[SUB12] VOCÊ É O QUE VOCÊ VÊ - Luciano Subirá

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Luciano Subirá
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Video Transcript:
Salve! Mi trovo all’INPA, Istituto Nazionale di Ricerca dell’Amazzonia, qui a Manaus, nello stato dell’Amazzonia. Sto passando per far arrivare un’altra parola al tuo cuore.
Nel libro di Numeri 13:33, dieci di quelle dodici spie inviate da Mosè, ritornarono dalla terra promessa dicendo: "sembrava di essere come cavallette, e così dovevamo sembrare a loro. " Io, in particolare, dubito che loro fossero stati visti da qualcuno, perché il contesto che la stessa bibbia ci fornisce su come trattavano le spie che fossero state scoperte in quel tempo, era con morte. Giuseppe minaccia i suoi fratelli fingendo questa possibilità.
Le due spie inviate da Giosuè devono nascondersi da Rahab per non morire e se fossero state viste dal popolo di quella terra sarebbero state giustiziate. Ma chi si vede come una cavalletta pensa che anche gli altri lo vedono come una cavalletta. In effetti, la maniera in cui noi ci vediamo è una convinzione molto limitante o che può diventare una convinzione molto limitante.
Dobbiamo vederci attraverso gli occhi di Dio, attraverso la Parola de Deus, perché tu sei quello che vedi. Questo è l'argomento della nossa conversazione di oggi. Rimani con me e nei prossimi minuti parleremo di questo.
Ciò che percepiamo, non solo in questo testo ma in varie parti delle Scritture, é che il modo in cui ci vediamo avrà un grande impatto su di noi. Vedo molti credenti parlando in direzione opposta, posizionandosi contro la psicologia, contro l’auto-aiuto, ho già visto critiche a predicatori che stanno appoggiando l’auto-aiuto, dicendo che dovrebbero offrire l’aiuto che viene dall’alto, ma la verità è che, la Parola di Dio è un libro di auto-aiuto. Cos’è la definizione di auto-aiuto?
Riceviamo istruzioni che dobbiamo mettere in pratica e cambiare la nostra propria vita. Dio dice, in Deuteronomio 30:15: "io pongo oggi davanti a te la vita e la morte, la benedizione e la maledizione", Dio dice "scegli dunque la vita. " Lui sta dicendo: "guarda qui, ti indico la via da seguire.
Io offro qualcosa che tu devi applicare nella tua vita. " Quindi è sciocco parlare male dell’auto-aiuto quando la Bibbia è un libro di auto-aiuto. È sciocco aggredire tutto nella psicologia quando molto di quello che scopre è la costatazione del comportamento umano nel modo in cui Dio stesso lo ha creato.
Quello che non possiamo fare, è mettere le nostre convinzioni al di sopra di questo, ma dobbiamo perdere il preconcetto perché sennò, non riusciamo a vedere quello che la Parola di Dio afferma e che molte volte la stessa psicologia scopre. Come, per esempio, il potere dell'autostima, il modo in cui guardiamo noi stessi. Quando ero ancora un ragazzo, mi ricordo di essere passato davanti ad un circo e di aver visto un elefante che stava ballando legato ad una catena, fissata a terra.
Ma, mi ricordo di aver fatto un commento con qualcuno che era vicino a me, dicendo: "questa catena è troppo piccola per trattenere un elefante come questo. Dubito che questo paletto dove lo hanno legato per terra possa resistere alla forza di un elefante, un animale che, molte volte, potrebbe abbattere una parete solo appoggiandosi ad essa. Sradica, con la proboscide, alberi profondamente radicati al suolo.
Un animale forte come quello, come potrebbe rimanere legato qui? " La persona che si trovava vicino a me, che stava abitando in Brasile ma che veniva dal continente africano mi disse: "guarda, io conosco un'altra realtà differente su questo elefante incatenato. Gli elefanti erano legati ad una corda e la corda era fissata ad un paletto di legno piantato per terra.
" Lui disse: "la verità è che questo processo inizia quando l'elefante è solo un cucciolo e quando lui è ancora un cucciolo, non ha forza sufficiente per rompere né la corda, e nemmeno per sradicare il paletto dal suolo. Prova ripetutamente a liberarsi e dopo diversi tentativi assimila il fatto che la corda ed il paletto sono più forti di lui. Col passare del tempo cresce, ma lui non tenterà di scappare nuovamente perché ha già assimilato un'immagine interna nella quale la corda ed il paletto sono più grandi di lui.
" Voglio prendere questo come una illustrazione della prigione dove molte volte noi ci mettiamo. Queste spie stavano dicendo: "ci sembrava di essere come cavallette. " Ma, il posto delle cavallette è nel deserto, è là che Giovanni Battista si nutriva con esse, quindi fu il luogo in cui finirono per tornare, perché tu sei quello che vedi.
Il libro dei Proverbi ci dichiara, là nel capitolo 27, nel verso 19: "Come nell’acqua il viso riflette il viso, così il cuore dell’uomo rivela l’uomo. " In altre parole, la bibbia sta dicendo que il reflesso che vedo nel guardare, e in quell'epoca loro non avevano lo specchio come lo abbiamo noi, ma vedevano il loro riflesso nell'acqua. Quando io, guardando l'acqua vedo riprodotto là esattamente il mio riflesso, l'immagine di chi sono, e così che quel riflesso nell'acqua che noi oggi potremmo dire il riflesso dello specchio, così come quel riflesso corrisponde esattamente a quello che io sono, la bibbia dice: "così il cuore dell'uomo rivela l'uomo.
" Ossia, quello che influisce sul nostro cuore, influisce sulla nostra identità. È per questo che Gesù dice: "la bocca parla dall'abbondanza del cuore". Per questo che molti avvertimenti sono fatti rispetto al cuore.
In Proverbi 4:23 la bibbia dice: "Custodisci il tuo cuore con ogni cura, perché da esso sgorgano le sorgenti della vita. " Quando tu vuoi sporcare un fiume, non devi tentare di correre dietro all'acqua in tutta l'estensione del fiume, basta sporcare la sorgente e così avrai pregiudicato il resto. È questo che la bibbia sta dicendo del cuore e quando una immagine, un modo di vedere noi stessi pregiudica il nostro cuore, questa determina il nostro comportamento, controlla la nostra identità.
Quindi, non possiamo permetterci di vederci in una forma sbagliata. Le uniche due spie che sono entrate nella terra promessa, Giosuè e Caleb, non si sono viste come cavallette. In realtà, hanno guardato quei giganti ed hanno detto: "essi saranno il nostro cibo; la loro difesa si è allontantata da loro.
Il Signore è con noi. " Ora, l'immagine che questi due avevano, che li ha introdotti nella terra promessa, furono gli unici, questa era formata dalla parola di Dio. Tu ed io dobbiamo capire che non possiamo basare un'immagine di noi stessi formata, forse, sull'impressione che abbiamo di noi stessi o dal preconcetto che altri hanno generato nel nostro cuore.
Ci sono persone che sono cresciute per tutta la vita ascoltando dire: "Tu non sarai mai niente tu non sarai mai nessuno, tu non farai o non realizzerai nulla", ma quello di cui noi abbiamo bisogno di capiere è che la verità a nostro rispetto non è quello che la gente dice di noi, non è nemmeno quello che noi stessi pensiamo di noi, ma è quello che Dio pensa e dichiara a nostro rispetto. Questa è la verità, questa è la raltà a nostro rispetto. Nella lettera di Giacomo, nel capitolo 1 lui confronta il rapporto del credente con la parola di Dio come colui che si guarda nello specchio.
Lui dice di non essere appena un ascoltatore, ma un praticante della parola. E Lui dice: "se uno è uditore della parola e non facitore è simile a un uomo che osserva la sua immagine naturale in uno specchio; egli osserva se stesso e poi se ne va, dimenticando subito com'era. " Io non so quante persone hanno già avuto questa esperienza ma quando bambino io l'ho avuta.
a volte scherzo che forse questo non succede alle donne perché passano molto più tempo davanti allo specchio. Ma mi ricordo da bambino, a volte per passare molto tempo senza guardare la mia immagine, il mio riflesso, mi prendeva un'angoscia, una disperazione per cercare di ricordarmi come fosse il mio viso. Io avevo quei momenti di blackout nella memoria, volevo ricordare.
Mi ricordo di una volta in strada, mi sono fermato davanti una vetrina tentado vedere il riflesso del mio viso, perché, ancora ragazzo, io volevo ricordare come ero. Quindi, quando Giacomo parla di questo, lo capisco, ma voglio fare il parallelo. Quando parla di uno specchio che mostra chi siamo, lui sta parlando della parola di Dio.
La parola di Dio rivela la nostra vera identità. La parola di Dio rivela tutto quello che noi siamo in Cristo Gesù. Presenta le verità che Dio ha dichiarato a nostro rispetto, ma, se il nostro rapporto con la parola è superficiale, abbiamo solo un piccolo barlume di chi siamo e poi ci dimentichiamo quello che abbiamo visto.
Quando creiamo dei vincoli con la parola ci troviamo di fronte ad essa non solo nella lettura, nella meditazione, nella confessione, ma nella pratica della parola. Questa identità inizia a penetrare sempre più profondamente dentro di noi al punto di non portare nessuna crisi, nessun dubbio sulla nostra identità. Così come quelle dieci spie che erano in una vera crisi d'identità a rispetto di chi fossero, credo che molte persone oggi dentro le chiese stanno vivendo la stessa crisi.
Anzi, se osservi cosa distingueva le due spie che entrarono nella terra, dalle dieci e dal resto della generazione che le dieci spie avevano lasciato di fuori, tutti loro avevano lo stesso Dio, tutti loro avevano le stesse promesse, tutti loro stavanno davanti alle stesse avversità ma quello che le distingueva era la maniera come loro si vedevano. Quindi, voglio dirti che anche se tu servi lo stesso Dio, se hai le stesse promesse e lotti contro le stesse circostanze avverse, la maniera come ti vedi, se sarà con i tuoi occhi, con la lente degli altri o attraverso gli occhi di Dio, come Dio ti vede e quello che Lui dichiara a tuo rispetto, questo farà tutta la differenza. Io guardo la bibbia e vedo un Gideone impaurito ma vedo Dio che lo guarda e dice: "il Sinhore è con te, uomo coraggioso.
" Guardo la parola di Dio e vedo un Abramo che non sta vedendo il futuro di una discendenza numerosa come aveva creduto in precedenza, ma sente Dio chiamandolo Abrahamo, cambiando il suo nome dicendo: "io ti faccio padre di una moltitudine di nazioni. " La bibbia dice che Abrahamo credette nel Dio che chiama all'esistenza le cose che ancora non sono, come se lo fossero già. Spesso, quello che Dio sta dichiarando a mio e a tuo rispetto, non è ancora diventato reale nel regno naturale, ma non è perchè questa verità non si è ancora materializzata, che noi non crederemo in lei, che non coopereremo con Dio affinché questa verità si manifesti anche nel mondo naturale.
Dobbiamo imparare a credere in ciò che Dio disse. Dobbiamo imparare a riempirci della parola di Dio e vedere la realtà di chi siamo, di cosa possiamo essere in Lui. Dobbiamo cambiare il modo in cui ci vediamo.
Credo che la mia identità non ha nulla a che vedere con la mia storia, con quello che ero prima della mia conversione. L'apostolo Paolo dice: "non sono neppure degno di essere chiamato apostolo. " Lui dice: "io sono il minimo degli apostoli.
perché ho perseguitato la chiesa di Dio. " Riconosce da dove è venuto, ma non sta dicendo che questo lo definisce. Lui inizia, nella prima lettera ai Corinzi 15, nel verso 10, dicendo: "ma per la grazia di Dio sono quello che sono".
La mia identità non dipende dalla mia storia, e nemmeno da quello che hanno detto a mio rispetto. La mia identità è formata e colpita quando la grazia di Dio entra nella mia vita, quando cambia la mia storia e una nuova realtà è generata a mio rispetto. "Tu non saprai mai chi sei veramente in Dio, se tu non passi il tempo con la parola.
E devi permettere che entri profondamente nel tuo cuore, perché quello che tocca il tuo cuore toccherà la tua vita. Forse tu sei simile a quell'elefante, che prima della conversione o all'inizio della camminata, quando eri ancora spiritualmente debole, ti sei visto intrappolato da cose che non riuscivi a superare. E, forse tutt'ora, tu credi che queste cose siano ancora più grandi di te.
Che hai limiti che giammai ti permetteranno di essere o di diventare quello che Dio ha progettato per te. Ma è giunta l'ora di scoprire chi sei. Come quell'elefante, scoprire che sei cresciuto, scoprire la tua forza e che non proviene da te stesso, ma dal potere dello Spirito di Dio operando in te, dalla rivelazione della parola di Dio mostrando la tua identità.
È arrivato il momento di liberarti, sia dalla catena o dalla corda legata al paletto, sapendo che sei più di quello che i tuoi occhi hanno visto. Lascia che Dio stesso formi nel tuo cuore la tua vera identità, la consapevolezza di chi sei, e di ciò che tu puoi in lui. La consapevolezza di che tu,assieme a Dio, puoi vivere cose straordinarie, puoi entrare in una dimensione di realizzazioni soprannaturali.
Come dice il libro del profeta Daniele: "il popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrerà fermezza e agirà. " Ciò che siamo, ciò che possiamo realizzare è legato alla conoscenza di Dio e alla rivelazione che questo fornisce su chi siamo. Perché come ho affermato dall'inizio, tu sei quello che vedi.
Smettila di guardarti nel modo sbagliato e permetti alla lente della parola di Dio di essere il mezzo con il quale tu avrai la rivelazione corretta della tua vera identità, nel nome del Sinhore Gesù.
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