mi hanno disteso sul cataletto mi hanno coperto del drappo mortuario hanno recitato il requiem le campane hanno suonato mi pare che qualche cosa di funereo mi pesi sull'anima perché le mie membra
siano inerti fra me e il mondo la natura la vita c'è qualche cosa di più pesante di una lapide di più muto di una tomba per uno spettacolo che atterrisce la morte fra il rigoglio della vita fra il tumulto delle passioni il corpo che vede morire l'anima la materia che so capite allo spirito proprio gli occhi come trasognata spingo lo sguardo nell'immensità fra quel buio quel silenzio quella quiete inerte tutto è ad una immenso rabbi le distanza ti vedo come in sogno al di là dei confini della realtà sei tu che sei svanita nel vuoto
oppure sono io che mi sono smarrita nel nulla sono ancora sbalordita mi pare di aggirarmi in un immenso sepolcreto mi pare che tutto ciò sia un sogno che non debba essere per sempre che io ho tep a svegliarmi ho assistito ad uno spettacolo solenne ma mi pare che non sia stato per me mi pare che io sia stata presente come tutti gli altri ad un funerale ad una lugubre cerimonia religiosa ma che quando thatcher a quella musica quando non suoneranno più quelle campane quando si spegneranno quei ceri quando quei preti sfileranno in sagrestia quando tutta
quella gente si leverà per andarsene devo andarmene anch'io che non abbia restare sola qui dove ho paura ho visto tutti quei lugubri apparecchi che stringono il cuore e si trattava di me e darò io che morivo tutta quella gente vestita a festa tutti quei suoni tutti quei lumi erano per me ed io ho potuto a consentire a morire ho voluto morire mi aveva lo abbigliata da sposa col velo la corona i fiori mi avevano detto che ero bella dio mi perdoni io ne fui contenta soltanto per lui che mi avrebbe veduta così mi affacciarono alla
grata della chiesa tu mi vedeste io non vi di nessuno vidi una nube di incenso un brulichio molte torce che ardevano udi l'organo che suonava poi chiusero la cortina mi spogliarono di quei begli abiti mi tolsero il velo i fiori temi vestirono della tonaca senza che me ne avessi io non lo dico non vedevo nulla lasciamo fare ma tremavo talmente che i miei denti scricchiolavano gli uni contro gli altri pensavo alla bella veste da sposa di mia sorella alla cerimonia qui e là aveva dovuto assistere senza provare lo sgomento che allora mi invadeva la cortina
fu riaperta tutta quella gente era ancora li guardava ascoltava con una vida curiosità che mi agghiacciava di inesplicabile terrore risolsero i capelli e mele senti fin sulle maniche tenevo giunte le raccolsero tutti in pugno che allora più di uno stridere d'acciaio mi parve che mi cogliesse il ribrezzo della febbre ma era quella sensazione di fresco che provai sul collo allorché quella cosa fredda si introdusse fra il volume delle mie chiome del resto non avevo che è un'idea confusa di quanto accadeva vidi mio padre che piangeva perché piangeva mia madre giuditta cg accanto agilità c'era un'altra
persona che era pallida pallida e mi guardava con gli occhi spalancati in quel punto lo stridere di quella cosa agghiacciata mi parve che superasse il canto dei preti il suono dell'organo i singhiozzi di mio padre i capelli mi cadevano da tutte le parti a ricci attrice intere e le lacrime mi cadevano dagli occhi allora l'organo si fece mesto le campane paradigmi che piangessero miss tesero sul cup ha letto il coprirono con la coltre dei trapassati tutte quelle figure nere mi circondarono riguardavano pallide impassibili come spettri salmodiando con le torce in mano la cortina si richiuse
in chiesa su di sé lo scalpiccio di tutta quella gente che se ne andava tutti mi abbandonavano anche mio padre aspetti mi abbracciavano mi baciavano avevano le labbra fredde e sorridevano senza far rumore tutto ciò significava che io morivo e come è bastato questo solo ad addormentare tutti gli affetti che mi bollivano in seno a soffocarli quella cerimonia quei lumi quel cataletto quelle forbici come hanno avuto il potere di lasciarmi il petto vuoto i sensi inerti come hanno potuto farmi discendere viva nella tomba farmi rinunziare a tutti i beni di dio l'aja la luce la
libertà l'amore fa ancora il peccato ancora dopo morta anche esso vorrà qui dove sarà il cuore adesso non c'è più nulla sono gli ultimi analiti di vita è la lotta dell'anima che non vuole morire penso gemo mi agito soffro ma sarà per poco ho passato tutta la notte senza poter chiudere occhio senza sognare senza poter pensare che ne hanno fatto di me che cosa ecco quello che domando a me stessa con terrore tutta la notte la al di sopra di quella cortina c'è sempre quel volto il volto di colui che ha guardato muto pallido con
gli occhi spalancati mentre le forbici stridevano incessantemente fra i miei capelli non ho più la forza di piangere il nulla mi ha invaso no non è vero quello strano mistero che sia compiuto non mi ha avvicinato a dio e ha lanciato nel buio nel vuoto mi ha annichilito non so cosa ci sia più dentro di me è un silenzio che mi spaventa 15 maggio ti scrivo da letto solo assai malata se tu mi vedessi cara marianna come la febbre ha divorato le mie carni allorché guardo le mie povere mani pallide e tremanti mi pare di
vedervi il sangue e circolare nelle vene tanto solo scarne o un ardore un bruciore qui nel petto oggi mi sento alquanto meglio e ho la forza di scriverti vorrei parlare con te e pensare a quei bei giorni che erano pieni di vita e di allegria ma tutto quello che mi circonda essi triste che il mio cuore non ha la forza di sorridere neanche chiudendo gli occhi e sognando il passato ho sofferto assai ma il signore non mi ha abbandonato mi hanno trasportato all'infermeria e questo è stato un gran dolore almeno nella mia celletta ci avevo
tante memorie che sebbene dolorose tuttavia mi erano care ma qui mi sembra che tutto sia lungo pre che ogni in fermati abbia lasciato lo spettro delle sue sofferenze chissà quante monache sono morte qui forse in questo stesso violetto e quando nelle lunghe notti insonni in cui la febbre più mi travaglia io faccio queste riflessioni provo un ripreso invincibile e begu i fantasmi avvolti nel velo nero strisciare lievemente sulle pareti facendo vacillare il debole lume della lampada dal corridoio e ho paura che nascondo il capo sotto i lenzuoli piango da mane a sera ricordandomi di quel
caro stanzino di monti ilic e le cui pareti mi conoscevano e mi sorridevano accanto ai miei parenti con quel bel sole quell'aria quei volti amati e quando il mio cuore ha maggior bisogno di affetto e di conforto non si vede attorno che i visi delle infermiere rese impossibili e dall'abitudine di veder soffrire anche il raggio che attraversa la finestra e pallido scolorito malaticcio la primavera è passata ridendo sulla terra senza mandare un solo dei suoi colori festosi su quest angolo derelitto di pene e di miserie gli aerei una farfalletta tutta bianca venne svolazzando a posarsi
fin sui vetri della finestra to benedetta dal signore che vedi il sole che respiri l'aria libera a pieni polmoni non puoi farti un'idea di quel senso di tenerezza che può recare la vista di una farfalla il profumo di un fiore all'anima di un inferma e pareva che tutto il lieto corteggio della primavera il venticello profumato il verde dei prati il canto mattutino dell'allodola aleggiasse intorno a quella farfalletta e fosse venuto ad allegare il doloroso asilo di tante derelitte timer la farfalla dopo di essersi fermata un istante su quel triste fiorellino che spunta dal crepaccio del
davanzale si staccò agitando le sue alucce e si perdette nell'azzurro del cielo era libera allegra che aveva forse visto tutti quei visi pallidi e tutte quelle lacrime tra due o tre giorni spero levarmi un'ora o due foro forza a me stessa pur che mi permettano di ritornare alla mia celletta purché mi tolgano da questo luogo chissà quando potrò rivederti e sento talmente sfinita di forze che mi sembra non debba mai più alzarmi da questo letto ti ho scritto in due o tre riprese e tuttavia non potreste immaginare quanta fatica mi abbia costato lo scriverti pure
è stato un gran conforto per me è il solo conforto che mi sia rimasto non vorrei mai lasciare il chiacchierare con te perché intanto non penso che soffro che sono qui e tante altre brutte cose adesso non ne posso più ti ho scritto una lunga lettera non è vero molto lunga per una povera malata come me ti costerà un po di fatica il decifrare la scrittura perché la mano e malferma ma tu che mi ami indovinerà i quello che ho scritto è quello che non ho scritto ringraziare iddio anche di questa malattia sono come instupidita
mi pare di sognare e ancora non saprei render conto a me stessa di quello che sono diventata quando mi sveglierò il buon dio mi darà la forza addio 27 maggio perché tutti mi avete abbandonato marianna anche mio padre anche tu son qui tutta sola a soffrire in questo vasto corridoio dove non c'è sorriso di sole né di volti e amorevoli sono in uno stato da far compassione alle pietre morirò marianna mia la tua povera amica morirà qui e non ti vedrà più e non vedrà più suo padre credevo di star meglio avevo sperato di lasciare
questo orrido asilo o peggiorato e nessuno mi dissimula più la gravità del mio stato se dovessi morire qui sola la notte come terribile la notte marianna quelle lunghe ore non finiscono mai quel lumicino vacillante quel crocifisso quelle pitture tenebrose qui lamenti soffocati quel russare dell'infermiere che dormono sulle poltrone pardo di sete che non oso disturbare le suore infermiere che brontolano poverine quando vengono svelate spesso l'altra notte tenta di trascinarmi sino al tavolino per estinguere questa arsura che mi consuma le viscere mi pareva di smarrire la ragione per la gran sete ma appena mi levai da
letto cade a terra svenuta che mi feci una larga ferita al capo ne trovarono in un lago di sangue l'alba arriva scolorita messa senza sorriso la notte sopraggiunge piena di paure e di l'arte penso a mio padre dalla mia famigliola a tutte quelle cose che a dolci rebbero anche le presenti sofferenze e piango piango che il petto vi si rompe dio mio se morissi qui se morissi senza veder mio padre deve essere un gran brutto momento quello marianna ho paura a pensare che sarò sola senza nessuno che vi conforti se potessi vedere mio padre almeno
20 pari una barbarie codesta di non farci vedere i nostri più cari almeno un'ultima volta in quel momento solenne e solo conforto che mi abbia è quello di scrivergli come scrivo a te ma quando non potrò più scrivere se il mio babbo sapesse la centesima parte di quello che io soffro quanto mi costa lo scriverti nei rari momenti in cui mi sento un po di animata mi sforzo a fare due o tre riti mi pare di ri attaccarmi alla vita che ti assicuro che inizia attacco disperatamente ma la mano mi trema in modo che non
saprei rileggere io stessa a quello che ho scritto e ho la testa così debole che non so quello che mi dica ripiglio 10 volte la lettera per scriverti 10 persi quell'anima caritatevole di filomena viene a vedermi tutti i giorni temi reca le vostre notizie che dio la benedica per il conforto che dalla povera inferma non potrei mai dirti quanto sia prezioso per la desolata anima mia il più piccolo favore il più lieve segno di simpatia o tanto bisogno di essere amata di amare di amare assai poiché la vita mi sfugge 3 giugno oh ma rihanna
domani mi recheranno il viatico dunque il mio stato è davvero assai grave eppure non mi sento in punto di morte dio mio sia fatta la vostra volontà al di fuori di quella finestra c'è ancora il sole che splende si sente il rumore di tanta gente che si muove che vive un raggio di sole ha attraversato ivete ti viene a posarsi sul mio letto quante cose ci sono in un raggio di sole tutte quelle cose che egli vede illumina in questo stesso momento tante gioie tanti dolori tante persone che si amano di lui sulla gronda c'è
un nido di rondine anche per s il sole splende mio addio avrò morire senza vedere mio padre non dovrò vederlo più dio mio dio mio sono rassegnata a morire ma vorrei veder mio padre per l'ultima volta egli non saprà che muoio quel povero papà perché non l'hanno avvisato perché non l'hanno chiamato chissà quanto piangerà morire morire così giovane non ho ancora 21 anni oddio quando morirò morissi subito almeno quest'agonia allo spirito e dolorosa 4 giugno mi sono confessato che terrore che terrore marianna tutti quegli apparecchi mi parlavano dell'altra vita ed io pensavo ancora a lui
ed io avevo il nome di luis sulle labbra mentre tutte le suore inginocchiate intorno al mio letto recitavano le litanie che lugubre cerimonia quelle torce quel campanello quel baldacchino quelle salmodie addio voi tutti che amo padre mio marianna sorella mia mio gigi e tuo addio marianna digli che io ho pensato a lui anche in questo momento 7 giugno marianna ringrazia il buon dio non sono morta forse vpro di home usera misericordia e mi farà rivedere i miei cari mi hanno detto che anche questa lusinga e un peccato è che bisogna rassegnarsi ai di vini voleri
vi chiedo perdono di questo mio desiderio signore ma il cuore è debole ed in fermo 10 giugno dio è misericordioso non morirò che il medico dice che sto meglio vivrò vivrò marianna dio mi farà vivere sono così debole prego benedico il signore e quando vedo quel raggio di sole che scintilla sui vetri della finestra piango di tenerezza e il pianto mi fa bene ma rihanna mia 13 giugno che festa sarà quando rivedrò quel buon vecchio e tutti i miei cari che lacrime che consolazione mi proibiscono di affaticarmi non ti scriverò a lungo peraltro non ne
avrei la forza se tu vedessi come è ridotta la tua povera maria mi dicono di essere calma ma non possono impedire alla mia mente di correre e correre che pensare a tutte quelle cose che fanno piangere di gioia dal giorno in cui sembrerò in parlatorio che vi vedrò che la povera anima mia è tutta allegra ma poi poi ve ne andrete che mi lascerete di nuovo qui sola 24 giungo dio sia benedetto po vi tutto al fine il mio babbo tu sai quanto abbia dovuto pregare il medico e la badessa perché mi fosse concessa a
codesta grazia ieri finalmente il buon dottore mi premise di uscire dall infermeria il tempo era bello sentivo il mio povero petto tanto malato dilatarsi nel respirare l'aria vivificante del mattino filomena mi dava il braccio attraversai il giardino dove c'era un bel sole dei fiori avevo avuto tanto freddo in quei tristi cameroni quasi poi le furiose stormi fano appena perché la brezza non può spirare in questo recinto chiuso da mura così alte la sabbia dei viali scricchiolava sotto i passi due o tre farfalletta svolazzavano di fiore in fiore era ben poco è vero ma tu non
sai quanto valga questo pochissimo per una povera reclusa lassù in alto ad una finestra del dormitorio un canarino cantava dolcemente è vero che è chiuso in gabbia poverino che se si potesse intenderlo si saprebbe che invece egli piange ma pure tutti questi nulla ineffabili che per molti passeranno certamente inosservati formano tesori di dolcezze per chi non ha altro che gli rammenti i campi e boschi la vita e fanno sorridere il cuore se non la mente chiudendo gli occhi in quest'angolo di terra recinto dalla clausura si potrebbe dimenticare di essere in convento e di immaginarsi di
essere circondati di liete campagne di luce di aria e di essere liberi ma poi si vedono muri così alti e finestre tutte chiuse da gelosie e il cuore si stringe involontariamente e di come sono fatta pensare che avrebbe potuto bastarmi quest'angolo di terra uno spicchio di cielo un vaso di fiori per godere tutte le felicità del mondo se non avessi provato e la libertà e se non mi sentissi in cuore la febbre roditrice di tutte le gioie che sono fuori di queste mura e pensare che se ricadrò malata se mi chiuderanno di nuovo in quelle
infermeria sarò privata anche di questo giardinetto di questi fiorellini di questo sole che non viene a visitare i poveri infermi perché anche il suo raggio diverrebbe triste o marianna quello che provai allorché scorsi il mio babbo adorato che mi aspettava in parlatorio quello che provai allorché appoggiai le mie mani tremanti a quella grata non saprei dirti nemmeno se fu gioia o dolore il buon vecchio come mi vide così pallida e così disfatta non poter frenare le lacrime gigi piangeva anche lui ed anche e giuditta che dio che ho il cuore in fermo che sono così
debole che mi struggo e lacrime per un nulla ruppi in singhiozzi che mi alleggerivano il seno avrei voluto buttarmi fra le sue braccia che quella grata dura e fredda stava lì fra di noi tra il padre e la figlia che si rivedono dopo essere stati sul punto di non vedersi mai più non ho mai compreso prima di allora tutto quello che c'è di odioso nella clausura quando ci fumo sfogati in lacrime mio padre mi domandò li più minute informazioni della mia malattia tentava di sorridere di confortarmi e di tratto è entrato i singhiozzi gli strozzavano
la parola e le lacrime cadevano sulla sua barba grigia senza che egli se ne avvedesse come si stringeva il mio cuore eppure avrebbe dovuto essere una festa quella non è vero juditha era lì così pallida piangeva anch'essa la guardavo la guardavo come se trovassi lei qualche cosa di nuovo di indefinibile avrei voluto singhiozzare o piangere a voce alta fra le sue braccia che sentivo che l'affetto di lei mi faceva male al cuore la guardavo negli occhi mi si riempivano di lacrime e attraverso le lacrime la tentazione mi faceva scorgere accanto alla sua testa un altro
viso pallido pallido o marian è la debolezza che mi viene dalla lunga malattia sono allucinazioni prodotte dal demonio dio mio aiutatemi e poi frame e le persone che mi sono più care in quei momenti ineffabili che dovrebbero essere sacri c'era la monaca che mi accompagnava estranea ed indifferente a quella gioia a quel dolore a quelle lacrime non ti pare che le lacrime abbiano anche se il loro pudore sarà anche la mia matrigna che ci proibiva il dolce sfogo del pianto sotto pretesto che mi facesse male fra tutte queste cose fredde dure ingrate le sbarre dell'inferriata
erano le meno repulsive come scorsero in un lampo le due ore che mi fu concesso rimanere al parlatorio finalmente tutte quelle care persone che sono parte di me dovettero lasciarmi le accompagna i con gli occhi fino alla porta ma a lui che furono per oltrepassare la soglia il cuore non mi rese mi parve di smarrire il senno chiamai il babbo ad alta voce quasi fuori team è come se non dovessi rivederlo mai più cercavo un pretesto per trattenerlo ancora pochi minuti e non seppi dir nulla e scoppia in lacrime piangevamo tutti che nessuno poteva trovare
una sola parola il babbo mi promise che sarebbe ritornato il giorno dopo questa volta partita pero e il rumore della porta che si chiudeva me lo senti ripercuotere nel cuore stringevo la grata di ferro con mano convulsa e fissavo ancora gli occhi su quella porta chiusa che momenti sono quelle di dio mio le monache mi aiutavano a risalire nella mia cella e quando fu isola senza testimoni allora soltanto potrei mettere mezzi occhioni e sfogarmi singhiozzi ora sono più tranquilla ho ringraziato il signore di avermi fatto rivedere il babbo gli ho chiesto perdono di questo mio
soffrire che è una colpa perché avevo già accettato code stabilità di privazioni e di dolori avevo fatto voto di dedicarmi a lui interamente e il mondo mia vince ancora con i suoi legami più tenaci dio misericordioso c o colpa io se non ho forza di rompere questi legami marianna mia non verrai uno di questi giorni a visitare la povera inferma vieni vieni po tanto bisogno di vederti 28 giugno chissà che cosa penserai di me di una monaca che geme che si lamenta che ti scrive clandestinamente quando scendo ad esaminare me stessa mi trovo così colpevole
così abietta che non so comprendere come tu mi lasci ancora la carità della tua amicizia il mio peccato è è mostruoso e pero ma sento che nella mia sventura c'è qualche cosa che è più colpevole di me stessa ed io mi perdonerà per questa ragione ci sono dei momenti in cui se non ti scrivesse tutto quello che soffro dentro di me griderebbe ad alte strida da tutti i miei pori lo sai marianna lo sai quella tentazione mi possiede ancora quel serpi e l'ho sempre qui fitto nel cuore parlo di cose indifferenti e cerco di stimolarlo
a te a me stessa allora mi morde più aspramente mi lacera coi suoi denti avvelenati ho paura di essere d'annata midi batto contro il demonio adesso mi up india più tenacemente mi possiede comprendi mi possiede ora che la malattia mi ha indebolito io non ho più la forza di lottare non vorrei morire perché ho paura dell'inferno perché amo il mio peccato perdonami sorella mia tank io inorridisco di quello che scrivo di quello che penso non so più pregare iddio perché non oso più levare la fronte verso di lui dio mio che ho fatto che ho
fatto mai lo amo sempre lo amo più di prima lo amò sino alla pazzia e sono monaca che degli e sposa sposo di mia sorella è orribile è mostruoso sono perduta sono maledetta ma che colpa ci ho io come ho potuto meritarmi un castigo sicuro ora che sono rinchiusa vivente nella tomba questo amore sia fatto un delirio una collera una rabbia non mi ricordo più di quei momenti di paradiso non provo più quelle tre pile gioie o sempre qui nella mente nel cuore dinanzi agli occhi una figura spaventosa che mi fa ardere di angoscia e
di passione sento una voce che viene d'oltretomba che mi chiama ascolta maria maria che il nome con cui mi chiamavano al mondo adesso maria è morta e tre ma tutta e il sudore sia ghiaccia per il terrore delle sue membra perché sente la mano del temo né che la ferrari capelli e la trascina nell'abisso vere tutte queste vergini sicure si innocenti inginocchiarsi pregare e sentirsi la sola colpevole fra di loro e dover dissimulare il rimorso allora che pur se più acuto tele più confortanti pratiche religiose esser divenute un altro peccato per la povera donna perduta
ed essere costretta ad ingannare i dio tutte le domeniche vado al confessionale mi inginocchio mai me non ho la forza di confessare quella colpa mostruosa inventò anche dei peccati che non ho mai commesso come per farne un compenso con quello che non oso mai dire che mi nascondo gelosamente nel cuore come una lupa nasconde i suoi figli le sandro marianna mi pare di essere pazza vorrei strapparmi i capelli vorrei macerarmi il petto con le unghie vorrei urlare come una belva e scuotere codeste grate di ferro che imprigionano il mio corpo torturano il mio spirito è
che irritano la mia sensibilità nervosa se diventassi passata pero ho paura ho paura un brivido mi ricerca tutte le fibre il sangue mi sia ghiaccia nelle pene ho paura di quella povera sua ragazza che è rinchiusa da 15 anni nella cella dei matti tira menti quel volto scarno pallido e spaventoso quegli occhi stupidi e feroci quelle mani ossee dalle unghie lunghe quelle braccia nude quei capelli canuti essa si aggira senza tregua nel breve spazio della sua stanzetta a branca le sbarre di ferro e si affaccia alla grata come una bestia feroce se minuta urlando ringhiando
tira menti anche della paurosa tradizione del convento che quella cella non debba rimanere vuota e che alla morte di una povera mappa sia vi sempre qualche altra disgraziata da rinchiudervi marianna ho paura che io debba succedere a sua ragazza quando dio le farà la carità di chiamarla sé ho la febbre io morirò giovane odio nome punirà a quel segno ho paura ho paura di quei capelli canuti di quegli occhi di quel pallore di quel ghigno di quelle mani che si avvinghiano alle spranghe della grata se diventassi così anch'io o no no è notte tutto è
silenzio la finestra è aperta ho udito un bottegaio che litigava con la moglie e infine la battuta felice felice lei sulla strada si odono i passi di qualcuno in ritardo quell 1 avrà una casa dei parenti e degli oggetti cari perché penso a queste cose che mi fanno piangere perché su malaticcia perché ho la testa debole perché sono colpevole o la colpa non ci pensavo più ora senti come spaventoso il mio peccato come si riproduce e sotto tutte le forme domenica ero in coro ad ascoltare la messa mi sentivo in seno una calma una pace
e una serenità mi pareva che al fine è dio avesse compassione di me e mi perdonasse pregavo e tenevo gli occhi fissi su di un uomo che stava laggiù in chiesa appoggiato ad una colonna aveva la sua statura i suoi capelli neri aveva certi atteggiamenti che somigliavano a quelli di lui avrei data la poca speranza di vita che mi rimane per vederlo soltanto levare la testa verso il coro lo guardavo e delle volte mi sembrava che fosse lui senza dubbio che allora il sangue incominciava a turbina armi nella testa finita la messa egli si mosse
per andarsene ed io pregavo la vergine che gli facesse levare gli occhi verso la sua immagine che è presso al coro perché io potessi vederlo in viso ma parti e non potrei accertarmi che fosse lui rimasi lì come pietrificata non so quanto tempo con gli occhi fissi su quella colonna a cui forse si era appoggiato uno sconosciuto 5 luglio voglio vederlo voglio vederlo una sola volta un momento solo dio mio è un gran peccato poi vederlo vederlo soltanto da lontano attraverso la gelosia egli non mi vedrà non saprà che dietro quella gelosia c è chi
muore qui d'annata per lui perché me l'hanno strappato perché me l'hanno rubato il mio nino il mio cuore l'amore mio la mia parte di paradiso assassini assassini che uccide sta il mio corpo e che mi martoriate ancora l'anima come l'amo come l'amo sono monaca lo so che mi importa io lo amo che li è il marito di mia sorella io lo amo è un peccato un delitto mostruoso io lo amo io lo amo voglio vederlo voglio vederlo fosse anche per l'ultima volta la spetterà alla finestra del campanile che dà sulla strada lo aspetterò tutti i
giorni che gli passerà una volta una sola volta dio lo manderà da queste parti dio po marianna come questa parola mi atterrisce deliro turno feti sono fuori di me non so che cosa abbia sarà la febbre saranno i nervi sarà un matto 25 luglio lo veduto marianna lo veduto ho provato quest'altro spasimo che dio sia benedetto e gli passava insieme ad altri suoi amici non ha levato nemmeno gli occhi non si è forse rammentato che in questo convento si doveva essere la sua maria la sua povera maria di monti il dice che è pallida che
piange che trama di febbre che muore che lo ha sempre qui nel cuore le scintille che scaturivano dai miei occhi non l'hanno a barre bagliato parlava rideva aveva il sigaro in bocca e il fumo saliva verso la mia finestra l'ho visto sì se lui il suo viso i suoi abiti i suoi movimenti e ho avuto paura di quell'uomo che sorrideva che fumava che discorreva coi suoi amici non era una cosa orribile mostruosa poi è sparito ha svoltato il canto di un altra via che non l'ho più vista tutta quella gente seguitava a passeggiare a discorrere
a divertirsi che non si accorgeva che lui non c'era più dov'era dove è andato a casa sua da mia sorella da sua moglie vorrei essere tigre vorrei essere demonio vorrei strapparmi a brani queste carni vorrei avvelenare con la mia disperazione quest'aria accecare col mio lutto questo sole maledizione maledizione su me solo esso tutti di iodio che volete da me 5 agosto marianna domando perdono a te domando perdono a tutti quelli cui ho potuto recare scandalo con i miei peccati come ho domandato perdono al dio misericordioso che avrai pensato di me di questa dieta peccatrice che
logora la vita ai piedi della croce per cancellare quel pianto e la preghiera le sue colpe abbiamo fatto un corso straordinario di esercizi spirituali venne chiamato rinomatissimo predicatore dio ha tuonato per la sua bocca in mezzo al issimi tenebre della chiesa di cui le finestre sono velati al nero come a terribile alla parola del signore no solo i miei peccati è la mia coscienza turbata e il mio rimorso che me l'hanno resa spaventevole poiché il cuore mi dice che la parola del buon dio non può suonare chi è amore e misericordia senza limiti quale impressione
mi hanno lasciato quelle pratiche l'argomento è terrore direi di ogni apparso terribile ho visto la collera celeste fulminare dall'alto dell'altare ho sentito il ringhio dei demoni perduto sotto la cupola che ho visto a disegnarsi le nere ali di pipistrello nelle ombre delle arcate dio ha parlato dell'inferno di dannati e mi è sembrato tutta la notte di udire lamenti di torturati ululi dell'altro mondo che ho avuto paura paura di me paura del peccato tutta sconvolta il mio cuore e tanta invano isolarsi nel pensiero della misericordia celeste che il mio peccato è mostruoso potrò mai essere perdonata
quel predicatore parlò in termini vaghi che numero tutte le colpe ma fra i peccati più enormi su cui fulminava la vendetta celeste non lo so neanche supporre il mio la sua mente sarà rifuggita dall'enormità di esso che sono diventata io dunque può anch'io non avrò forse neanche il diritto di invocare perduta nella colpa d'annata alla vostra colle a posso ancora ascoltare la vostra parola posso ancora a prostrarsi ai vostri piedi fra codeste vergine che sono le vostre elette marianna mia è spaventoso abbandonata anche dal signore che pure delle volte la tentazione mi dice che io
sono innocente che non c'è colpa nel mio peccato che dio potrebbe perdonarmi perché solo perduta che ho fatto io è il demonio che mi suggerisce questi dubbi il demonio che mi possiede mi considero come una maledetta ho paura il ribrezzo di me stessa sono piena di rimorsi e di terrore eppure amo ancora il mio dio che vorrei potere sfogare ai piedi del crocifisso l'immenso abile angoscia dell'anima mia non lo posso non lo posso sono maledetta la notte se sapessi che notti il lume che si spegne l'ombra che vacilla immobili che crepitano il silenzio che è
pieno di sibili e di rumori indistinti fanno misteri di sepolcri ringhio di demoni ululi di dannati fruscio di ali maledette questo corridoio vasto muto oscuro i morti che dormono sotto i nostri piedi quella chiesa quelle lampade quelle pitture tutto e funereo si vedono sulle pareti disegnarsi figure mostruose sui capezzale ai piedi del crocifisso sta quel teschio in forme si ha paura dell'aria che si respira del silenzio che ci nasconde i sinistri rumori dello spazio che ne circonda delle coltre che ci pesano sul corpo non oso gridare perché temerei di svegliare echi spaventevoli di sentirmi posare
sulle carni mille forme orribili e il sogno è pieno di incubi affannoso mi sveglio spesso con un grido coperta di sudore angoscioso e di lacrime perché fu spaventosa quella predica perché è terribile la parola di dio o signore pietà anche della maledetta pietà anche della dannata 17 agosto signore grazie grazie mi sento rinascere mi sento purificare dal vostro perdono ho pianto ho pregato tanto che la mia miseria di ha fatto con passione adesso sono rassegnata sono tranquilla non voglio più pensare non voglio rimanere più sola il pensiero e il nostro male la nostra tentazione non
ti scriverò più marianna poiché prescriverti dovrei rammentare non voglio più rammentarmi ditte di mio padre di nessuno perdonatemi i miei cari il cuore è un gran pericolo se ci potessimo strappare il cuore saremo più vicini a dio poi signore mi darà la forza se morissi in questo momento sento che gli angeli mi sorriderebbero ma no ma rihanna mia anche questo desiderio è un peccato bisogna stare qua giù finché il buon dio lo vuole la mia anima che ecco dardai debole vorrebbe starci si poco che vede con colpevole sentimento di gioia i rapidi progressi che il
male fa in me di giorno in giorno se tu mi vedessi mia povera marianna sono diventata una larva se vedessi le mie mani e il mio avviso i miei occhi il mio povero petto è tutto una febbre che mi divora con denti di brace se mi sentissi a tossire che ti trovassi presso di me quando i dolori del male sono più forti del mio coraggio è meglio che tu non mi venga più marianna mi sa che nessuno mi venga nessuno o quasi direi il pudore della mia malattia il mio babbo trova sempre nella sua cecità
provvidenziale mille ragioni per illudersi che non vedere lo stato in cui sono mio dio mio dio eccomi a voi quale io sono con le mie infermità con le mie debolezze ecco i miei errori quella mia colpa quell immenso rabbi le amore che vi porto pietà di me mio zio pietà di me non mi fate pensare ecco l'unica mia preghiera per vivere e morire era assegnata nel solo vostro pensiero 26 agosto oddio mio perché mi avete abbandonata quello che io provo non ha nome sentirsi colpevole a tal segno aver tal paura del proprio peccato e non
potersene staccare quella pratica quella pratica sempre quella voce terribile nelle orecchie che orrore leggo l'inferno che mi attende spalancato mi sento perduta come satana nell'immensità dell'abbandono di dio che amo sempre il nino ho paura dei demoni che penso a lui può sollevare gli occhi supplichevoli verso l'altare e penso a lui con la testa piena di larve di fiamme divisi atroci e sorrido ardo con lui lui che hai peccato la tentazione il demonio senti quel che accaduto marianna ero sul belvedere seduta presso quella cappelletta che lo ior nava mo di ghirlande e fiori il sole era
levato da poco si udivano i mille rumori delle vie e il canto degli uccelli il cielo era azzurro il mare risplendente spirava un'area imbalsamata di fragranza che faceva a sollevare il mio povero petto tanto malato che io pensavo pensavo vedi per quale vi è questo demonio tentatore che si chiama pensiero si insinua tradimento in noi da tutti i pori e si infligge ferocemente nel cervello io pensava al fiorellino che scuoteva le sue perle di rugiada al fumo che si levava dai camini alla vela che si perdeva negli splendori del mare al canto che saliva dalla
via pera sogno non lo so 2 farfalletta si inseguivano di fiore in fiore un aveva le ali d'oro un'altra tutte bianche quella dalle ali di neve si nascose e dentro il calice di un bel fiore più bianco delle sue ali con un atto di gentile malizia che la povera sua compagna la cercava agitando le sue piccole ali dorate con un senso d'affanno come trepidavano quelle alucce allorché si accostavano i petali del bel fiore poi si affacciò alla corolla guardò forse sorrise che vi si nascose anch'essa che si dicevano che si rubavano che si passava in
quelle piccole anime quanta felicità era racchiusa in quella tenue corolla e noce letto risvegliava sul comignolo del tettuccio della cappelletta che agitava reali con un moto si rapido che ai raggi del sole nascente le sue penne sembravano fatte di pagliuzze d'oro diceva vieni vieni pareva che piangesse che può saperlo forse piangeva davvero chi aspettava si chiamava poi spicca un volo rapido dritto sicuro dove corrida era libero e volava su di un crepaccio del muro una piccola lucertola si scaldava al sole se tu avessi visto com'era lieta quella bestiolina come anelavano i suoi piccoli fianchi e
agitava sì la sua testolina che brillava nei suoi occhietti forse bene diceva quel raggio che sedeva benefico anche per lei è quella stilla di rugiada che la foglia del fiore lasciava cadere ci ha mai pensato a tutte le gioie che ne circondano alla felicità che solo nel verme che striscia per terra che nell'atomo che non si vede poi su di una carrozza e cavalli avevano nessuna ieri sai come a degraw il rumore delle sue maniere ti parla della campagna del verde dei prati delle strade polverose delle siepi fiorite delle allodole che saltellano dinanzi ai cavalli
si arriva a stridere una carrucola che è un'allegra voce una fresca voce di donna che cantava una di quelle canzoni popolari che non hanno senso comune che commuovono tanto era una fantesca che attingeva l'acqua ad un pozzo perché era allegra colei sta che pensava al suo villaggio natale alla messa della domenica alla nota voce che soleva venire a ricantare quella vecchia canzone dinanzi alla sua porta tutte quelle cose avevano una parola e dicevano nino nino lo cercavo con gli occhi intorno a me e lo vide lo vide alla finestra di una casa poco lontana era
lui proprio lui coi gomiti appoggiati al davanzale con la pipa in bocca che respirava tutta quella festa di un bel mattino poi il mio povero cuore il mio povero cuore mi parve che altra volta mi avessero detto che mia sorella era andata ad abitare una casa vicino al convento ma dio mi aveva fatto la grazia di non farmi ci pensare ora lo vedevo lì o dio perché perché che faceva che pensava mi vedeva nono i suoi occhi erano distratti eppure avrebbero dovuto vedermi col mio vestito nero il mio velo bianco le braccia distese che aveva
in cuore quell'uomo qual pianto o al pianto o signore se vi potessi ringraziare per averlo veduto solo o dio mio non mi fate vedere mia sorella non mi fate vedere mia sorella meno meno sono qui sono io non mi vedi non ti rammenti che hai che ti ho fatto con la mia testa mi no guarda mi vedi come sono pallida senti come il petto mi duole bonino famila carità di guardarmi egli sia voltato ho veduto un'ombra dietro di lui una veste sono fuggita perché la ragione mib accigliata dio dio che spasimo sono andata a rintanarmi
nella mia cella come una belva ferita poche fiamme che dolori la mia testa la mia povera testa che giornata che giornata orribile quel fantasma sempre dinanzi agli occhi quello spasimo sempre inchiodato nel cuore sono quasi pazza santo qualche cosa che mi afferra per le carni e mi trascina la sua sul bel vedere per tornare a vedere quello di cui la sola idea mi lascerà il cuore vorrei passarvi tutti i miei giorni e morire lati dolore con gli occhi fissi su quella finestra ho voluto pensare a dio che dio mi è sembrato crudele ho voluto pensare
a quella predica e mi è sembrata ingiusta tutte le furie dell'inferno si dilaniano il mio cuore senti marianna senti la dannata poiché io voglio perdermi voglio bannarmi la notte quando tutti dormivano sono andata là su sulla terrazza a piedi nudi premendomi il petto perché le monache e nono dissero il battito del mio cuore che aveva paura il figlio acco strisciando fra le tenebre come un fantasma quel tragitto è durato mezz'ora mezz'ora di terrore di ansie di lotte interne spaventandoli al minimo rumore trattenendo il respiro ad ogni porta lasciandomi cadere sfinita ad ogni scalino se egli
avesse potuto scorgere mi poi quando sono giunta alla sua e ho visto le stelle sul mio capo e quella finestra illuminata ciò che sia passato dentro di me io stessa non saprei dirtelo senti ti dirò quello che pd to soffrirai come me vorrei che tutti quelli che amo soffrissero suonavano le undici quelle squilli e avevano vibrazioni acute che ferivano come un coltello le vie erano ancora popolate c'era gente che passeggiava che rideva si sarebbero potuti udire i discorsi che si tenevano da quelli che erano più vicini nel buio si vedeva quella finestra illuminata che mi
guardava col suo occhio spalancato cento volte ho passato la sera a fantasticare fissando da lungi qualche lume che brillava in qualche camera lontana e tentare di indovinare tutti gli effetti tutte le cure tutti quei piccoli dispiaceri che alla povera anima mia sembrano un'altra delle felicità domestica i discorsi le parole che probabilmente si passavano attorno a quel lume solitario ma quella finestra aveva un riverbero infuocato non potevo fissarla senza sentirmi ardere tutte le vene lui lui la sua casa tutto quello che c'è nella sua casa nella sua vita nel suo affetto tutte le serenità della pace
tutte le benedizioni della famiglia quella camera aveva la tappezzeria a gran fiori azzurri vicino alla finestra c'era una poltrona più in là su di un tavolino mille oggetti che non potevo distinguere ma dei quali alcuni luccicavano a lume della candela se volessi immaginare il tabernacolo non saprei idearlo altrimenti ognuno di quei piccoli oggetti aveva lì l'impronta della sua mano su quella poltrona si era seduto cento volte perché era deserta quella camera sembrava che avesse paura che ne faceva anche a me poi si aprì una porta dentro una donna lei mia sorella mia sorella com'era bella
poteva toccare ognuno di quegli oggetti mettersi a sedere su quella seggiola si accostò alla finestra e fece umbra al lume crudele crudele che si appoggiò al davanzale pareva che mi guardasse ebbi paura di quel viso rivolto verso di me e che rimaneva nell'ombra mitchell hai dietro la cappelletta come tremavo come batteva il mio cuore poco dopo è la si ritirò bruscamente e andò ad aprire la porta per la quale era entrata era lui lui le prese la mano la bacia sulle labbra dio mio dio fatemi morire anche maledetta tu non puoi sapere quello che ci
sia di ebbrezza di rabiosa voluttà nell'imporsi un'atroce tortura si divora se stessi poiché non si può divorare altri li ho visto quell'uomo abbracciare quella donna quell'uomo nino lei mia sorella li ho visti sedersi accanto parlarsi tenendosi per le mani sorridersi rubarsi i baci a vicenda poi indovinato tutte quelle dolci parole che si dicevano ho visto per un miracolo di intuizione i più piccoli motti della sua fisionomia quello che c'era nei suoi occhi nessuno ha potuto vedere quello che ho visto io i miei occhi asciutti si dilatavano il mio cuore non batteva più sarà un profumo
di satana i miei e questo spettacolo è durato quasi un'ora un'ora la a piedi nudi arssa di febbre tremante di ribrezzo respirando l'angoscia le furie a pieni polmoni mi sono imposta questa terribile gioia questa gioia che a denti di fiamma come lo spasimo per vederlo che sono andata alla tutte le sere con quel pericolo quella febbre quel delirio l'ho visto che conta il come l'ho visto ho passato i giorni sulla terrazza con un sole ardente che mi d'arte java sul capo nudo piena la mente di bagliori di smarrimenti di vertigini e gli occhi di fiamme
e il corpo arso di febbre prevederlo un solo istante passare da una stanza all'altra e nulla più a 6 dolore e uccidesse 10 settembre addio fatemi morire dio fatemi morire dio fatemi morire 13 settembre ho pietà pietà non recco più 18 settembre marianna sono malata o la febbre nel cervello la testa mi arde odo dalla mia celletta agli urli di quella povera sua ragazza mi pare che vorrei urlare anch'io come lei e come lei strappare con le unghie l'intonaco dalle pareti perché mi hanno chiusa qui che ho fatto perché quelle grate questi veli qui chiavistelli
perché quelle prezzi lugubri quelle lampade fioche quei visi pallidi spaventevoli quel buio quel silenzio che ho fatto dio mio che ho fatto voglio andarmene voglio uscire di qui non voglio più starci voglio fuggire aiutami aiutami marianna ho paura sono rabbiosa voglio la luce voglio correre marianna perché mi abbandoni anche tu di a mio padre che venga a togliermi da questo sepolcro dirgli che muoio che vuoi assassinata digli che mi spaccherò la testa contro queste pareti dirgli che sarò buona che amerò tutti che sarò la serva di casa che mi con tenterò del canile ma fuori
di qui ville che non gli ho fatto nulla perché è così spietato anche lui nessuno avrà pietà di me nessuno mi aiuterà nessuno di quelli che passano per la via quella gioia di una felicità in cuore penserà che rinchiusa qui dentro possa esservi un infelice che muore disperata grida urla con me chiama il soccorso di a tutti quelli che ti possono udire che sono chiusa qui per forza che non ho fatto nulla che sono innocente di che in questo luogo vi è la morte che c'è l'odore dei sepolti che si odono le strada della pazza
18 settembre la pazza la pazza anche lei vuole fuggire poverina la tengono chiusa col cancello di ferro non può dormire non può morire corre da mane a sera per quel piccolo spazio che le ha concesso rabbiosa ululante poverina poverine spaventevole semi chiudessero con saragat a casey prezzo che orrore se divenissi matta o marianna vorrei precipitarmi a capo in giù dalla più alta finestra ma tutte sono chiuse dall'inferriata che tortura che supplizio neppure la morte neppure il suicidio neppure l'inferno che ho fatto che ho fatto mai sono innocente te lo giuro senti non la meno più
melo strapperò dal petto quell'eroe suoi bambini fuggirò lontana facciano di me quello che vogliono tutto tutto purché mi tolgano da questo luogo di loro che io non sapevo quello che volessero da me quando io mi feci monaca che non sapevo che dovessi star sempre prigioniera che ero motta che qui mi dannerà l'anima che mi resta poco da vivere pochissimo perché dunque non mi lasciano morire in pace 24 settembre ieri penne il medico per me perché lo chiamarono mi guardava mi guardava in un modo singolare mita sto il polso e io sto bene io non mi
sento nulla mi fece mille domande che non capii che puoi dire questo che cosa vogliono da me mi guardavano a vista mi tengono in disparte che cosa è accaduto vogliono farmi paura io dissi al medico che voglio uscire da questo luogo promisi di essere buona di lavorare di fare tutto quello che si vuole da me pur che mi facciano uscire quel buon vecchio sorrideva che mi prometteva tutto quello che gli domandavo con una facilità che mi sgomenta che vuol dire che vuol dire marianna sono sola guardo me stessa mi pare di sognare non so che
cosa sia accaduto ma deve essere qualche cosa di spaventevole di orribile sarà perché ho paura degli urli di suor agata che arrivano fin qui ciò che la poveretta in uno dei suoi accessi oggi ho passato tutto il giorno a protare quella porta per la quale sono entrati quella porta tutta nera con grossi chiavistelli che si apre è soltanto per fare entrare delle vittime e che non si ripassa mai più e io sono entrata per quella porta ferro libera al di fuori che ho passato qui i miei piedi quella soglia nessuno mi ha trascinata nessuno mi
ha spinta come è stato dio mio vero matta sarà stato in sogno al di là di quella porta che cosa ci sarà mai che cosa si deve provare nell'anima oltrepassandola come deve risplendere il cielo di luce caldi la cia il nino non è vero non vollero che io rimanessi a guardarla più a lungo e perché anche questo è male mi tolse rotella io faccio tutto quello che vogliono solo docile ho paura ho paura che mi rinchiudano con la matta senza data nino nino governino voglio vederlo perché non me lo fanno vedere voglio vedere lui solo
non vedrò mio padre non vedrò mio fratello non vedrò mia sorella mia sorella lei che me l'ha rubato perché me l'ha rubato non sapeva che egli era mio perché non posso vederlo digli che venga digli che venga a liberarmi andremo assieme a monte il ice andremo a nasconderci nel castagneto soli come le breve digli che venga che venga armato del suo fucile così farà paura alle mie carceriere sono donne si lasceranno intimorire che gliele ucciderà se occorre mi salverà mi troverà qui nella mia cella che io gli salterà gli state rho il collo la monaca
si è bene la monaca fuggirà fuggirà con lui col marito di sua sorella glielo ruberà andranno lontano cammina cammina andranno nei monti andranno nei boschi saranno assieme non avranno paura non avranno le grida di saragat a ci saranno le stelle pioverà più tra l'uragano egli picchierà sui vetri e la tossina egli dirà maria maria chi è maria mi pare di averla conosciuta maria è morta è fuggita dov'è la mia povera testa senti marian ora e notte vedi tutti dormono nessuno mi vedrà io scenderò pian pianino attraverso il giardino c'è poi la sabbia del viale non
farà rumore perché avrà compassione di me andrò alla porta quella che attiva porta dirà no io piangerò suppliche rho mi il ginocchio che ho le dirò che nino mi aspetta che bisogna che io vado a trovarlo e allora la porta avrà pietà di me perché non è monaca che mi farà passare per il buco della serratura io mi troverò di là dove c'è il sole e l'aria le vie la gente lui dove si può gridare correre piangere abbracciare le persone che si amano fuggirò fuggirò perché se mi vede sua ragazza mi afferra che andrò a
bussare alla sua porta che gli dirò eccomi eccomi che degli miss tenderà le braccia no questa è male questo è peccato dirò a giuditta io sono la tua sorella la tua povera sorella che ha tanto sofferto ti volevano uccidere la tua povera sorella volevano sotterrarla viva volevano chiuderla con saragat ha la sua miccoli ti farò da serva non l'amerò più lo guarderò soltanto dal buco della chiave allorché tu sarai addormentata e non avrai bisogno di guardarlo o dio come sono felice marian come sono felice di dio mio dio mio grazie grazie senza data aiuto aiuto
ma rihanna aiuto padre mio nino minucci di liuzzi bili gigi juditha aiuto mi afferrano miss trascinano per i capelli aiuta ripercuotono ai ai miei capelli le mie braccia sono tutte li vide sa del sangue mi dicono pazza pazza sua ragazza surrogata che vogliono che vogliono costoro perché mi afferrano io io sono innocente non ho fatto alcun male volevo andarmene volevo fuggire sono i morti sono i demoni ho paura io mi ha abbandonata non mi abbandonare anche tu mi nonino tu sei coraggioso aiutami ahimè non ho più forza bis trascinano miss trascinano dove dove dio mio
a pezzella dei matti la sella di suor agata no no per pietà non sono matta ho paura ho paura non lo farò più eccomi rimarrò qui sarò buona pregherò che volete che volete chiamate mio padre chiamate marion vederlo che non sono amata panino meno perché non senti meno che urli che strida quali lacrime quanta schiuma sulla bocca quanto sangue nino aiuto ecco ecco aiuto borderò borderò sono veri fa sono belva no no grazie no lino rino stimatissima signora marianna quella povera suor maria che dio abbia in pace l'anima sua mi aveva incaricato di far pervenire
nelle sue riverite mani il piccolo crocifisso d'argento e di fogli manoscritti che le mando per mezzo del nostro portinaio prima di prendere una risoluzione in un caso di coscienza così delicato io ho esitato lungamente l'ultimo desiderio della defunta era bensì sacro per me ma la nostra regola ci proibisce di disporre di chicchessia anche in caso di morte senza l'autorizzazione della madre abbadessa spero che lo spirito santo ne abbia fatto la grazia di illuminarmi ed ecco quello che mi è parso il miglior partito a maggior servizio di dio e del prossimo è solo giovata di un
mezzo termine per ottenere codesto permesso che sarebbe forse stato difficile ottenere in altro modo ho rivelato alla madre superiore l'estremo desiderio di formare i a e le ho mostrato il crocifisso di cui quella poveretta aveva disposto in punto di morte e se ama quei fogli manoscritti come se essi fossero di nessun valore e non servissero ad altro che a dean voltarvi il piccolo d'oro io non so che cosa contengano quei fogli dubito però che il permesso di farli pervenire a persone estranee non sarebbe stato concesso giammai se fossero stati letti d'altro canto se mai fossero
stati trovati in convento temo che avrebbero potuto essere motivo di scandalo con molto pregiudizio della memoria dell estinta grave danno dell'anima sua la reverenda madre abbadessa trattandosi di cose di piccolo valore ha facilmente accordato il permesso senza credersi obbligata a chiedere il consiglio del padre cappellano e di ho la soddisfazione di adempiere oggi il mio dovere senza incorrere in nessuna responsabilità e la stimatissima signora riceverai il piccolo in volto nello stato in cui fu lasciato dalla buonanima i fogli su 94 in carta cerulea due in foglietti da lettere e gli altri tre scritti sulle sopra
carte ed altre lettere tutti diligentemente numerati l'involto è legato con un cordoncino nero e contiene un piccolo crocifisso d'argento una ciocca di capelli alcune foglie di rosa se la mia povera amica nei suoi ultimi momenti non avesse mostrato tanto attaccamento per quelle due o tre foglie secche io non mi sarei presa la libertà di mandarle anche queste temendo che potesse sembrarle uno scherzo impertinente da parte mia ma la moribonda voleva baciarle quando i dolori che l'hanno consulta si facevano più atroci ed è spirata con quelle foglie morte fra le labbra che dio le allevi le
pene del purgatorio per quello che so perse quaggiù la povera martire è morta come una santa beata lei nel giorno fatale in cui per errore fu creduta pazza la sua salute è rovinata ricevette è l'ultimo colpo gesù maria che giorno fu quello quanto soffrì la poveretta era così gracile così debole si leggeva appena e 4 converse non bastavano as trascinarla alla cella destinata alle mentecatte mi sembra ancora di avere nelle orecchie quegli urli disperati che non avevano più nulla di umano e di vedere quel suo riso delirante di terrore è inondato di lacrime che spezzavano
il cuore quando aprirono il cancello era svenuta la lasciarono la sul nudo suolo che dio mi perdoni credo che su allagata la povera matta sia stata la sola ad aver pietà di quella sventurata perché non lo so farle alcun male la guardava con quei suoi occhi e stupidity e si accasciava sul suolo accanto a lei la toccava e la scuoteva come se avesse voluto rianimarla quando venne il medico la trovò ancora in quello stato allora ordinò che fosse trasportata all'infermeria e siccome la reverenda madre superiora nell'interesse della comunità temeva qualche nuovo accesso e le ci
rassicura dicendoci che sarebbe stato per poco e infatti non durò molto la povera malata rinvenne quando fu nell'infermeria potrebbe sì immaginare come spezzava il cuore con quel solo sguardo spaventato che fissava su di noi poiché non poteva più muoversi la poverina le sue forze erano esaurite durò così tre giorni tre giorni di agonia non si mosse ne parlò più rimase come l'avevano distesa sul letto con gli occhi spalancati remando sempre è un rantolo affannoso nella gola soltanto all'alba del terzo giorno mi fece capire con gli occhi che voleva le volgesse il capo verso la finestra
e quando vide il cielo gli occhi le si riempirono di lacrime povera suor maria non era più che un cadavere gli occhi soli erano ancora vivi erano i suoi begli occhi e la mi diceva tante cose guardandomi e il dolore lacerava gli ultimi avanzi della sua misera vita quando le solleva il capo mi guardò in un certo modo che mi strappo le lacrime volle alzare il braccio per gettar melo al collo ma non ne ebbe la forza e sospiro allora io le presi la mano e della mela strinse me la strinse come se mi parlasse
verso alle 10 le recarono il santo viatico si comunicò con una serenità una fede tale che pareva che tutti i santi e gli angeli del paradiso facessero corona attorno al suo letto beata lei tutto il giorno poi rimase così mentre le si recitavano le litanie quando il sole tramonta parve che provasse un nuovo affanno le sue lacrime scorrevano così abbondanti che una delle converse si mossi a pietà e le asciugò il viso che la poveretta l'aveva tutto bagnato e non ci vedeva più poi agito le labbra come se chiamasse io mi tirai su di lei
fece uno sforzo per accostare il suo viso al mio e mi sussurrò all'orecchio quel suo ultimo desiderio con uno spento affannoso che spezzava il cuore e il rantolo la soffocava endo ville ai più che non mi dicesse corsi a prendere l'involto che mi aveva designato e allorché me lo vide fra le mani sorrise come sorridono gli angeli del paradiso quando il rantolo non la soffocava diceva sempre per lui per lui sarà stato delirio volle che le facessi veder tutto i fogli i capelli il crocifisso le foglie secche le bacia le bacio tanto che una di
quelle foglie lo porta dalle sue labbra dopo morta poi bowles e il capo dall'altra parte e sospiro lievemente parole che si addormentasse si addormentò per sempre povera suor maria però il adesso è fra i beati e prega il signore per noi miseri peccatori che abbiamo la debolezza di piangere la sua morte devo ancora aggiungere la lode della madre abbadessa e di tutta la comunità ea conforto di tutti coloro che l'amarono in vita che le sue esequie furono commoventi me più di trenta messe furono celebrate a tutti gli altari della chiesa e al de profundis arrivano
più di 100 candele mi raccomando al signore nelle sue orazioni e mi creda con stima sua debolissima serva suor filomena
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